PALERMO – Sospesa un anno fa con l’accusa di aver leso l’immagine del movimento, oggi potrebbe rientrare dalla porta principale in quella realtà che nel 2013 la spedì a Montecitorio per la sua prima esperienza parlamentare: Claudia Mannino, una dei tre deputati palermitani sospesi nel novembre 2016 a seguito del ciclone sulle presunte firme false, ha deciso però che la sua vita sarà lontana dalle cinque stelle di Beppe Grillo. “Non mi interessa rientrare nel movimento”, rivela a LiveSicilia. Una decisione assunta nonostante anche per lei, come per Riccardo Nuti e Giulia Di Vita, sia arrivata la decadenza naturale quel provvedimento disciplinare che era stato deciso dal collegio dei probiviri il 28 novembre 2016.
I tre deputati palermitani vennero sospesi con l’accusa di aver violato l’articolo 1 del regolamento M5s: “Astenersi da comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine o l’azione politica del Movimento”. Il procedimento nei loro confronti è andato avanti e oggi sono sotto processo insieme con altri attivisti e con i due deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Nuti e Di Vita hanno scelto di rientrare nel mondo M5s, Mannino no: “Non ne faccio una questione personale, è una decisione che ho maturato in questi mesi in cui ho ho visto cambiare le posizioni del movimento su alcune tematiche. Mi riferisco alle prese di posizione sull’abusivismo edilizio, sulla scelta degli assessori per le Regionali, sulle discariche e sulla gestione del sito di Bellolampo”.
Un anno trascorso a riflettere, da sospesa, sulle nuove direttrici prese dal movimento: “Su Rousseau mi è anche arrivata la richiesta di rinnovo del documento di riconoscimento – racconta Mannino – ma non ho risposto”. Un sistema ‘infallibile’ che però qualche falla ha dimostrato di averla dal momento che nel periodo di sospensione alla deputata è stata data la possibilità di esprimere le proprie preferenze per le ‘Comunarie’ di Palermo e per le Regionarie: “Ma non ho votato, ho ritenuto corretto non esprimere alcun voto dal momento che ero sospesa dal movimento”.
Chi, invece, ha deciso di rientrare a pieno titolo sono Di Vita e Nuti. Sono stati loro stessi a rendere nota la scadenza della sospensione decisa dai probiviri un anno fa e non hanno fatto mistero dell’intenzione di chiudere la loro esperienza da deputati con la maglia del movimento. “Essendo terminata la sospensione cautelare che mi era stata assegnata, ho avviato le procedure per rientrare nel gruppo parlamentare”, sono state le parole di Di Vita che, nonostante un anno trascorso al gruppo Misto della Camera, ha continuato a restituire parte del suo stipendio. E se anche il rientro nel gruppo pentastellato non è automatico, è pur vero che il reintegro nel movimento è già di fatto avvenuto.
A Palermo, intanto, le chat degli attivisti e i gruppi Facebook sono animati dal dibattito sul ritorno dei cosiddetti ‘nutiani’. In tanti, ma non tutti, vedono come il fumo negli occhi il ritorno di Nuti, ‘colpevole’ agli occhi di molti attivisti di aver remato contro la candidatura di Ugo Forello alle Amministrative di giugno. “In questa tornata non c’è il Movimento cinque stelle. Inutile far finta di nulla”, disse Nuti facendo storcere il naso a tanti e scavando un fosso ancora più profondo tra lui e il cofondatore di Addiopizzo, risultato poi il più votato tra i consiglieri comunali di Sala delle Lapidi.
Di Vita, intanto, ha già chiarito che il suo futuro sarà lontano dal ‘palazzo’: “Non ho nessuna intenzione di ricandidarmi. Sarò sempre a disposizione delle battaglie del Movimento 5 Stelle per come l’ho conosciuto e ho contribuito a far crescere, continuerò a dare una mano e condividere il mio lavoro e la mia esperienza”. Come lei, anche Nuti ha continuato a restituire parte del compenso da parlamentare e si reputa ancora in linea con il movimento. “La sospensione è decaduta naturalmente perché evidentemente non è stato ravvisato alcun illecito disciplinare nei miei confronti – dice -. Non sono mai stato espulso, quindi ora posso parlare a nome del Movimento 5 stelle come tutti gli altri portavoce. Il mio ritorno all’attivismo? Sono sempre stato ‘attivo’, il mio lavoro parlamentare lo dimostra così come l’aver continuato a restituire le eccedenze dello stipendio. Tutti hanno riconosciuto il merito del lavoro che ho fatto con le quattro colleghe firmatarie degli atti parlamentari, è evidente a chiunque e nessuno lo può negare perché sono fatti concreti”. Secondo Nuti, candidato sindaco nel capoluogo nel 2012, “è stato un lavoro storico che ha portato ad un dossier ministeriale di 250 pagine con 46 gravi violazioni che mai era stato fatto sul Comune di Palermo”. Lavoro che è stato riconosciuto anche da Forello in Aula, nel corso del dibattito sulla ispezione ministeriale a Palazzo delle Aquile, con il capogruppo pentastellato che ha attaccato a testa bassa Orlando: la circostanza è stata notata da tanti all’interno del movimento ma parlare di ‘disgelo’ tra le due anime del movimento a Palermo sembra al momento impossibile.