Cisl, crescita e flessibilità| Per un sindacato del XXI secolo - Live Sicilia

Cisl, crescita e flessibilità| Per un sindacato del XXI secolo

“Un sindacato, più trasparente, più snello e più radicato” è questa la proposta che nasce dall’assemblea organizzativa programmatica della Cisl etnea che si è tenuta stamane alla facoltà di Scienze Politiche.

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CATANIA – La Cisl lancia un guanto di sfida per costruire il sindacato del XXI secolo. Le trasformazioni globali del sistema di produzione e d’interconnessione tra i mercati non possono lasciare indifferenti le organizzazioni che tutelano il mondo del lavoro. Da questa considerazione nasce l’esigenza della Cisl di ripensare l’impostazione delle lotte sindacali tenendo insieme radicamento territoriale e analisi globale della fase. “Un sindacato, più trasparente, più snello e più radicato” è questa la proposta che nasce dall’assemblea organizzativa programmatica della Cisl etnea che si è tenuta stamane alla facoltà di Scienze Politiche. Un sindacato all’altezza delle sfide della contemporaneità.

E’ questo l’obiettivo della segreteria etnea. La segretaria generale della Cisl catanese, Rosaria Rotolo ha tracciato la strada da seguire riportando un esempio locale, ma non troppo. “St racchiude in sé l’emblema delle sfide che investono il sindacato dei nostri giorni, siamo in presenza di una multinazionale che opera in un mercato globalizzato, secondo il quale un problema in Cina o l’attuale situazione verificatasi in Volkswagen ha ricadute anche a Catania”, ha spiegato la segretaria. “E trattandosi di un’azienda a partecipazione italo-francese, la prontezza del governo francese a intervenire a supporto economico si scontra con la lentezza del governo italiano col rischio di generare ricadute negative sugli investimenti nel nostro paese che rischiano di compromettere i livelli occupazionali”, ha argomentato Rotolo. Quattro gli obiettivi che il nostro paese deve porsi: crescere e produrre, “riportare il debito pubblico sotto controllo, mettere ordine nell’assetto istituzionale e inderogabilmente ridurre il divario tra nord e sud”.

Una distanza che, carte alla mano, si è acuita. E “le ricadute” del Job’s Act sulle diverse zone del paese non fanno eccezione. “Nel caso dei contratti a tempo indeterminato si segnala una crescita significativa delle nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato (+17% rispetto ai primi 5mesi del 2014 a livello nazionale e +225% per la Sicilia) anche se una quota dei nuovi contratti è riconducibile a trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine o apprendisti”. “La quota di nuove assunzioni a tempo indeterminato nei primi cinque mesi del 2015 per la Sicilia è molto bassa (1%) così come la quota, relativa all’intero Mezzogiorno (16%).

Poiché le nuove assunzioni beneficiano degli sgravi contributivi, ciò segnala che le risorse pubbliche dedicate a quest’intervento in questi primi 5 mesi si stanno concentrando in particolare al Nord (60%)”. “Questo è un fatto, non una considerazione di tipo politico”, sottolinea Rotolo. Anche la fotografia della provincia etnea non è da meno. L’immagine solare della “Milano del Sud” ha lasciato il posto a una delle città maggiormente colpite dalla crisi, che pur mantenendo il primato siciliano per numero d’imprese, dal 2007 ha registrato una riduzione del 8.8% nel numero di aziende attive.

Una flessione che riguarda soprattutto tre comparti: manifatturiero, siderurgico e farmaceutico. Un’inversione di tendenza riguarda invece il turismo, penalizzato però dallo stato dell’arte dei trasporti isolani come la chiusura del viadotto Himera sull’autostrada Palermo-Catania e le varie arterie stradali interrotte per frane e scarsa manutenzione. A questo va sommata la latitanza della politica regionale. “Lo dimostrano due governi regionali finiti per cause non naturali; col terzo che appare sempre più inadeguato ad affrontare una situazione siciliana, con ancora alti livelli di crisi e povertà crescenti, e incapace a sfruttare le risorse che arrivano dalla Comunità Europea”.

Sul fronte dell’occupazione, la situazione catanese preoccupa non poco. Il confronto con il 2007 risulta impietoso: con un tasso di occupazione al -5% e di disoccupazione che tocca quota 42%. Analizzando le varie vertenze che hanno interessato il territorio etneo, il sindacato mette in guardia dalle parabole discendenti degli dagli “imperi economici”; aziende nella quali spesso il sindacato è un “ospite indesiderato”. Dalle tv passando per Aligrup e il Catania Calcio. “Non può un’intera comunità continuare a pagare ogni volta che il potentato di turno frana bisogna costruire certezze intorno ai lavoratori d’imprese che producono occupazione, stabilità economica delle famiglie e fatturato che incide positivamente nel Pil locale”. “La fine dell’era dei potenti – ha detto Rotolo- deve assolutamente coincidere con l’immediata realizzazione di un rinnovato e intenso percorso in cui le forze sane della città si mettono insieme per salvaguardare l’esistente e progettare concretamente nuovo sviluppo”. Rotolo bacchetta il governo locale, definendo “imbarazzante” la partecipazione al tavolo tecnico sulla zona industriale con Comune, Irsap e rappresentanti delle imprese, “in cui si discuteva di piccolissimi interventi di manutenzione ordinaria per far fronte alle piogge, senza una concreta progettualità di investimenti”. Una miopia rispetto ai grandi problemi di tipo strutturale e infrastrutturale che riguardano la zona industriale: dagli allagamenti all’attrazione di nuovi investimenti, passando dalla mappatura del territorio al credito alle imprese, dalle infrastrutture alla ricerca di fondi europei.

“Servono più competitività e maggiore flessibilità”. Questo il passaggio centrale della relazione di Rotolo che dà ampio spazio al tema della contrattazione. “Abbiamo bisogno di diminuire il numero di contratti e riorganizzare le regole sul modello contrattuale: con il livello nazionale più snello, e il livello aziendale/territoriale più ampio”. “E come sapete nelle scorse settimane solo la Cisl si è presentata al confronto con Confindustria per il rinnovo del modello contrattuale del 2009 già scaduto, partendo dall’accordo sulla rappresentanza del 2014, condizione importante per poter proseguire al rinnovo dei Ccln di categoria, in una fase in cui l’inflazione è sparita, e le vecchie regole non ci aiutano”. “E qui permettetemi una valutazione politica, su modello contrattuale e rappresentanza si sta giocando il futuro del sindacato nel nostro paese, interventi regolatori per legge di chi rappresentiamo e salario minimo garantito segnerebbero ancora una volta un colpo mortale per la nostra sopravvivenza”, spiega Rotolo.

La Cisl strizza l’occhio al governo nazionale e a Confindustria. O meglio, dice a chiare lettere che il confronto sui contratti proseguirà a prescindere dalle intenzioni delle altre sigle sindacali (“anche da soli”). Anche sul livello territoriale, la Cisl individua dei potenziali nuovi interlocutori. “Nel territorio va rafforzata l’azione di contrattazione sociale e dobbiamo necessariamente aprirci a nuove alleanze, che superano la vecchia formazione con Cgil e Uil, e guardano al mondo dell’associazionismo delle famiglie, dei minori, delle persone con disabilità”, spiega la numero uno della Cisl etnea.

(Foto di repertorio)

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