Claudio, il ventenne che pescava per vivere| Gli amici: "Non trovava lavoro, era costretto a farlo" - Live Sicilia

Claudio, il ventenne che pescava per vivere| Gli amici: “Non trovava lavoro, era costretto a farlo”

Dolore e rabbia nelle parole di chi conosceva Claudio Corradengo, il giovane che abitava alla Noce, annegato ieri a Scopello durante un'immersione: "I ragazzi non sono tutelati, ogni giorno devono sbracciarsi per sopravvivere, proprio come faceva lui", dicono.

LA TRAGEDIA DI SCOPELLO
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PALERMO – Claudio cercava da tempo un lavoro. Era giovanissimo, avrebbe compiuto 21 anni tra una settimana, ma il suo senso di responsabilità lo spingeva ogni giorno a tentare di trovare un’occupazione. Nel frattempo si accontentava di lavoretti saltuari e spesso faceva pesca subacquea per poi vendere il frutto delle sue immersioni. Il ventenne annegato ieri nelle acque di Scopello, nei pressi della tonnara, era un ragazzo alla ricerca di una vita tranquilla che amici e parenti ricordano come una persona volenterosa che ben conosceva lo spirito di sacrificio.

Quella che per molti è una passione, per Claudio Corradengo era invece un vero e proprio lavoro, proprio come spiega chi lo conosceva: “Le immersioni per lui non erano un hobby – scrive su Facebook il cugino Davide, ma un modo per racimolare qualche soldo. Con la pesca Claudio cercava di ricavare qualche cosa tra parenti ed amici. Non aveva un lavoro, quindi usciva in mare anche in inverno”.

Dolore e rabbia camminano a braccetto di fronte alla tragedia, provocata probabilmente dalle difficoltà che il giovane palermitano ha avuto nel risalire a galla. Sarebbe rimasto impigiato ad uno scoglio, alla profondità di almeno sedici metri, vicino al secondo faraglione. “Era un’immersione banale – prosegue il cugino – è terribile che sia finita così. La verità è che i giovani non sono tutelati: viviamo in una terra bruciata dove dobbiamo arrangiarci e sbracciarci ogni giorno per sopravvivere”. “Già – aggiunge un amico di Claudio – era costretto a farlo, per guadagnare giusto quei venti euro che gli permettessero di mangiare la sera. Andava spesso a pescare con un amico in comune, ma stavolta era da solo”.

Un’immersione in solitudine che ha avuto un epilogo tremendo: quando il giovane si è incastrato tra gli scogli con lui non c’era nessuno che potesse chiedere aiuto: il suo pallone d’avvistamento è rimasto fermo lì per due ore, a circa trenta metri dalla costa. C’era qualcosa che non andava. E ad accorgersene è stato un diportista. L’allarme alla capitaneria di porto è arrivato soltanto alle 14, ma Claudio sarebbe morto intorno a mezzogiorno. Si era recato a Scopello di prima mattina, aveva poi fatto un sopralluogo e deciso di immergersi. Pensava di tornare anche stavolta a casa, nella zona della Noce, con pesci e polipi freschissimi. Invece il destino è stato crudele ed ha strappato Claudio dalle braccia di chi lo amava.

A riconoscere il suo corpo, all’obitorio di Trapani, il padre Pino. La salma è stata consegnata ieri sera alla famiglia per la celebrazione del funerale, ma intanto c’è chi ricorda ancora il giorno di vent’anni fa in cui Claudio nacque. E’ una zia, che in poche righe descrive un evento felice che non sembra poi così lontano: “Lasci un vuoto immenso in tutti noi a soli 20 anni. Sembra ieri, ricordo bene quei momenti, quando tua madre ti diede alla luce dopo una giornata di mare”. Lo stesso mare che ieri, ha tradito Claudio.


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