Codice verde e 14 ore | Una giornata in corsia - Live Sicilia

Codice verde e 14 ore | Una giornata in corsia

Storia di tante storie al pronto soccorso.

Manovra a Tinaglia
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Nei giorni scorsi, un amico mi ha raccontato della sua esperienza in un pronto soccorso cittadino che lo ha ospitato per 14 lunghissime ore. Pensate, dalle 10 del mattino fino a mezzanotte o giù di lì. Tutto per un banale tamponamento, a seguito del quale aveva dato una discreta capocciata al parabrezza della sua autovettura, sfondandolo. Era intervenuta, chiamata da qualcuno che aveva assistito allo scontro, un’ambulanza del 118, i cui operatori lo avevano convinto a ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso, sia pure al solo fine di eseguire doverosi accertamenti.

Gli era stato assegnato (giustamente) solo un codice verde, visto che le sue condizioni non presentavano alcuna necessità di urgenti interventi. E’ così che funziona il c.d. Triage che magari ti costringe ad attese snervanti, ma è la sola soluzione per governare la enorme domanda di salute, alla quale medici ed operatori fanno fronte con professionalità e spirito di servizio, e in condizioni decisamente proibitive.

Naturalmente, la sua iniziale posizione “di classifica”, col passare delle ore, veniva risucchiata verso il basso per via dei numerosi codici rossi e gialli che man mano sopravvenivano. Ma lui, che è una persona intelligente, aveva sopportato il tutto, facendosene una ragione. Forse con qualche svirgolata. Si, perché ad un certo punto, gli ho chiesto se, per caso, non si era pizzicato a osservare, con un vago senso di invidia, tutti quelli che avevano il codice rosso e lui, sia pure sorridendo, mi ha confessato che, si, qualche considerazione del genere l’aveva fatta.

Non solo, ma mi ha pure raccontato che riflessioni di analogo tenore, aveva fatto pure l’altro conducente della vettura che lo aveva investito, anche lui costretto a ricorrere alle cure del presidio, anche lui in codice verde, e col quale erano diventati amici. Famiglia, lavoro, scappatelle, avventure e guai. Tutto si erano confidati nel corso di quelle lunghissime ore.

La cosa mi ha tranquillizzato perché qualche tempo addietro, in circostanze del tutto sovrapponibili, io mi ero beccato a valutare come una “bella botta di culo”, il codice rosso. Tanto che avevo pensato che quella stramaledetta capocciata che anch’io avevo dato, e che mi aveva condotto al pronto soccorso, per quanto non preoccupante, qualche neurone doveva pure esserselo masticato. Insomma, tre su tre, ad aver pensato la stessa cosa.

Ora, io non so come dirvelo. Sarà che una capocciata non è mai gratis, sarà che sono portato alle eccessive semplificazioni, ma adesso mi sorprendo a teorizzare che essere costretti a ricorrere ai pronto soccorso è sempre e comunque una disgrazia, ma che se proprio uno devi andarci, arrivare in codice rosso è come vincere una bella lotteria. Naturalmente, ma che ve lo dico a fare, se poi te la cavi.

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