Colpi con armi e gas acetilene | Condannati pusher e rapinatori - Live Sicilia

Colpi con armi e gas acetilene | Condannati pusher e rapinatori

Tra le accuse contestate anche il traffico di sostanze stupefacenti.

Il processo
di
3 min di lettura

CATANIA. Si è concluso con 12 condanne ed una sola assoluzione il processo con rito abbreviato scaturito dall’operazione “Acetilene” con cui, nel giugno del 2015, la Polizia Stradale di Catania ha sgominato un commando dedito alle rapine, principalmente ai danni di stazioni di servizio, supermercati e bar della provincia, ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. A pronunciare la sentenza, ieri pomeriggio, il giudice Marina Rizza che, pur assegnata dallo scorso novembre alle Misure di Prevenzione, ha seguito l’intero processo. Ad uscire indenne dalle accuse di rapina, detenzione illegale di arma da sparo, lesioni e ricettazione, il 33enne ripostese Massimo Cavallaro. All’uomo era contestata la partecipazione alla violenta rapina commessa al bar tabacchi Vecchia Gulf di Giarre, nel febbraio del 2013. In quella circostanza tre soggetti, incappucciati e armati di fucili e pistola, avevano esploso un colpo di arma da fuoco contro il soffitto ed avevano colpito al naso il titolare che aveva opposto resistenza. Il commando era poi fuggito con 800 euro.

Le condanne più alte, a 8 anni di reclusione, hanno raggiunto Marco Musmeci, 24enne di Acireale, Alfio Orazio Pappalardo, 29enne di Riposto, e Liborio Previti, 35enne di Mascali, accusati di associazione finalizzata alla commissione di rapine e furti e, a vario titolo, di detenzione illegale di armi da sparo e traffico di droga. Sono 7 gli anni e 8 i mesi di carcere per il 42enne di Mascali Andrea Sapienza, a cui erano stati contestati i reati di associazione dedita alle rapine e ai furti e traffico di stupefacenti. L’uomo sarebbe uno dei protagonisti della rapina compiuta il 28 settembre ai danni dell’area di servizio Agip lungo l’autostrada A18, all’altezza di Aci Sant’Antonio. La tecnica utilizzata, l’introduzione del gas acetilene dentro la cassa continua attraverso una cannula collegata ad una bombola, ha dato il nome all’operazione. Da quell’episodio presero il via le indagini della Polizia Stradale.

E’ stato condannato a 6 anni e 2 mesi Ignazio Rao, 25enne di Stazzo, frazione di Acireale. La Procura ha contestato al giovane la partecipazione a due rapine, una ai danni del supermercato di Catania “Mercati Alimentari” e la seconda, invece, del bar tabacchi di Giarre “Vecchia Gulf”. Da quest’ultimo capo di imputazione è però stato assolto. Sono quattro gli imputati condannati alla pena di 6 anni: Giuseppe Castorina, 36 anni di Riposto, Gaetano Zammataro, 29 anni di Riposto, Alessandro Previti, 25 anni di Mascali, e Paolo Castorina, 33 anni di Riposto. Tutti sono accusati solo di traffico di sostanze stupefacenti. Il 34enne Salvatore Pappalardo, accusato di aver preso parte alla rapina commessa nel marzo del 2013 ai danni del supermercato Aligros di Santa Venerina, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi. Infine, condannati a 2 anni il ripostese Antonino Petralia, di 25 anni, ed il giarrese Antonino Mancuso, di 29 anni. Entrambi sono accusati di detenzione e spaccio di droga.

LE REAZIONI. Il legale Enzo Iofrida si dice soddisfatto solo in parte. “Non posso che ritenermi soddisfatto per l’unica assoluzione, quella di Massimo Cavallaro – dichiara il difensore – Non posso esserlo per le condanne di Antonino Petralia e di Alfio Orazio e Salvatore Pappalardo che, a prescindere dalla pena ricevuta, io ritengo innocenti. Attenderò le motivazioni della sentenza per presentare appello”.  Anche il legale Maria Elisa Ventura preannuncia il ricordo in appello. “In merito alla posizione del mio assistito, Antonino Mancuso – dichiara l’avvocato Ventura – posso dire che la condanna giunge inaspettata. Attendiamo il deposito della motivazione per la predisposizione dei motivi d’appello, confidando in un esito certamente più favorevole in secondo grado”. Commenta così, infine, il legale Ernesto Pino, difensore di fiducia di Giuseppe Castorina e Gaetano Zammataro, la sentenza di primo grado. “Mi ritengo soddisfatto per la riconosciuta inesistenza di un’associazione finalizzata allo spaccio – dichiara il legale – Un po’ meno per l’affermazione di responsabilità per il reato di spaccio, a fronte soltanto di droga parlata, senza un sequestro o un accertamento concreto. Confido nella rivisitazione dello squallido quadro probatorio da parte della Corte d’Appello”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI