Come cambia la chiesa - Live Sicilia

Come cambia la chiesa

Un Papa che scomunica i mafiosi, che non si sente in diritto di giudicare i gay, che rifiuta i simboli esterni del potere petrino, che non disdegna di sedersi in fondo ad una cappella, uno qualunque vestito di bianco.

Ci si avvia, a tappe forzate, verso la XIV Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà tra circa dieci mesi a Roma, sul tema: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.” La premessa, a tale prossimo evento, è stata costituita dal Sinodo straordinario celebrato ad ottobre scorso. Un momento di grande importanza per i temi affrontati, come la comunione ai divorziati risposati e l’atteggiamento da assumere nei confronti dei gay. Da Francesco ci si doveva attendere questo e altro. Un Papa che scomunica i mafiosi, che non si sente in diritto di giudicare i gay, che rifiuta i simboli esterni del potere petrino, che non disdegna di sedersi in fondo ad una cappella, uno qualunque vestito di bianco.

Papa Francesco vuole davvero spalancare porte e finestre della Chiesa affinché il soffio dello Spirito Santo possa essere accolto con semplicità ma anche con coraggio e fiducia. Indietro non si torna, lo ha ripetuto qualche giorno fa. La Relatio Synodi, il documento conclusivo del Sinodo straordinario, sarà adesso oggetto di studio e di riflessione, come Lineamenta, unitamente ad alcune domande di approfondimento, nelle Chiese locali, nelle comunità, nelle organizzazioni laicali, ecc. Le decisioni finali, appunto, ad ottobre del 2015. Sinodo vuol dire “strada insieme” e il Papa ha voluto che tale cammino collegiale fosse compiuto in piena libertà, senza diffidenze reciproche, senza reticenze, senza le verità precostituite “degli zelanti, scrupolosi, premurosi, tradizionalisti o intellettualisti”. Anzi, di più, ha esortato a “lasciarsi sorprendere da Dio”, chiedendo a tutti, chierici e laici, di recepire umilmente le opinioni diverse, di mettersi in crisi, cercando risposte alla luce del Vangelo, non limitandosi ai facili divieti, ai giudizi sommari, alle condanne pregiudiziali.

I Padri sinodali hanno accolto l’invito e cum Petro et sub Petro, con il Papa e sotto il Papa, cui rimangono riservate le determinazioni ultime, hanno avviato una discussione solare su punti cruciali e altamente sensibili come le convivenze, i matrimoni civili, la comunione ai divorziati risposati e l’omosessualità. Qualcuno ha voluto ridurre le posizioni in campo ad uno scontro tra riformisti e conservatori. In realtà, se permangono porzioni di Chiesa chiuse nel recinto stretto e angusto della dottrina, nella paura di sminuire o travisare il comandamento divino sull’indissolubilità del matrimonio e sulla naturale unione, consacrata da Dio, esclusivamente tra uomo e donna, sono al contempo emerse, in forma assolutamente maggioritaria, le preoccupazioni, tradotte in sollecitudine pastorale, verso quelle situazioni difficili, di forte disagio e di profonda sofferenza vissute oggi da tanti credenti.

Il riferimento è ai divorziati, soprattutto in presenza di figli, e a chi patisce, in ragione della sua omosessualità, condizioni di oggettiva discriminazione nel mondo e all’interno della stessa Chiesa. Se concedere l’Eucaristia ai divorziati risposati rimane una questione aperta tra chi vuole rimanere fermo nella disciplina attuale e chi ipotizza invece, in alternativa ai processi canonici d’annullamento del vincolo matrimoniale, percorsi penitenziali per l’accesso al sacramento sotto la responsabilità del Vescovo diocesano; se si conferma che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”, è pur vero che è cambiato il clima, sono cambiate le parole, è cambiato l’animo, basta fustigazione e minacce punitive, piuttosto attenzione ai cuori, ai cammini di fede individuali, alla ricchezza che ogni essere umano possiede in sé e in forza del battesimo, della sua volontà di rimanere membro attivo e benvoluto della Chiesa. Dall’accusa severa si passa alla cura amorevole.

Sugli omosessuali, si è sottolineato l’intento pastorale sostanziato dall’accoglienza, con “rispetto e delicatezza”, rigettando “ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Trapela la consapevolezza che il piano salvifico di Dio si può manifestare in mille modi perché il suo Spirito soffia come, dove, quando e in chi vuole, e che la Chiesa è strumento di riconciliazione, di grazia e di amore. Vedremo cosa si deciderà tra un anno. Certamente possiamo affermare che stiamo rivivendo, con Papa Francesco, un fecondo momento della vita della Chiesa come ai tempi del Concilio Ecumenico Vaticano II, evento non completamente disvelato e apprezzato nelle sue profetiche intuizioni, da riscoprire e riadattare al presente così denso di contraddizioni, egoismi, violenze, smarrimenti, desolanti solitudini. Un fecondo momento, per credenti e non credenti, per riscoprire valori eterni, comunque condivisi dagli uomini di buona volontà, per recuperare il significato autentico delle cose e dell’umana esistenza.

 


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