Comune di Palermo, scandalo al Coime| Buste paga "taroccate": 11 misure cautelari - Live Sicilia

Comune di Palermo, scandalo al Coime| Buste paga “taroccate”: 11 misure cautelari

Blitz dei carabinieri. Gli operai, pagati con fondi statali, si occupano delle manutenzioni negli edifici comunali. Avrebbero inserito in busta paga ore di servizio mai eseguite e indennità fantasma. Agueci: "Nella pubblica amministrazione un sistema vulnerabile". Orlando: "Il Comune sarà parte civile".

Comune di Palermo
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PALERMO – Un terremoto giudiziario investe il Coime del Comune di Palermo. Undici operai che fanno parte dell’Unità di progetto sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare. Ad eseguirla i carabinieri del Comando provinciale e i militari della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica.

In carcere sono finiti Antonino Chinnici, Francesco Centineo, Maria Rosaria Pollara e Andrea Cucinella. Ai domiciliari Antonio Ventura. Sospensione dal pubblico ufficio per Salvatore Borrello, Giovanni Carramusa, Raffaele Vainolo, Rodolfo Santoro, Gaetano Fiorentino e Antonino Prester.

Le accuse sono pesanti: associazione per delinquere finalizzata al peculato, falso e accesso abusivo a sistema informatico. Avrebbero fatto figurare ore di servizio mai eseguite, incassando soldi che non gli sarebbero spettati.

Le indagini, avviate nel 2011, hanno consentito di documentare un complesso meccanismo che permetteva agli indagati, grazie alla compiacenza di alcuni funzionari, di conseguire somme di denaro non dovute attraverso la modifica o l’alterazione delle buste paga. Insomma, avrebbero scambiato il Coime come il loro bancomat personale. E bancomat è, infatti, il nome dell’operazione.

I dipendenti del Coime sono pagati grazie a dei contributi statali. La maggior parte è composta da operai edili, ma ci sono anche idraulici, imbianchi e carpentieri. Si tratta del personale che si occupa delle manutenzioni negli uffici comunali. Manutenzioni che, nel caso delle undici persone raggiunte stamani da un’ordinanza di custodia cautelare, avrebbero solo svolto sulla carta. Taroccando, però, il sistema informatico la busta paga sarebbe stata, quella sì, reale. Bastava modificare i dati dei turni, delle ferie, persino dei buoni pasto per ottenere uno stipendio gonfiato. Già nel 2011 la Ragioneria generale si accorse che i conti non tornavano e alcuni dipendenti furono trasferiti d’ufficio. Tre anni dopo i carabinieri e la Procura hanno deciso che bisogna andare oltre e sono scattate le misure cautelari.

Amaro il commento del procuratore aggiunto, Leonardo Agueci: “Abbiamo maturato ormai un’esperienza ampia che ha fatto emergere la vulnerabilità del sistema informatico della pubblica amministrazione. Ci sono delle falle che persone disinvolte e senza scrupoli – dice – possono sfruttare. Potrebbe sembrare un’operazione minore visti gli importi sottratti, la vicenda invece è molto interessante perché viene fuori uno spaccato preoccupante. Bisogna sottolineare la collaborazione dell’amministrazione comunale che dimostrato di sapere reagire e di possedere gli anticorpi”.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “L’Amministrazione comunale manifesta, per quanto accaduto, ampia collaborazione con i carabinieri e con la magistratura e fornirà qualunque notizia richiesta in funzione di un rapido accertamento dei fatti ed è pronta, come per analoghe situazioni, a costituirsi parte civile nel processo che seguirà contro i soggetti interessati a questa squallida vicenda, oltre ai procedimenti disciplinari che saranno immediatamente avviati”.


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