La cappella famosa in tutto il mondo, in origine cappella Magna, prende il suo nome dal Papa Sisto IV della Rovere che ne dispose una profonda ristrutturazione tra il 1477 e il 1480. Ma è al Papa che venne dopo, il nipote, Giulio II Della Rovere, che dobbiamo i magnifici affreschi di Michelangelo. Infatti il successore di Sisto IV volle apportare delle modifiche ai lavori commissionati dallo zio affidando gli affreschi a Michelangelo Buonarroti il quale dipinse la volta e, sulla parte alta delle pareti, le lunette. Nei nove riquadri centrali sono raffigurate le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell’uomo, al Diluvio e al successivo rinascere dell’umanità con la famiglia di Noè. Nell’ottobre 1512 il lavoro era compiuto e in occasione della festa di Ognissanti Giulio II inaugurò la cappella con una messa solenne.
Grazie agli affreschi del Michelangelo, ma anche di altri importanti pittori come Botticelli, Perugino, Pinturicchio e Ghirlandaio, la cappella Sistina è considerata forse la più completa è importante opera di teologia visiva, tanto da essere chiamata “Biblia pauperum”, ovvero la bibbia per poveri. Infatti grazie alle immagini le storie bibliche possono essere comprese e “lette” anche da poveri ed analfabeti.
Insomma, tornando nel 2013, dal giorno delle dimissioni di Benedetto XVI i preparativi fervono all’interno della cappella affrescata da Michelangelo Buonarroti: sono stati stesi tappeti e montati i banchi in cui siederanno i 115 cardinali, sul tetto è stato montato il comignolo da cui uscirà la fumata che annuncerà al mondo l’elezione del nuovo Papa, ma soprattutto, sono state montate le due stufe collegate al comignolo. Vengono montate in occasione del Conclave: una è modernissima, del 2005, dotata addirittura di un’apparecchiatura ausiliaria a fumogeni per incrementare la visibilità delle fumate, l’altra, utilizzata per la prima volta durante il Conclave del 1939, è quella in cui vengono gettate le schede dopo le votazioni. Tutto è pronto non resta che aspettare l’ “Habemus papam”.