PALERMO – Lo hanno fermato all’alba di sabato scorso nella zona di via Oreto, ma non era ancora sospettato di tentato omicidio. L’americano Joseph Decker sarebbe l’uomo che ha accoltellato un cittadino bengalese di 29 anni in via dell’Argenteria alla Vucciria. E i residenti del quartiere tornano a protestare: e chiedono l’intervento della magistratura.
Poco prima era stato fermato e identificato dagli agenti di una volante della polizia. Aveva danneggiato i finestrini di alcune macchine e le vetrina di un negozio contro cui aveva lanciato una pietra.
Gli agenti lo hanno condotto in Tribunale per processarlo con il rito direttissimo. Nelle annotazioni si faceva riferimento al suo stato di alterazione dovuto all’alcol. Udienza rinviata e indagato rimesso in libertà.
Ventitré anni, incensurato, studente universitario in legge: sembrava il caso di un turista che aveva alzato il gomito. Nel pomeriggio i poliziotti della squadra mobile contattano l’avvocato Dario Falzone. La posizione di Decker si è aggravata. Gli investigatori lo associano all’aggressione subita dal bengalese. Davanti al pubblico ministero Giovanni Antoci lo studente che vive nel New Jersey si avvale della facoltà di non rispondere.
Gli hanno mostrato il video ripreso dalle telecamere del B&B dove alloggia con due connazionali e quello un’attività commerciale in cui si vede un uomo aggredire il bengalese trova fermo all’angolo con via Paterna.
Una raffica di coltellate al torace, alla testa e al volto. Una furia che la vittima riesce a contenere a fatica. Si difende come può con le mani. Il bengalese resterà a terra in un lago di sangue. Alcuni passanti chiamano i soccorsi.
Perché tanta rabbia? Se è davvero stato Decker ad impugnare il coltello il movente va chiarito. Il bengalese potrebbe essere stato scambiato per qualcun altro. I residenti hanno raccontato di una rissa avvenuta alla Vucciria, una delle tante, dopo che il presidio delle forze dell’ordine è andato via.
La protesta dei residenti
“La musica ad altissimo volume, le urla di gente ubriaca e rissosa, i rumori delle bottiglie infrante nei vicoli che si rincorrono impediscono il sonno fino all’alba e oltre”, dicono i residenti che hanno costituito un comitato.
“Nonostante le chiamate incessanti al 113 per segnalare un’emergenza che non è più emergenza per nessuno, perché è semplicemente un fatto notorio, accettato e voluto, che mette a tacere gli esposti, le richieste di aiuto, le ripetute riunioni volute dai residenti con sindaco, prefetto, questore”, aggiungono.
Interventi di facciata
“È quindi ora di dirsi la verità. Queste non sono solo le vittime della malamovida, della droga o dell’alcool, di ragazzi sbandati, di una società violenta – concludono dal comitato -. Sono le vittime di chi quella violenza non vuole combatterla o la combatte con interventi di facciata. Speriamo che ad intervenire sia almeno la magistratura, in risposta all’esposto presentato dal ‘Comitato Caracciolo’ e da 200 residenti firmatari, stanchi e delusi”.