Concussione, falso e abuso d'ufficio |Chiesta condanna dei vigili urbani - Live Sicilia

Concussione, falso e abuso d’ufficio |Chiesta condanna dei vigili urbani

Le richieste di pena.

la requisitoria
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CATANIA – Non fa sconti il pm Angelo Busacca per i tre vigili urbani accusati di concussione, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Il magistrato ha sviscerato i tratti salienti dell’inchiesta che nel 2011 avevano portato agli arresti domiciliari i quattro esponenti della polizia municipale di Catania accusati di aver sfruttato la loro posizione per ottenere denaro da alcuni ambulanti per evitare verbali e sanzioni. Al termine della requisitoria il pm (applicato) ha chiesto al Terza sezione penale del Tribunale di Catania la condanna a 7 anni per Giovanni Gemellaro e Santo Calderone (in quanto recidivi) mentre 5 anni e 6 mesi per Aldo Midolo. Ha chiesto il non doversi procedere per Gaetano Villa che è deceduto nel corso del processo. La discussioni della parti civili (tra cui il Comune di Catania) e delle difese è stata fissata per il 13 aprile.

LE ACCUSE.  Secondo quanto ricostruito dall’accusa i quattro vigili urbani avrebbero chiesto denaro in cambio di clemenza nei loro riguardi. In uno dei casi si sarebbero impossessati di una bancarella sequestrata e di 1750 euro. Gli agenti della municipale avrebbero, inoltre, redatto verbali con false attestazioni in cui era evidenziato che i sequestri di merce contraffatta avvenivano con la fuga dei venditori ambulanti, fatti invece che, secondo gli inquirenti, sarebbero avvenuti in maniera diversa. Avrebbero abusato del loro ruolo per avere costretto commercianti di nazionalità cinese a cedere merce. Fatti che non sarebbero stati messi a verbale. Gli episodi sarebbero avvenuti tra gli ambulanti operanti nel mercato rionale di Piazza Carlo Alberto e tra le bancarelle delle vie limitrofe, in particolare in Corso Sicilia.

LA DIFESA. Gli imputati hanno sempre rigettato le accuse contestate dalla Procura, forti anche della decisione del Riesame che nel 2011 aveva annullato la detenzione domiciliare accogliendo il ricorso delle difese.


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