La prima sezione della Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 4 mesi nei confronti dell’ex senatore democristiano di Palermo Vincenzo Inzerillo, che oggi stesso dovrebbe presentarsi in carcere per scontare la parte residua della pena: Inzerillo, riconosciuto colpevole di concorso in associazione mafiosa, era già stato in carcere per 34 mesi.
Accusato di essere stato uomo a disposizione dei boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, Inzerillo era finito sotto indagine nel ’93, nell’ambito di un’indagine antimafia in cui era stato sospettato di avere fatto pressioni, attraverso il notaio Pietro Ferraro, sul presidente della Corte d’assise che stava giudicando gli assassini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Poi erano arrivate le accuse del “Buscetta della politica”, Gioacchino Pennino, rivolte a Inzerillo e al suo capo corrente, Calogero Mannino. Entrambi furono arrestati, a distanza di un paio di giorni l’uno dall’altro, tra il 13 e il 15 febbraio 1995. Condannato in tribunale a otto anni per associazione mafiosa, Inzerillo fu assolto in appello ma la Cassazione annullò la decisione a lui favorevole e ordinò un nuovo processo: l’11 gennaio 2010 la prima sezione della Corte d’appello derubricò il reato ma lo riconobbe comunque colpevole di concorso in associazione mafiosa, pronunciando la sentenza di condanna a 5 anni e 4 mesi, adesso resa definitiva dalla Suprema Corte.