Condannato, vuole espiare | Ma trova tutte le porte chiuse - Live Sicilia

Condannato, vuole espiare | Ma trova tutte le porte chiuse

Paradossi della giustizia
di
2 min di lettura

Vuole espiare la sua pena ma non può. Tutta colpa della burocrazia. Gli tocca pure prendere carta e penna e chiedere al Tribunale che venga data “immediata esecuzione” alla condanna ai lavori di pubblica utilità.

Il caso di una cinquantaduenne guida turistica di Palermo entra di diritto nella classifica dei paradossi della Sicilia. Nel novembre 2009 l’imputato viene fermato, di notte, a un posto di blocco. Gli contestano la guida in stato di ebbrezza. Un reato grave punito con l’arresto, l’ammenda e una sfilza di pene accessorie, compresa la confisca della macchina. Nell’agosto del 2010 il governo nazionale modifica l’articolo 186, comma 9 bis, del codice della strada. Chi viene condannato per essere stato beccato al volante dopo avere alzato il gomito può convertire la pena detentiva e l’ammenda con l’applicazione ai lavori di pubblica utilità. Con il beneficio di evitare la confisca della macchina. In questo caso, una Mini Cooper nuova fiammante.

La guida turistica patteggia e l’iniziale condanna a due mesi e venti giorni di carcere e mille euro di ammenda viene convertita dal tribunale in due mesi e 24 giorni di servizio per un ente pubblico. Gratis, naturalmente. E qui inizia la paradossalità della storia. Il tribunale assegna l’imputato all’assessorato regionale al Bilancio, dipartimento Finanza e credito. Non è una scelta casuale. Si tratta, infatti, di un ente che ha stipulato una convenzione con la presidenza del Tribunale. Ha un solo onere: pagare i costi dell’assicurazione prevista per tutti i lavoratori. “La condanna è diventata irrevocabile nel giugno scorso, nel mese di luglio – spiega l’avvocato Fabio Vanella – abbiamo saputo dai dirigenti del Dipartimento regionale che ci sono difficoltà finanziarie e organizzative, e ci hanno dirottato all’Agenzia regionale per l’impiego. Il mio cliente, però – aggiunge il legale -, mi dice che è stato rispedito in assessorato. La verità è che non sappiamo cosa fare. Non ci sono certezze sui tempi ma solo un rimpallo di competenze”.

Fatto sta che da giugno a oggi la guida turistica non ha iniziato a scontare la pena. E così il suo avvocato ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di diffida che presto sarà inoltrata al Dipartimento Finanza e credito, all’assessore regionale al Bilancio, e al presidente del Tribunale. “Date immediata esecuzione alla sentenza, nulla di più”, insiste il legale.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI