Orazio Grasso, Movimento per l’Autonomia
Chi ha guardato agli ultimi cinque anni di amministrazione con occhio sempre critico è certamente il Movimento per l’Autonomia, ex Grande Catania. La creatura dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo è stata definita, in più di una circostanza, una spina nel fianco dell’amministrazione Pogliese. Adesso, con le elezioni amministrative alle porte e l’avvicinarsi della sentenza di Cassazione sull’assoluzione dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale, l’Mpa cerca un posto da protagonista al tavolo delle trattative del centrodestra.
Sente che gli spetti, con il gruppo consiliare più nutrito di tutti e un bacino di voti che nessuno osa mettere in discussione. “Il presidente Lombardo sarebbe il miglior sindaco possibile per la città di Catania”, sogna Orazio Grasso, capogruppo degli autonomisti in aula. “Politicamente non posso che dire che mi piacerebbe molto – dice Grasso – Dal punto di vista personale, però, non so se lo consiglierei a Lombardo: sarebbe la persona più indicata, ma il momento storico è davvero complicato”.
La colomba bianca del sogno lombardiano è tornata a volare in alto e non si vergogna a manifestare le sue ambizioni: “Potremmo essere noi a esprimere il nuovo sindaco di Catania”, sottolinea Grasso, riprendendo le parole dell’ex governatore durante una chiacchieratissima festa per gli auguri di Natale nella sede dell’Mpa. “Quando ci siamo insediati – prosegue Orazio Grasso – abbiamo trovato un completo disastro, soprattutto dal punto di vista dei conti. Se non fosse stato per un Consiglio comunale che aveva voglia di lavorare e di fare bene per la città, oggi racconteremmo una storia molto più difficile“.
“Invece, se arriveremo in tempi brevi al risanamento, è anche merito nostro. E del gruppo dell’Mpa, che conta oggi nove consiglieri. Siamo stati determinanti”. Una legittimazione numerica sufficiente a uscire allo scoperto sulle intenzioni di non stare a guardare mentre si decide la futura potenziale sindacatura della città: “Abbiamo lavorato sulle linee guida del nuovo piano regolatore, ci siamo impegnati sulla razionalizzazione delle partecipate, abbiamo sostenuto necessità di ulteriori approfondimenti per il bene di Catania. Il centrodestra deve continuare a guidare la città, con una figura autorevole“. E poi “deve aiutare i cittadini a fare un salto in avanti: i catanesi devono sentire la presenza dell’amministrazione nei quartieri, per le strade. Al momento sembriamo in anarchia, questa è la cosa più immediata che dovrà cambiare”.
Luca Sangiorgio, Salvo Pogliese sindaco
Luca Sangiorgio è l’unico dei capigruppo qui intervistati che non tenterà di nuovo la corsa per l’aula consiliare di Palazzo degli elefanti. Non si candiderà, mettendo le competenze acquisite a disposizione del futuro percorso amministrativo della città, “se le cose andranno come spero”, dice. E cioè se il candidato sindaco toccherà a Fratelli d’Italia, sarà Sergio Parisi e vincerà le elezioni. “Io faccio un passo indietro, con dispiacere, nella speranza di fare bene anche in futuro, e con l’obiettivo di fare crescere il gruppo con il quale lavoro”. Che è il movimento Avanguardia, legato a doppio filo con l’ex primo cittadino e oggi senatore Salvo Pogliese, di cui Sangiorgio è sempre stato uno dei più fedeli rappresentanti. Così, al posto suo, nelle liste per il senato cittadino troverà spazio chi con lui è cresciuto.
“Il mio cuore batte per Sergio Parisi, non l’ho mai nascosto – dice Sangiorgio – però la partita del sindaco di Catania si discuterà anche e soprattutto a livello romano. E non sarò io a sedere a quei tavoli”. Almeno, non ancora. “Mi sarebbe piaciuto misurarmi con la sfida elettorale: volevo sottopormi al giudizio dei cittadini, per sapere se avessi fatto bene o male. Lavorerò per la lista e sarà quello il mio metro di paragone”. Cinque anni fa Sangiorgio è arrivato per la prima volta tra gli scranni di Palazzo degli elefanti, come Bonaccorsi, Gelsomino e Grasso. E anche lui, come loro, non ha dubbi nell’individuare il momento peggiore: “La dichiarazione del dissesto: sono stati stravolti, in un momento, tutti gli obiettivi che ci eravamo posti e siamo stati costretti a chiederci cosa il default avrebbe comportato, nella pratica”.
Poi, certo, c’è stato il Salva Catania e, soprattutto, un Consiglio comunale “che ha lavorato con grande senso di responsabilità: abbiamo dimostrato di esserci sempre nei momenti chiave, votando una enorme mole di delibere di carattere economico-finanziario che ci permetteranno, forse prima del previsto, di uscire dalla procedura di dissesto”. Una collaborazione merito anche “di un lavoro infinito di diplomazia, che molto spesso non si è visto ma c’è stato”. Resta da approvare il regolamento sui dehors, “che è fermo in Ragioneria” e la fusione tra Sidra e Catania Rete Gas, “per cui abbiamo chiesto un parere al ministero”. “Stiamo facendo molte sedute nell’ultimo periodo, è vero – conferma Sangiorgio – Ma questo Consiglio non ha mai smesso di correre”.
E nei prossimi cinque anni? “Il lavoro di questa amministrazione è stato troppe volte interrotto. Fratelli d’Italia, che è il primo partito in città, deve potere portare avanti ciò che ha cominciato. Io credo che un sindaco o una proposta politica si possano valutare solo dandogli un orizzonte di dieci anni”. Ma Enzo Bianco, per esempio, alle scorse amministrative è stato fermato a cinque anni. “E menomale – replica Sangiorgio – Aveva già dimostrato di non essere più in sintonia con i bisogni della città. Non penso che il dissesto sia solo colpa sua, ma penso che lui sia rimasto ancorato a un modo molto vecchio di amministrare le città”. L’affollamento di proposte di candidatura come si risolve? “Si risolverà da solo, è sempre così. Tutti vogliono mettere sul piatto un nome e un programma, poi si trova una sintesi. Rinnovo il mio appello: che si faccia presto“.