Consiglio, la maggioranza vacilla e lascia l'aula: Pogliese in bilico - Live Sicilia

Consiglio, la maggioranza vacilla e lascia l’aula: Pogliese in bilico

Il voto per il vicepresidente vicario è diventato una lotta fratricida

Se non sarà eletto Salvo Giuffrida, mi dimetto domani“. Parola di Salvo Pogliese. O, almeno, questo è ciò che gli si attribuisce nell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti, pronta a votare – per la prima volta di presenza dall’inizio della pandemia – per il nuovo vicepresidente vicario, dopo le dimissioni di Carmelo Nicotra per la candidatura alle Regionali 2022. Nella seduta di ieri sera, l’aula ha scelto di non scegliere. La maggioranza (esclusi Grande Catania e Lega) ha fatto mancare il numero legale. Uno a uno, in fila, i senatori cittadini dei gruppi del sindaco si sono allontanati. “Troveremo l’accordo nella notte“, è una voce che arriva.

Il voto per il vicepresidente vicario

La votazione per il vicepresidente vicario poteva sembrare una formalità. Un modo per certificare un avvicendamento naturale: a Carmelo Nicotra, nei piani di Pogliese, sarebbe dovuto succedere Salvo Giuffrida, eletto in una lista civica a sostegno del sindaco. A scombinare i piani del primo cittadino, assente dal municipio ma ben presente nella vita politica della sua maggioranza, è arrivato il nome di Emanuele Nasca, una sintesi perfetta per mandare in tilt ogni progetto.

Nasca, attualmente nella Lega per opera dell’ex assessore Alessandro Porto, è entrato in Consiglio con il Movimento 5 stelle e per lungo tempo è stato, dunque, all’opposizione. A fare i conti, il suo nome era perfetto: Catania 2.0, il gruppo consiliare che fa riferimento ai neoleghisti Luca Sammartino e Valeria Sudano, non avrebbe potuto fare mancare il suo appoggio a un altro salviniano. Stesso discorso valeva per Alessandro Messina, l’altro esponente del Carroccio in Consiglio, assieme a Nasca. Il Movimento 5 stelle, poi, non avrebbe negato il suo sostegno a un collega col quale i rapporti di molti, pare, sono rimasti buoni anche dopo l’abbandono del progetto pentastellato. Che dire, poi, di Grande Catania? Gli autonomisti sono forti di una federazione proprio con la Lega.

È così che, a Palazzo degli elefanti, la maggioranza si è mostrata fragile come un voto segreto. Di fronte a un nome al quale sarebbe stato impossibile dire di no. E di fronte a un ruolo, quello di vicepresidente vicario, diventato un simbolo tale per cui perfino il sindaco – per quanto sospeso – avrebbe minacciato di staccare la spina alla consiliatura.

I veri motivi

Ciò che è accaduto stasera, però, è lo specchio di un malcontento che monta da settimane, per non dire mesi. A microfoni spenti, il senso delle proteste è semplice: può un sindaco scegliere di non confrontarsi con gli alleati e di mettere – per lo più – uomini suoi nelle posizioni chiave? Cioè in assessorati e partecipate. La sensazione di molti è di essere messi con le spalle al muro, di fronte a decisioni già prese e mai concertate. Un metodo di lavoro non ideale in una maggioranza composita, fatta di anime molto diverse.

Senza contare la sensazione di impotenza di chi va via perché, pare, si sia sentita inascoltata. Sara Pettinato ha annunciato di avere lasciato Fratelli d’Italia proprio la sera del voto per il vicepresidente del Consiglio. Aderisce al gruppo Misto, ma non abbandona ancora la maggioranza.

“Un caso politico”

“Questo voto è diventato un caso politico“, dicono – sbottonandosi poco – dal centrodestra. Mentre l’aula di Palazzo degli elefanti si popola di osservatori. Dall’esperto del sindaco Tuccio Tringale (teso e spesso al telefono), al primo cittadino di Sant’Agata Li Battiati Marco Rubino (“Qui solo per parlare di politica, visto che nel mio Comune le elezioni si svolgono tra 90 giorni“). Passando per Nico Sofia, ex candidato alle Regionali con la lista Popolari e Autonomisti e fratello della neo consigliera Sonia Agata Sofia, subentrata ad Andrea Barresi entrato in giunta. In aula spunta anche l’eurodeputato pentastellato Dino Giarrusso, che osserva attento e divertito.

L’affaire “Giuffrida Pigno”

Lo spettacolo offerto dall’aula ieri sera non è dei migliori. E si infiamma sui due voti andati a “Giuffrida Pigno”, che la segretaria generale Rossana Manno valuta possano andare a Salvo Giuffrida. “Si deve sapere che Giuffrida è del Pigno“, si sente qualcuno urlare da destra. “È una vergogna che si debba tracciare il voto“, si arrabbia Sara Pettinato. E Giuseppe Gelsomino (Catania 2.0), emozionato al punto da perdere la voce, incalza: “Ne va della credibilità di quest’aula e dell’impegno che tutti noi mettiamo in questo lavoro. Come possiamo credere che quel voto sia valido?”. Luca Sangiorgio, alfiere del sindaco, risponde accalorato: “È come ‘E. Nasca’. Che significa ‘E.’?”. Questioni di punti, virgole e segnali.

Per riportare la calma bisogna arrivare alle minacce: chi alza la voce sarà buttato fuori. “Lei è notaio della seduta – dice Salvo Di Salvo alla segretaria generale – Lei doveva annullare quei voti. Io domani sono disposto ad andare alla procura della Repubblica a fare un esposto“. “Presidente, sospenda l’aula e chieda un parere all’avvocatura. Chiedo che si voti una pregiudiziale per sapere se quel voto è valido”, aggiunge Gelsomino. Questa opzione non verrà nemmeno presa in considerazione.

Sara Pettinato e Sebastiano Anastasi provano a riportare la pacatezza. Pettinato chiede la scelta, condivisa, di leggere il solo cognome. Anastasi definisce “vergognoso” il voto per Pigno. E poi aggiunge: “Voglio che quest’aula sia libera, almeno per una volta. Per una volta un’aula libera e sovrana – ribadisce il leader autonomista – I bilanci sono blindati, le partecipate pure… Almeno una volta vogliamo essere liberi?”. In pratica, è una dichiarazione di voto, oltre che la manifestazione più plastica della frattura che si sta consumando nella maggioranza. E che, però, da parte degli autonomisti è palese. Della Lega altrettanto. Resta coperto chi, con quei due voti facilmente contestabili, ha voluto lanciare un segnale.

L’esito della votazione

Al primo turno di votazione, la parità è perfetta: su 35 presenti, 16 voti a Giuffrida (inclusi i due per “Giuffrida Pigno”) e 16 a Emanuele Nasca, più tre schede bianche. È scientifico. Così come è scientifica la stesura del contenuto della scheda elettorale: E. Nasca, S. Giuffrida, Giuffrida Salvo, Nasca Emanuele e via discorrendo. Le opposizioni più Lega e Grande Catania sono 17 voti. Uno di questi, però, stando a quanto risulta a LiveSicilia è stato una scheda bianca. E si arriva a 16.

Dei 18 voti rimasti, due sono stati schede bianche. E almeno due sono stati contestati per via dell’indicazione “Pigno”. Per un’elezione, ieri sera, sarebbero stati necessari 19 voti. Oggi, quando la seduta riprenderà per la seconda votazione, la regola sarà diversa: sarà eletto chi avrà più preferenze. E si vedrà chi la spunterà tra i due candidati. O chi avrà più muscoli da mostrare.


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