CATANIA – Consiglio, rimpasto, rifiuti. E non solo. Anche pedonalizzazioni e partecipate. È un momento caldo quello che si vive in queste settimane sul fronte politico-amministrativo della città di Catania.
Un frangente sul quale è opportuno chiamare in causa il primo cittadino, Enrico Trantino. Per comprendere, in prospettiva, l’evoluzione dei temi più roventi. E che vanno ben oltre il confronto-scontro della politica.
Consiglio e rimpasto
Sindaco, partiamo dalla fine. Le recenti vicende di consiglio comunale raccontano di un clima non esattamente sereno, proprio con i consiglieri di maggioranza.
“Io parlo con la città. E ho certamente il dovere di interloquire con il consiglio comunale. Ma alle condizioni che piacciono alla città. Non per soddisfare, pur legittimi, appetiti di qualcuno o le aspettative di qualcun altro. Ma che, certamente, non sono state oggetto di impegni da me assunti in precedenza”.
Avverrà il rimpasto?
“Per quanto mi riguarda, non avverrà nulla”.
E sulle Partecipate, quando chiuderà il cerchio?
“Io ho intenzione di definire tutto entro questo mese di novembre. Perchè comunque ci sono scelte importanti da prendere. In particolare, in Multiservizi. È chiaro che dobbiamo accelerare”.
È un assestamento che richiede un ulteriore confronto con i partiti di maggioranza?
“No. Ho le idee chiare. Ma voglio studiare meglio alcuni curriculum legati ad alcune figure di vertice”.
A distanza di poco più di un anno dal suo insediamento, che città intravede da Palazzo degli elefanti?
“Se noi guardiamo a ciò che l’amministrazione sta compiendo, va detto che abbiamo aperto decine di cantieri e decine ancora ne apriremo nell’immediato. Abbiamo portato avanti iniziative coraggiose a testimonianza di un’attitudine politica che forse non mi veniva nemmeno riconosciuta. Faccio riferimento alle pedonalizzazioni ed alla mobilità sostenibile. Oltre alla mia sovraesposizione personale per cercare di contrastare alcuni fenomeni della Catania che non ci piace”.
A cosa si riferisce?
“Mi riferisco ai rifiuti e al degrado in genere. Ma vorrei che si capisse che, nel momento in cui si ragiona nell’interesse della città, mi si vedrà sempre amico, collaboratore e complice. Se, invece, certe azioni politiche sono finalizzate a provocare strumentali ostruzionismi, allora su questi è chiaro che non potranno mai vedermi fiancheggiatore di manovre che appartengono al peggior lato della politica. Parlo di quelli che non hanno capito che in Sicilia, e in particolare a Catania, o abbiamo uno scatto d’orgoglio o questa città non la potremo più recuperare”.
Le domando, allora, in cosa è migliorata Catania in quest’ultimo anno.
“Credo che stia migliorando, ma tanto ancora dobbiamo fare, nella maggiore disponibilità di molti catanesi a reagire. È come se il catanese avesse perso la voglia di mettersi in gioco e di credere nel cambiamento. E soprattutto di avere una cultura di appartenenza che è poi la ricetta principale per trasformare tutto quello che non ci piace in una Catania migliore. Vedo sempre più catanesi dire la loro”.
E da cosa lo avverte?
“Dal fatto, ad esempio, che per la campagna CataniaèCasa riceviamo continuamente contributi video di adulti ma anche e soprattutto di ragazzi. E sono la testimonianza di un nuovo fermento civico che sta nascendo”.
Lei ha la percezione che la città stia recependo la vostra azione amministrativa?
“Guardi, io faccio politica da tanto tempo. E non ho mai visto, però, così tanti cittadini avvicinarsi per manifestare il loro compiacimento per questo nuovo modo di intendere l’amministrazione e spesso anche ringraziandomi, aggiungendo: ‘Ma io non ho votato per lei’”.
Da Stancanelli a Bianco, fino a Pogliese per arrivare a Trantino: perché è diventato impossibile quantomeno normalizzare la questione rifiuti?
“Per la semplice ragione che, in passato, nessuno ha mai detto ai catanesi: comportiamoci in modo diverso”.
È davvero solo una questione culturale?
“Per carità, non è solo quello. Sicuramente paghiamo la mancanza di un termovalorizzatore, ma questo poi è il fenomeno finale. Alla base c’è una cultura civica che non è stata correttamente alimentata. È mancato quello scambio di informazioni che avrebbe portato a farci comportare meglio: è da quello che deriva una migliore qualità della vita. Ci vorranno ancora anni, ma abbiamo cominciato”.
Ma sul fronte dei tagli ai servizi agli alunni disabili non sarebbe stato più giusto dire che in questo momento non ci sono i soldi necessari a coprire il servizio?
“Non è solo un problema di natura finanziaria ma anche di razionalizzare. Come ho avuto modo di specificare, io provo a interrogarmi sulle azioni che compio per capire se la direzione che intraprendiamo sia quella giusta. Io mi confronto con dirigenti scolastici, con neuropsichiatri infantili, con psicologi. Che mi dicono che il sistema così com’è adesso non funziona e non permetterà mai l’integrazione dei nostri minorenni con disabilità in un contesto in cui possano trovare nel compagno di banco, l’amico con cui stare. Perché è troppo adagiato sull’idea di assistenti bravissime e bravissimi”.
Però le viene contestato di avere agito senza alcun confronto politico.
“Allora, io mi sono confrontato con la Regione in almeno due occasioni. Mi sono confrontato con le associazioni di categoria. Con i dirigenti scolastici. Mi rimproverano di non essermi confrontato preventivamente con il consiglio comunale: ma forse alcune volte il consiglio, nell’assumere alcune posizioni, rivela la strumentalità di ciò che dice. Per quale motivo mi devo confrontare preventivamente con gruppi politici della maggioranza che sono rappresentati in una giunta in cui gli assessori hanno votato all’unanimità per questa delibera? Per cui, il confronto politico c’è stato”.
Trantino: “Ecco la mia visione di Catania”
Come vive l’attuale momento legato alla sicurezza in città?
“A Catania si è innescata una forte sinergia tra tutte le forze dell’ordine. Sono frequentissimi gli interventi interforze, sono quotidiane le azioni a tutela della collettività. Io non penso che ci sia questa esagerata esposizione della città rispetto a tante altre. Ma, in ogni caso, il dato che è veramente importante da sottolineare è che dal 1990 ad oggi, eccezion fatta per l’intervento dell’amministrazione Pogliese con l’assunzione di 38 vigili urbani, stiamo riuscendo ad assumere 200 vigili urbani con un concorso. Ciò significa che finalmente daremo un pò più di potenza al nostro Corpo di polizia locale”.
Lei è stato assessore all’Urbanistica nella precedente amministrazione: da Corso Martiri in poi, l’impressione è che resti un settore fortemente contraddittorio.
“Il problema è finalizzare quello che è in fase progettuale. Mi riferisco al Nodo Catania o a tutto l’asse di Ognina. Fino a quando non definiremo questi progetti e comprenderemo se ci saranno le risorse finanziarie, è chiaro che rimarremo mutilati rispetto ad un’azione che vorremmo intraprendere con maggiore impeto. Però se finalmente c’è una città che coglie la forte impronta di cambiamento contenuta nel Piano urbanistico generale, questo è dovuto al fatto che vogliamo recuperare il terreno perduto. Adesso, certo, diventa protagonista il consiglio comunale e mi auguro che terminino certi atteggiamenti di litigiosità”.
Veniamo al polverone sulla proposta di demolire una parte degli Archi della marina: alla fine verranno abbattuti?
“Tanto rumore per nulla. Ne approfitto per dire che io non ho mai detto che voglio abbattere gli Archi della marina. Dico che una città che ha una visione proiettata al futuro, deve interrogarsi rispetto al progetto di interramento della stazione ferroviaria, se sia meglio per Catania riqualificare gli Archi destinandoli per esempio a una passeggiata sopraelevata, oppure abbatterli mostrando tutta la bellezza del nostro Barocco. La soluzione l’ha immaginata l’Ordine degli ingegneri che, mi dicono, sta lanciando un concorso di idee”.
Con l’inizio del 2025 Catania uscirà dal dissesto?
“Non credo proprio. Abbiamo ancora una condizione allarmante per una esposizione debitoria legata al passato”.
Che Catania vivranno i catanesi alla fine del mandato di Trantino.
“Mi ci faccia arrivare”.