Contrada "perquisito" dai Radicali | "L'altra notte ho avuto paura" - Live Sicilia

Contrada “perquisito” dai Radicali | “L’altra notte ho avuto paura”

Gli esponenti radicali hanno incontrato l'ex numero due del Sisde a Palermo.

La carovana per la giustizia
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PALERMO – La chiamano provocatoriamente “perquisizione”. I coordinatori del Partito Radicale Sergio D’Elia e Rita Bernardini vogliono sottolineare così l’”accanimento giudiziario” contro Bruno Contrada, al centro di nuove indagini sugli attentati ai carabinieri compiuti da mafia e ‘ndrangheta nei primi anni novanta. L’ex numero due del Sisde ha subito pochi giorni fa una perquisizione notturna da parte della Squadra mobile di Reggio Calabria.

“Non so nulla dell’inchiesta in corso a Reggio Calabria”: dopo la visita dei Radicali, Contrada sottolinea di non avere mai lavorato in Calabria, e di non essersi mai occupato di ‘ndrangheta. “Dei fatti che ho appreso leggendo i giornali non mi sono mai occupato – dice Contrada – dunque non capisco cosa vogliono da me”. E sui presunti rapporti con Giovanni Aiello, soprannominato “faccia da mostro”, Contrada replica: “Nei primi anni settanta c’era un agente, alla squadra mobile, che è rimasto per poco tempo. Mi sembra di ricordare che rispondesse ai connotati di questo Aiello, ma non ho un ricordo preciso. Con lui comunque non ho mai avuto rapporti”. Contrada poi parla delle sue vicende giudiziarie: “Non ho commesso nessuno dei fatti per cui sono stato condannato a una pena di dieci anni. Non ho mai commesso azioni illecite o contrarie ai principi e alle norme dello Stato. Al massimo credo di essere incorso negli anni passati in qualche contravvenzione stradale”.

Contrada ha raccontato anche della perquisizione, quella reale, che ha subito: “La notte in cui ho subito la perquisizione, ho pensato di morire. Io ho due figli, uno è molto malato di cuore, e l’altro è al momento in vacanza all’estero con la sua famiglia. Quando ho sentito bussare in piena notte al citofono e ho sentito gridare ‘polizia’, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata. Ero convinto che fosse successo qualcosa o ad Antonio o a Guido”, racconta. “Li ho fatti salire a casa – continua Contrada – e quando ho visto che si trattava di una perquisizione, mi sono sentito rinascere e ho ringraziato Dio che si trattava di questo e che non che fosse successo qualcosa ai miei figli”. “Da tener presente che le perquisizioni non posso essere effettuate dopo le 20 e prima delle sette del mattino – conclude. – Oltretutto si tratta di fatti di 40 anni fa, quindi non mi pare che fosse una cosa urgente”.

“La vicenda di Contrada – dice Sergio D’Elia in una conferenza stampa dopo la simbolica perquisizione – è emblematica di decine di altri casi. Già un processo che va avanti per quindici anni è di per sé ingiusto, ma a questo si aggiunge una sorta di accanimento investigativo in cui per rendere eclatante un’indagine in corso si cerca un personaggio. Ebbene, questo personaggio, nei fatti degli ultimi giorni, è Contrada”.

“Bruno Contrada si è iscritto al Partito Radicale. Noi stiamo estremamente felici – dice Rita Bernardini, coordinatore del Partito Radicale – Sono stati 25 anni di sofferenze e frustrazioni. Non lo ha scelto prima per la sua professione e perché era sotto processo. Oggi che Bruno Contrada è stato totalmente scagionato dalle pronunce della Corte Europea dei diritti dell’Uomo e della Cassazione ha preso questa decisione di cui siamo felici”.

La visita a Contrada della delegazione del Partito Radicale rientra nell’iniziativa della Carovana per la giustizia, che sta portando i radicali a visitare tutte le carceri siciliane. “Siamo qui per portare un po’ di giustizia e di diritti in questo paese, – dice D’Elia – per tentare di salvare lo stato di diritto. Uno dei nostri obiettivi è rendere la giustizia più umana, soprattutto il suo lato carcerario”. Il Partito Radicale sta cercando per questo di ottenere la riforma dell’ordinamento penitenziario, e sta raccogliendo firme in tutte le carceri siciliane per una proposta di legge delle Camere penali sulla separazione delle carriere dei magistrati. Un altro obiettivo è arrivare ad almeno tremila iscritti al Partito Radicale: “Crediamo – dice D’Elia – che salvare il diritto coincida con salvare il Partito Radicale”.

 


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