Il Palermo ha vinto, viva il Palermo. Il Palermo ha vinto in calce a una partita tignosa, umile, da squadra operaia, se si può dire così. Il Palermo ha vinto e adesso che si scrive del suo allenatore, Eugenio Corini che, fino a un minuto prima del fischio finale, era un ‘incapace’, ‘uno che non rispettava la sua storia’ (non letteralmente riportati questi giudizi, nello specifico, ma come sintesi di un umore social)?
Ecco, è un bel problema. La legna del rogo metaforico su Facebook non è ancora stata trasformata in materiale per un altare calcistico. Non si passa, subito, dalla sassaiola virtuale alla beatificazione. Però, nella gestione di una vittoria, si capisce che c’è un po’ di disagio nell’inquadrare l’allenatore.
Che, ovviamente, ha le sue responsabilità, magari le sue colpe. Perché il Palermo visto nelle ultime edizioni, a parte qualche sussulto, sembrava che aspettasse la voce dall’altoparlante: “Campo uno, tempo scaduto”. Più che una squadra, una combriccola di amici del calcetto dopolavorista, qualcosa di indefinibile e di indefinito. Ecco perché le critiche sulla ‘cosa in sé’ ci stanno e ci stavano tutte. Né possiamo pensare che un pur importantissimo successo a Modena risolva ogni problema. Vedremo, vedremo…
Ma quella che era parsa eccessiva era proprio la furia nei confronti di un professionista, di un uomo perbene, di una figura con un posto importante nel cuore di ogni tifoso palermitano. Quasi che bastasse un problematico avvio di campionato a cancellare ogni affetto. Una partenza anche spiegabile col caos calmo seguito alle dimissioni di Baldini. Eppure, non si dice che nel calcio al cuor non si comanda? E non è forse il cuore la sede degli affetti più forti?
Il Palermo ha vinto, viva il Palermo. Dovesse vincere ancora, come speriamo, Eugenio Corini sarebbe proclamato eroe cittadino, cadendo nell’ignominia in caso contrario. E avrebbe diritto a pronunciare la famosa battuta finale di un assai noto film con Lino Banfi che narra di un certo Oronzo Canà e di troppo affettuosi tifosi che lo prendono in una parte scomodissima…. (Roberto Puglisi)