Al decimo del secondo tempo di una partita trascurabile, si è compiuta la meravigliosa carriera di Eugenio Corini. Capita sempre ai grandi uomini, il passo d’addio non è mai tale da meritare l’iscrizione in una targa bronzea. Ma se volti appena lo sguardo,vedi un campo di grano e di semine buone che non potrà mai essere rimosso.
Al decimo del secondo tempo di una brutta partita, il pur generoso tecnico del Toro – Camolese, detto “Camola” – ha dovuto tirare fuori dal mazzo quel suo soldatino di piombo che non aveva più gambe. Il Genio, dal canto suo, ha tirato via un sospiro immenso quanto l’erba del “Barbera” ed è uscito dentro una pioggia affettuosa di applausi. Allora, ha levato la mano verso il cielo e si è battuto il petto ripetutamente, dalla parte del cuore.
Il taccuino di Palermo-Torino alla voce “Corini” segna appena un lancio lungo, guizzo dei fasti antichi, e nulla più. E’ la dura legge del passo d’addio che si è consumato a Palermo. Sì, ci saranno altre partite sulla groppa di questo Toro dalle corna spuntate, talmente derelitto da suscitare la compassione del matador. Ma per i sentimentali e per i sognatori – cioè per tutti i tifosi del pallone – la carriera di Eugenio C. è terminata in una domenica d’aprile, con lievi passettini di danza verso la riga bianca e verso Ventola che stava entrando. Il resto fa massa, non storia. Ecco perché avvertiamo l’urgenza di celebrarlo. Per dirgli grazie due volte. Come palermitani che si sono indubbiamente giovati delle sue danze sul campo di calcio. Corini arrivò al “Barbera” con una valigia carica di talento ed esperienza e i soliti idioti dissero che era già vecchio. Poi si è visto, invece, chi erano i soliti idioti. Grazie pure come innamorati del calcio che hanno sempre ammirato la compostezza di questo soldatino di piombo. Umile, corretto e generoso. Amatissimo, perciò. All’atto d’addio col Palermo, Giovanni Tedesco lo salutò con la giusta maestosità di un regnante: “Rigrazierò sempre Eugenio per tutto l’amore che ha dato alla mia gente”.
E siccome certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, vedrete che lo rivedremo il Genio. Lo rivedremo, un giorno, da allenatore. E sulla panchina giusta.