C’è qualcuno che ancora fa finta di non capire, anche a Palermo, anche in Sicilia.
Qualcuno che, dopo solo qualche giorno di costrizione imposta dalle regole per contrastare il Coronavirus, comincia a mostrare una certa effervescenza da voglia di ritorno alla normalità. Sbuffa. Recalcitra. Mentre tutto ci dice che sarà una lunga battaglia. E che possiamo vincerla solo se saremo bravi.
E, chissà, c’è qualcuno che si inventa una scusa per prolungare la canonica passeggiatina. E sui social si lamenta, si sente leso nei suoi diritti per il pattugliamento dell’Esercito, cioè, ricordiamolo, dei militari della Repubblica italiana, non delle forze di una potenza straniera.
E parla di libertà, come se fosse un valore assoluto in senso egoistico, non una relazione con gli altri. Se la tua libertà di uscire cozza contro la libertà degli altri di non finire in ospedale, magari a causa tua, alla fine, chi avrà ragione?
Basterebbe rileggere l’articolo (leggi qui) di Riccardo Lo Verso sui ‘furbetti del Coronavirus’ per avere un’idea, al netto delle vere necessità personali, di quanta superficialità ci sia in giro.
Sì, c’è qualcuno che non ha capito che questo è il momento delle rinunce. Delle libertarie, responsabili e democratiche rinunce. Delle strade vuote, come già accade, grazie all’intelligenza dei più, come si scorge nella foto d’archivio.
C’è qualcuno non ha capito che ogni tentativo di evasione, fatalmente, potrebbe prolungare l’epidemia con tragici effetti a cascata. Più morti. Più malati. E – ohibò – ancora meno ‘libertà’.