Non passa giorno, da quando Rosario Crocetta ha scelto di correre per la Presidenza della Regione siciliana, senza che sui giornali, in televisione o più semplicemente nei bar e nei posti di lavoro non si parli del “candidato gay” o de ”l’omosessuale Crocetta”. Attorno all’ex sindaco di Gela spesso non c’è attenzione per quello che dice, per il suo programma politico o le sue strategie, ma verte tutto intorno alla sua sfera privata, al suo essere omosessuale. Si percepisce chiaramente una specie di morbosa curiosità per la vita privata dell’europarlamentare democratico, si disquisisce e si fantastica sulle sue preferenze, si cercano vecchie fiamme e segni tangibili della sua “diversità”. Altrettanto chiaramente si percepisce che dietro il linguaggio politicamente corretto che si deve utilizzare tra “persone perbene” Rosario Crocetta resta per tanti solamente un “frocio”, un “arruso” per i palermitani e un “puppo” per i catanesi.
Accade poi che la percezione nella scadente dialettica di una mediocre classe politica diventi evidenza: fioriscono così sulle bocche di politici e politicanti doppi sensi e sorrisi maliziosi e nomignoli come “Frocetta”. Se una volta non era cosa buona parlare pubblicamente dei cosiddetti “invertiti” o “sodomiti” oggi l’ipocrisia moderna vuole che se ne parli abbondantemente, quasi con avidità, ma alla base del silenzio di ieri e e del diluvio di parole di oggi c’è sempre quello che Pier Paolo Pasolini chiamò “panico dell’omosessualità”. Già Pasolini, chissà che direbbe di questo affannarsi attorno alla sessualità di Crocetta, forse direbbe nuovamente con la medesima lucidità quanto scrisse ai direttori de l’Unità e di Paese Sera per difendere lo scultore tedesco Konstantine Feile, magari sostituendo il silenzio con il profluvio di parole morbose: “Per me la cosa è chiara. C’è un lato della nostra vita quotidiana – la vita sessuale, cioè che per l’enorme maggioranza dei cittadini resta accantonato, rimosso, represso, tacitato. È l’unico punto della vita su cui tutti sono d’accordo di tacere: così, a causa di questo silenzio, questo problema non soltanto non è risolto, ma non è stato nemmeno impostato. Appartiene all’agnostico, all’irrazionale. Come tutti i fatti che permangono irrazionali, esso vive dentro di noi in una nostra fase infantile, immatura: non portata alla luce della coscienza. E questo vale per tutti: fascisti, democristiani e comunisti. Tutti hanno dentro di loro questo punto irrisolto, o risolto male – dico dal punto di vista scientifico e ideologico – su cui non si conoscono particolari, statistiche, fenomeni: ma che è, semplicemente, come si dice, «tabù», per vecchia tradizione sociale”.
Più che il programma politico-amministrativo del candidato Crocetta interessa dunque l’aspetto arcano e sconosciuto della sua sessualità, che viene in un certo senso esorcizzato e reso assimilabile al grande pubblico. Passare dal silenzio alla morbosa furia parolaia non è però un progresso, ma una forma diversa di questa atavica paura del diverso. C’è però anche chi dice che Rosario Crocetta ha strumentalizzato la sua condizione omosessuale, ma se anche fosse vero, ci sarebbe solamente un modo per contrastare quest’altra deriva e cioè facendo la sola domanda che andrebbe fatta a tutti i candidati di ogni orientamento politico, religioso e sessuale: “che cosa vuole fare per la Sicilia?”. Questa domanda, e non altre, è la sola che va posta al candidato Rosario Crocetta.