"Lombardo mi ha convinto | Cascio? Un mio amico..." - Live Sicilia

“Lombardo mi ha convinto | Cascio? Un mio amico…”

PALERMO 2012. LA CONFERENZA DI MASSIMO COSTA
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“La mia vita fino a oggi è stata perfetta. So che, candidandomi, potrei rinunciare a tutto. Ma ho deciso di farlo perché amo Palermo”. La prima conferenza stampa di Massimo Costa candidato-sindaco, è la conferenza dell’orgoglio e dello sport. Il primo, a colorire gli “step” del suo curicculum vitae snocciolato nei dettagli. Lo sport a puntellare quei racconti, metafora costante di “un giovane di successo. Che ha sempre inseguito, raggiunto e superato i propri maestri”.

La sala interna del teatro Politeama è gremita. Nelle prime file, trovi la politica. Quella che ha scelto Costa. C’è Francesco Musotto e l’assessore Gaetano Armao, c’è Fli schierato col tridente Aricò-Lo Presti-Tranchida, poi spunta anche Fabio Granata. C’è anche Aps, con Riccardo Savona e Nunzio Cappadona.

Ma c’è Costa, soprattutto. Protagonista unico di una performance “sportiva”. Che in effetti, orologio alla mano, ha avuto la durata di una partita di calcio. Senza intervallo. Perché il candidato sindaco del Terzo polo non si ferma mai. È in forma. Ed è più sciolto di quanto si potesse pensare, come lui stesso ammette: “In tanti, fino a stamattina – racconta – mi hanno chiesto se ero nervoso, se sentivo la pressione. Ma io sono sereno, tranquillo”.

La serenità di chi puntualizza di “non aver mai militato in un partito politico. Di nutrire rapporti d’amicizia con tutti i dirigenti politici, compresi Orlando e Lupo”. Ma anche di chi non ha mai ricevuto favori da nessuno: “Tutto quello che ho fatto è merito mio, e dei miei genitori”. Richiamati spesso, questi ultimi, nel discorso di Costa, che sottolinea: “Non sono un fighetto. Mio padre era un ferroviere mia madre una teologa. Qualcuno dice che non conosco Palermo? Questa gente non conosce me. Io ho vissuto a Borgonuovo, a Passo di Rigano, nella zona di via Oreto. Dove la vita, quella vera, pulsa nelle strade. Io stesso – puntualizza – sono uno che viene dalla strada”.

E che dalla strada è stato raccolto dalla politica. Quella con la “P” maiuscola, visto che, come rivelato nei giorni stessi dell’investitura, la scelta di Costa è giunta direttamente “da Fini e da Casini, che mi hanno ricevuto in Parlamento. E ammetto di essermi un po’ emozionato”. Ma l’ok definitivo è arrivato dopo una chiacchierata col presidente della Regione Raffaele Lombardo “che ha fugato i miei dubbi – racconta Costa – e mi ha assicurato il sostegno del governo regionale e nazionale. Ma nel momento in cui ho dovuto prendere la decisione, prima ho pregato, quindi ho pianto”.

E dire che per anni, Costa è stato considerato vicino, molto vicino al presidente dell’Ars Francesco Cascio. “Francesco è un amico. Tra me e lui c’è un’amicizia vera, purissima, nata nel 2001 quando organizzai al Palasport un grande evento, e lui rimase colpito e volle conoscermi”. Ma dopo oltre dieci anni, i due rischiano di correre uno contro l’altro, in una campagna elettorale che si annuncia molto accesa, tesa, “affollata”.

“Ma io – puntualizza Costa – non ho nemici. Lo sport mi ha insegnato che l’avversario va sempre rispettato. E gli altri candidati a sindaco, tra l’altro, hanno dimostrato di avere un grande coraggio. Voglio rappresentare il segno della pacificazione”. E il simbolo di quell’invito alla concordia tra “nemici”, è tutto in cinque-sei sedie lasciate libere in prima fila, davanti a Costa. “Erano proprio per loro, per gli altri candidati sindaco”. Erano. Perché a occupare quelle sedie c’è solo Tommaso Dragotto. “Ma a dire il vero – Costa prova subito a smorzare  – ho invitato tutti tra ieri e l’altro ieri”.

Insomma, Costa è pronto. È passato del tempo da quando, ad appena quattro anni, ha iniziato le elementari “visto che sapevo già leggere e scrivere”, e poi, il karate, il Coni “dove sono diventato presidente quando tutti mi prendevano per pazzo”, l’amore per la filosofia, per la nonna accudita fino in punto di morte, la laurea in giurisprudenza a soli 22 anni con una tesi sul Caso-Ocalan, e quel “concorso per vigile urbano che ho vinto. Ma a cui ho rinunciato. Immaginate? Io, figlio di ferroviere, che decide di rinunciare a un posto fisso…”.

C‘era altro nel destino dell’enfant prodige convinto da Lombardo a fare il grande passo. C’era una carriera da manager. Anzi, da “problem solver. Questo sono io. Risolvo problemi. L’ho sempre fatto, al Coni, anche con meno risorse dei miei predecessori. E chi pensa – incalza – che io non abbia esperienza da amministratore, non conosce la struttura che io guido: decine di federazioni, diversi bilanci, una propria giustizia, mille eventi organizzati ogni settimana”.

Esperienza da calare su una bomba a orologeria come la città di Palermo. “Che non è da cambiare, ma va semplicemente restituita ai cittadini”. Con quali programmi? “Quello che non va lo sappiamo tutti. Non serve che lo ripeta io oggi. Posso dire solo di avere un metodo per vincere le mie sfide. Ma non ve lo posso svelare”. Per i dettagli, ripassare il 21 marzo, nuova convention, quando si saprà qualcosa di più della ricetta in grado di far risorgere Palermo dalle ceneri della gestione-Cammarata: “Ma attenzione – precisa Costa – Cammarata è anche un alibi per i palermitani. Tutti noi abbiamo la nostra parte di responsabilità, se la città è diventata quella che è. Ma io credo che questa città possa davvero tornare bellissima”.

Già, perché “impossible is nothing”, ripete Costa, facendo riferimento allo slogan di un’azienda di abbigliamento sportivo, off course. Nulla è impossibile: “Sono certo che vincerò al primo turno”. Se non dovesse succedere, bisognerà decidere se allearsi con qualcuno. Magari col Pdl del suo amico Francesco Cascio: “Ma io non entro in questi discorsi. Come potrei? La mia candidatura è sostenuta da leader di partito che decideranno cosa è meglio per la coalizione. Io – precisa con un sorriso – parlo a tutti i palermitani. Anche con chi ha sbagliato. Libererò la città dal peccato e dai peccatori. Io credo nella redenzione”.

Insomma, Costa è libero, ma non troppo, dalle logiche di partito O, se si guarda dall’altra parte, Costa è il candidato dei partiti, ma nemmeno troppo legato: “Io con Fli, Udc ed Mpa ho preso un impegno. E loro lo hanno preso con me. Finché l’impegno verrà rispettato, andremo avanti”. Quell’impegno, sottoscritto anche dal governatore Lombardo, “che ha vinto le mie ultime resistenze. Mi ha detto che sarei stato libero di operare e che avrei avuto il sostegno del governo regionale e nazionale”.  Per vincere la nuova sfida del candidato giovane, dal curriculum infinito e dalla “vita perfetta”. “Ho già chiesto a mia madre – rivela – se è pronta a sopravvivere al proprio figlio, al suo disonore o al suo successo. Mi ha detto di sì. E oggi sono pronto a rinunciare a tutto, per amore di Palermo”.


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