Costanzo e Bosco, identikit e replica |"Provvedimento spettava di diritto" - Live Sicilia

Costanzo e Bosco, identikit e replica |”Provvedimento spettava di diritto”

I segreti di Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, i finanziamenti elettorali a Anna Finocchiario, Nicolò Marino e Basilio Catanoso, l'antimafia, la ribellione al racket e in esclusiva i capi d'indagine della magistratura. I sindacati: "Salvaguardare i 400 lavoratori impegnati nel nostro territorio e le opere da completare. Massima fiducia nelle forze dell'Ordine".

CATANIA- Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, signori di Catania, imprenditori più potenti del Sud Italia, sono ai domicialiari per corruzione, avrebbero versato una tangente in sei rate a una dirigente dell’Anas, 150mila euro per ottenere la cessione da 145milioni di euro dell’appalto per la realizzazione della Variante di Morbegno, in Lombardia. Avrebbero pagato per ottenere il nulla osta alla cessione di un ramo d’azienda che in realtà valeva l’affidamento, senza gara, di un mega appalto.

Il loro gruppo conta circa 1.200 dipendenti, tutti assunti a tempo indeterminato, un esercito che vale quanto la Fiat di Termini Imerese sul piano occupazionale e che adesso finisce nell’occhio del ciclone, dopo l’arresto dei due imprenditori.

I sindacati chiedono la massima attenzione per salvaguardare i livelli occupazionali. “In questo momento presso la Tecnis operano in Italia circa 700 lavoratori dei quali più di 400 sono impegnati in importanti cantieri aperti nel nostro territorio quali la Metropolitana e l’Ospedale San Marco. Per i lavoratori occupati chiediamo la possibilità di poter continuare a lavorare nel completamento delle opere nei tempi previsti ed il regolare pagamento delle retribuzioni”. È questo il commento dei tre segretari generali di Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl di Catania, Giovanni Pistorio, Francesco De Martino e Nunzio Turrisi che sottolineano: “Riponiamo massima fiducia nell’operato delle forze dell’ordine ed in questo caso del G.I.C.O., della Guardia di Finanza e della Magistratura di Roma che portato all’esecuzione di dieci ordinanze di custodia cautelare nei confronti di dirigenti dell’Anas, di politici e dei vertici dell’impresa Tecnis spa che ha sede nel nostro territorio e auspichiamo che si possa rapidamente fare chiarezza sui fatti oggetto delle indagini”.

Costanzo ha un lungo curriculum, tutto disegnato ai piani altissimi del potere. Commercialista, ex assessore al Bilancio di Enzo Bianco, rampollo di una famiglia di imprenditori, vicinissimo ad Anna Finocchiaro. La Tecnis, come ha svelato il mensile “S”, è stata nel 2006 l’unica impresa finanziatrice della campagna elettorale di Anna Finocchiaro. A Catania si è aggiudicata i più importanti appalti, a partire dall’ospedale San Marco da 140milioni di euro, la scommessa del governo Lombardo alla quale ha lavorato a lungo Giovanni Pistorio. Il progetto, risalente agli anni ’90 era rimasto nel cassetto dell’Azienda sanitaria etnea. Pistorio e Lombardo hanno trovato i finanziamenti, alla variante ci pensò il consiglio comunale di Catania, a 3 mesi dal voto del 2005: proprietari dei terreni l’editore Mario Ciancio e alcuni suoi parenti. Tecnis ha realizzato anche la darsena del porto (50milioni di euro), durante l’esecuzione dei lavori all’improvviso sono spariti i finanziamenti e l’impresa ha rischiato il crack per rispettare i tempi e non incorrere in penali.

L’impresa di Costanzo e Bosco ha realizzato anche il centro logistico dell’Interporto etneo, sotto la presidenza di Alessandro Albanese, numero uno di Confindustria Palermo. L’opera è stata ultimata, ma la Regione non ha finanziato la società che dovrebbe gestirla e la struttura rischia di essere abbandonata. Altro grande appalto catanese è la metropolitana da 100milioni di euro, aggiudicata alla Tecnis insieme alla Sigenco, colosso dell’imprenditore Santo Campione, socio storico di Bosco e Costanzo, di recente scomparso, accusato di aver realizzato le gallerie con cemento depotenziato. Campione è stato braccio destro del cavaliere Mario Rendo. L’appalto era stato aggiudicato al Consorzio Uniter, del quale Tecnis fa parte, dopo il fallimento della Sigenco, Bosco e Costanzo sono subentrati e stanno portando l’opera al completamento.

Mimmo Costanzo è noto alle cronache per aver denunciato gli estortori di un appalto sulla Salerno-Reggio Calabria e per aver organizzato la proiezione, al teatro Massimo Bellini, di un documentario su Pippo Fava e per la militanza antimafia in Confindustria, organizzazione di cui è componente del consiglio direttivo di Catania.

Concetto Bosco Lo Giudice è anche lui rampollo di un’importante famiglia di imprenditori catanesi. Nel 2012 con la Cogip aderisce ufficialmente al Protocollo di legalità sottoscritto da Confindustria e ministero degli Interni. Concetto Bosco – come svelato dal mensile S – ha finanziato alle ultime politiche Nicolò Marino e Basilio Catanoso.

Adesso sono coinvolti nell’inchiesta della Procura di Roma, insieme all’ex sottosegretario alle Infrastrutture del governo Prodi Luigi Meduri, che avrebbe fatto da intermediario tra Antonella Accroglianò, dirigente Anas arrestata e i due imprenditori catanesi. Lo Giudice e Costanzo sono accusati di corruzione, avrebbero ritardato il pagamento di una tangente. La mazzetta sarebbe relativa alla vicenda che ruota attorno all’appalto da 145 milioni per la realizzazione della cosiddetta Variante di Morbegno, in Lombardia. L’appalto, infatti, era stato vinto dai due imprenditori catanesi che, attraverso Meduri, avrebbero chiesto all’Anas, e dunque alla Accroglianò, l’autorizzazione alla cessione di un ramo d’azienda. In realtà, dicono gli investigatori, si trattava di una una vera e propria cessione del contratto d’appalto, pratica normativamente illecita.

IL CAPO D’ACCUSA. Secondo quanto risulta dagli atti di cui è in possesso Livesicilia, due sono i capi d’accusa che riguardano Costanzo e Bosco. Il primo è per corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio. I funzionari pubblici inquisiti, avrebbero ricevuto soldi per “l’emanazione degli atti finalizzati al pagamento ed erogazione dei corrispettivi contrattuali in favore delle società del gruppo Tecnis con priorità rispetto ad altri appaltatori”.

Sarebbe stato consentito alla Tecnis di ricorrere “alla procedura semplificata di definizione delle riserve in violazione delle indicazioni dell’Anticorruzione”. Grazie alla corruzione sarebbe avvenuta “l’emissione da parte dell’ente pubblico del provvedimento denominato “presa d’atto” che avrebbe consentito al gruppo Teenis di cedere ad altra impresa, in violazione delle norme vigenti, contratto in essere con la spa per la realizzazione dell’opera pubblica denominata “Variante di Moròegno” (del valore di euro 145.387008,83)”.

L’Anas avrebbe assunto Gennaro Zizza e Antonio Clemente Chindamo, raccomandati dal sottosegretario Meduri. Il secondo Capo riguarda Bosco e Costanzo, “quali imprenditori interessati all’ottenimento dei pagamenti pretesi dalle imprese Tecnis Spa e Cogip nei confronti di Anas spa nonché alla rapida definizione del procedimento di «presa d’atto” della cessione relativa alla variante di Morbegno, Meduri “mediatore” degli interessi delle predette imprese, avvalendosi dei rapporti di personale conoscenza ed influenza con la Accroglianò, promettevano consegnavano denaro ai pubblici funzionari Accroglianò e De Grossi; ottenendo Meduri, per sé, che la Accroglianò si interessasse per far assumere presso Zizza Gennaro Chindamo Antonio Clemente (persone a lui riferibili).

LA REPLICA. Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice sono assistiti dell’avvocato Carmelo Peluso che, intervistato da Livesicilia, punta l’attenzione sui capi d’accusa. “E’ importante rilevare -spiega Peluso- che Bosco e Costanzo non fanno parte di coloro che sono accusati di associazione per delinquere”. I due imprenditori catanesi sono accusati di corruzione. “Avrebbero pagato una determinata cifra -continua Peluso- per ottenere qualcosa che spettava loro di diritto”.

Il legale contestualizza il periodo in cui, secondo la Procura di Roma, sarebbe stato posto in essere il reato contestato. Siamo tra il 2014 e il 2015, in quel momento “la Tecnis -racconta Carmelo Peluso- era in forte crisi di liquidità”, una crisi provocata anche dai ritardi nei pagamenti dell’Autorità portuale di Catania. “Per fronteggiare questa crisi -spiega ancora l’avvocato- i due imprenditori hanno deciso di cedere il ramo d’azienda dei lavori in Lombardia, comprensivo di macchinari, non era una cessione d’appalto ed era consentita dalla legge. L’Anas doveva semplicemente fare una presa d’atto, che spettava loro di diritto, per questo avrebbero pagato, secondo l’accusa, delle somme in corso di accertamento, ribadisco -conclude- che era un loro diritto avere quel provvedimento”.

LA NOTA DELLA TECNIS. Relativamente alle imputazioni che vengono contestate agli imprenditori Bosco e Costanzo, Tecnis desidera fare alcune precisazioni così da chiarire il contenuto della vicenda giudiziaria: In primo luogo Tecnis intende chiarire che agli imprenditori Bosco e Costanzo non sono state rivolte accuse né per associazione a delinquere, né per appalti truccati. Le imputazioni riguardano il reato di “corruzione”, ma non, come è stato erroneamente divulgato, per ottenere somme non dovute. Le interferenze al vaglio della magistratura riguardano piuttosto un tentativo di accelerare i tempi di pagamento di corrispettivi dovuti, nonché per ottenere in tempi accettabili la presa d’atto per la cessione del ramo d’azienda Lombardia, necessaria per fare cassa per poter far fronte alle esigenze finanziarie dell’azienda.  Auspichiamo che si possa fare più rapidamente possibile chiarezza, al fine di consentire alla Tecnis la continuità d’impresa.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI