Un’ordinanza contingibile e urgente del presidente della Regione Nello Musumeci, la n. 64 del 10 dicembre 2021 sulle misure di prevenzione e gestione dell’emergenza da Covid-19, affidava o, forse meglio, confermava ai medici di medicina generale (mmg) e ai pediatri di libera scelta (pls) il compito di “supportare le Asp del Ssr nella gestione dei pazienti Covid-19, positivi o sospetti tali, effettuando tamponi rapidi o altri test a specifiche categorie di soggetti, avendo cura che tali attività venissero svolte in contesti atti a garantire le misure organizzative, di prevenzione e protezione adeguate”. E ribadiva che, proprio loro, “dispongono: a) per i soggetti con esito positivo, il periodo di inizio e fine isolamento con l’adozione del relativo provvedimento contumaciale; b) per i contatti stretti di caso confermato di Covid-19 da loro individuati, il periodo di inizio e fine isolamento con l’adozione del relativo provvedimento contumaciale”. Poi si è arrivati ai numeri esponenziali post festività e tutto questo non bastava più.
La versione dei medici di base
“Abbiamo registrato i pazienti positivi, prestato loro le prime cure ogni volta che ce n’è stato bisogno – ci dice sgomento un medico di base di Catania che preferisce rimanere anonimo – seguito il decorso della positività, contattato i numeri di emergenza al posto dei nostri assistiti, caricato tamponi sulle varie piattaforme e persino, soprattutto nel caso dei tamponi di fine isolamento fatti da chi non li caricava sul sistema, seguito tutta la procedura. Oltre a scaricarli dal sistema abbiamo anche stampato noi i Super Green Pass. Non abbiamo guardato l’orario, né le 18 ore previste dal nostro contratto di lavoro né se le telefonate arrivavano di sabato, domenica o di notte. Eppure ci hanno chiamati a gran voce – continua il professionista – ‘l’esercito dei fannulloni’ in una trasmissione di Mediaset andata in onda domenica in prima serata. È inaccettabile”.
A Catania e provincia i medici di base e i pediatri di libera scelta sono undicimila. Sono medici ma sono stati sommersi da una valanga di burocrazia senza avere neanche una corsia preferenziale che li aiutasse a risolvere i problemi dei positivi chiusi in casa ad aspettare la telefonata dell’Usca o dell’Asp per sapere quando e dove poter andare a fare il tampone di fine isolamento. Oppure aspettando, anche più di 15 giorni, di ricevere il risultato di un tampone negativo e quindi il certificato di guarigione, quello di fine isolamento e il benedetto super Green pass.
Il gruppo di aiuto
Quando la situazione ha raggiunto e superato i 21mila positivi solo in provincia di Catania, il commissario Covid etneo, Pino Liberti, ha avuto l’idea di istituire un gruppo di aiuto in grado di supportare mmg e pls.
Il gruppo, composto da dieci persone, doveva entrare in funzione venerdì 14 gennaio 2022, prendendo in carico un centinaio di medici a testa, ma l’operatività è stata scambiata per contattabilità e così il gruppo, da quel giorno, ha iniziato a contattare i medici via telefono. Ognuno ne doveva contattare dai 100 ai 150. Al commissario Liberti avevamo chiesto se non sarebbe stato meglio inviare a tutti una mail ufficiale indicando nome, numero di telefono e mail di contatto riservato.
“Non sono stata contattata da nessuno – dice Margherita, dottoressa di base in provincia di Catania – solo martedì, dopo 12 giorni che aspettavamo di sapere in cosa consisteva l’aiuto che il commissario ci aveva promesso, ho ricevuto una mail in cui più che un aiuto ci chiedono ancora pratiche burocratiche; dai referti in pdf all’email dell’assistito e se l’assistito non ha la mail dovremo essere noi a fargli da segretari. Siamo medici, ma ci trattano da segretari e ci chiamano fannulloni. Forse non hanno torto i nostri colleghi del Lazio, hanno intenzione di indire uno sciopero generale e, intanto, smetteranno di rispondere a cellulare e mail dalle 20 alle 8 nei feriali, dalle 10 di sabato e prefestivi e tutto il giorno nei festivi”.