Covid: se non agiamo in fretta, presto sarà già tardi...

Covid: se non agiamo in fretta, presto potrebbe essere tardi

Le colpe della politica ci sono, ed evidenti. La responsabilità dei cittadini deve rimediare.

Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti. Se con il Covid non agiamo in fretta, prestò sarà già tardi. Dovrebbe essere questa la consapevolezza che ci guida, perché possiamo ancora farcela, ma arriverà un giorno, se non si inverte la rotta, in cui i numeri nazionali potrebbero tragicamente ricalcare quelli di Bergamo e della Lombardia nei mesi tragici. Gli ospedali faticheranno a trovare un posto sia per i pazienti Covid che per gli altri. E il numero delle vittime diventerà anche aritmeticamente terribile, essendolo già adesso, umanamente, nel carico di ogni vita persa, forse per una insufficiente prevenzione. Con un nuovo lockdown verosimilmente alle porte.

Le colpe della politica e le nostre

Esistono delle colpe della politica, per sgomberare il campo da inutili indulgenze, che ognuno può suddividere come crede tra governo centrale e governi regionali. Il sistema, di tracciamento e di assistenza, andava potenziato molto più di così. Sarebbe stato necessario limitare la mobilità allo stretto indispensabile e calibrare meglio il rapporto stretto tra economia e salute, perché, se va a farsi benedire la seconda, la prima muore. Sarebbe stato importante dotare meglio le scuole e sistemare la vicenda dei trasporti pubblici. La politica che comanda ha frenato, colpevolmente, tirando un sospiro di sollievo. Sta inseguendo il virus, invece di anticiparlo. La politica che critica chi comanda si è fatta, in qualche caso, vedere in giro senza mascherina. E basterebbe questo per definirla e per allargare il discorso alla retorica che non produce fatti.

Ma poi ci sono le nostre colpe. Nostre, a prescindere dai comportamenti singoli, nel senso della comune cittadinanza. Abbiamo, come si dice con una espressione abusata, ma efficace ‘abbassato la guardia’. Ci siamo convinti di essere stati baciati, ancora una volta, da un ‘super-stellone’ che ci avrebbe chissà perché protetto, mentre nel mondo divampava un incendio. Il ‘Noncenecoviddi’, che ha il suo copryright a Palermo, è diventato il manifesto ideologico di un atteggiamento irresponsabile. Coloro che si ‘ostinavano’ a proteggersi con la mascherina sono stati malamente fissati da tutti gli altri. Se non riconosciamo gli errori di appena ieri, sarà più semplice ripeterli.

Quello che ha detto il premier Conte

Basteranno le misure presentate ieri sera dal Presidente del Consiglio? QUI un riassunto delle cose principali. Anche il premier ha ribadito l’importanza delle cautele, dell’uso della mascherina, dell’igiene e del distanziamento. Ma la vera domanda è appunto ineludibile: sarà sufficiente? Le prossime settimane daranno una risposta inequivocabile.

Cosa fare d’ora in poi?

Cosa fare d’ora in poi? Tenere presente la realtà, soprattutto. Scriveva ieri Paolo Giordano sul ‘Corriere della Sera’: “ L’aumento dei contagi rende ogni giornata più decisiva, più «lunga» della precedente. Per questo, sentir parlare adesso di Natale è ridicolo: il 25 dicembre, nel tempo curvato dall’epidemia, è lontano non due mesi ma due anni. Intanto la paura, dalla primavera a oggi, è cambiata. Se a marzo temevamo la malattia, ora la paura prevalente è quella di un altro lockdown, è legata all’assumere che tutto debba ripetersi uguale, con l’intero Paese paralizzato per molte settimane di fila. Entrambi gli aspetti — la paralisi completa e la sua durata — sono ancora evitabili e devono essere scongiurati. Ma il tempo a disposizione è poco, pochissimo, e si accorcia sempre più in fretta”. Ognuno deve combattere la sua battaglia, ecco il succo. Chi ha il potere di fare, faccia. Ma anche noi che abbiamo il potere di impegnarci per vincerla con le nostre scelte siamo chiamati a combatterla, ognuno con la propria responsabile cautela. E dobbiamo agire adesso, altrimenti sarà tardi.


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