In terapia intensiva solo non vaccinati, novità sulle terze dosi

In terapia intensiva solo non vaccinati, novità sulle terze dosi

Commenti

    Lo Spallanzani ha avviato lo studio sulla somministrazione di anticorpi monoclonali alternativi alla terza dose in soggetti bisognevoli di supporto anticorpale.

    D’accordo, se la differenza tra il costo della terapia monoclonale e il costo della terza dose la paga il paziente

    «effetto paradosso» con più contagiati tra gli immunizzati
    Oggi la protezione contro la Delta è dell’88% dal contagio e del 93% dalle conseguenze più gravi (terapia intensiva e decesso). Uso gli ultimi dati pubblicati: nella fascia più a rischio, quella degli ultraottantenni,hanno avuto le due dosi di vaccino 4.415.898 italiani. E non si sono ancora vaccinati altri 300.892. Siccome la protezione dal contagio è dell’88%, significa che sul 12% dei vaccinati quella protezione non c’è (il vaccino non ha efficacia e quindi si è pari ai non vaccinati): si tratta di 497.507 italiani, molti più di quelli senza vaccino. È matematico quindi che il contagio sia superiore fra questi 497 mila che hanno ricevuto due vaccini che non hanno funzionato piuttosto che fra i 300 mila che sono nella stessa condizione non avendolo fatto. Se la protezione dalle conseguenze gravi è del 93% dei vaccinati, questo significa che non esiste nel7% di loro. Questa percentuale nella fascia degli ultraottantenni italiani si traduce in 290.212 vaccinati che in realtà è come se non lo fossero. Un numero assoluto quasi identico a quelli che non hanno mai visto una siringa vicino a loro. Quindi è normale che i numeri dei ricoverati in terapia intensiva come quelli dei decessi siano simili fra vaccinati e non vaccinati. Accadrà in ogni fascia di età se i vaccinati saranno intorno all’80-90%.

    In Italia invece, rispetto a Israele e Inghilterra, i ricoverati in terapia intensiva sono tutti non vaccinati. Noi abbiamo il super-Pfizer.

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