Crocetta e le nomine della discordia |Una lunga scia di polemiche - Live Sicilia

Crocetta e le nomine della discordia |Una lunga scia di polemiche

L'ultimo caso all'Ast. Ma prima vennero Cicero, Ingroia e gli altri.

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PALERMO – L’ultimo caso riguarda l’Ast. E il nuovo presidente della partecipata che si occupa di trasporto pubblico. Ossia Massimo Finocchiaro, vicino a Rosario Crocetta, già militante del Megafono, subentrato a Dario Lo Bosco, travolto da un’inchiesta. Secondo Nello Musumeci, leader di #DiventeràBellissima e presidente della Commissione Antimafia, Finocchiaro non avrebbe i titoli per ricoprire l’incarico. Secondo Musumeci sarebbe “carente il requisito relativo al titolo di studio adeguato all’attività svolta dalla società Ast che, com’è noto, è azienda del settore del trasporto pubblico locale. Altrettanto carente è il requisito relativo all’esperienza quinquennale maturata in enti assimilabili all’Ast”. Crocetta ha affidato al sua replica all’agenzia Adnkronos: “E’ veramente strano che Musumeci affermi che Finocchiaro non avrebbe i titoli per occupare questa carica, se si considera che Finocchiaro è stato amministratore dell’AST dal ’97 al 2001, nominato dall’allora Presidente della Regione, Giuseppe Provenzano, su suggerimento dell’allora assessore Nino Strano, che non solo era l’assessore al ramo che si occupava dell’AST ma era anche di An, cioè lo stesso partito in cui militava allora Musumeci”, dice il governatore.

Si apre così un nuovo scontro, l’ennesimo, nel campo minato delle nomine del presidente. Che in questi anni sono state spesso occasione di scontri, polemiche, in alcuni casi anche di clamorose marce indietro. L’ultima pietra dello scandalo era stata la (ri)nomina di Antonio Fiumefreddo ai vertici di Riscossione Sicilia. L’avvocato catanese era entrato in rotta di collisione con l’Ars, era stato costretto all’uscita di scena dalle dimissioni del cda, ma Crocetta lo ha rimesso in pista più forte di prima, facendo storcere il naso a qualche deputato.

Altra nomina dalla storia tormentata fu anni addietro quella di Alfonso Cicero alla guida dell’Irsap. Su cui si scatenò un braccio di ferro tra governo e Assemblea, sfiorando lo scontro istituzionale. Anche in quel caso ci fu chi contestò il possesso dei titoli per la carica, ma Crocetta tagliò la testa al toro alla fine in quanto Cicero era un interno dell’amministrazione regionale. Era il lontano 2013, due anni dopo, tra il governatore e Cicero si sarebbe consumato un clamoroso divorzio.

Tormentato anche il capitolo degli incarichi ad Antonio Ingroia. Crocetta ci provò una prima volta ponendolo a capo di Riscossione Sicilia, quando l’ex candidato premier era ancora magistrato, destinato ad Aosta dopo la sfortunata campagna elettorale per le politiche. Ma il Csm negò l’autorizzazione e non se ne fece più niente. Andò in porto invece la nomina nel 2013 a commissario di Sicilia e-servizi. A febbraio 2014 poi un’altra nomina: Crocetta spedisce Ingroia come commissario della provincia di Trapani. L’esperienza sarà breve perché nel frattempo l’Anticorruzione di Cantone aveva fatto notare che il doppio incarico all’ex pm non era cosa buona e giusta.

Ma ci furono anche le nomine annunciate e mai andate in porto. Come quella di Tano Grasso, simbolo dell’antiracket, che doveva guidare, annunciò Crocetta, “il dipartimento tecnico, che dovrà valutare tutti gli appalti della Sicilia”. Non se ne fece mai nulla, forse in Regione si mise a fuoco che mancavano i titoli. Il solito dettaglio. Che torna adesso d’attualità con la vicenda dell’Ast.

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