Crocetta, il NEO presidente | che vuole fare la rivoluzione - Live Sicilia

Crocetta, il NEO presidente | che vuole fare la rivoluzione

Sin dalla sua discesa in campo, Crocetta ha vestito i panni dell'anomalia di sistema, come l'eroe della saga di Matrix. E nei suoi primi giorni da governatore, al netto di eccessi forse calcolati, ha costretto i partiti a fare i conti con la sua linea, spiazzando gli osservatori

PALERMO- Gli mancano impermeabile nero e occhiali scuri. E forse anche un po’ di phisique du role. Ma ai cultori del genere, l’accostamento di Rosario Crocetta a Neo, il Keanu Reeves dI Matrix, non sembrerà azzardato. L’anomalia Neo, che mette a rischio l’esistenza stessa del sistema Matrix è un’allegoria che potrebbe calzare a pennello al ruolo di guastafeste fuori dal sistema che il (neo)governatore si sta cucendo addosso. Con buona pace dei partiti. Ma non solo.

Prima di essere un presidente “contro”, Rosario Crocetta ha vestito i panni del candidato contro. Era estate, sembra trascorsa un’era geologica e la memoria di quei giorni si è quasi perduta. Ma sin dalla sua discesa in campo, non mediata dagli organi di partito, estranea agli schemi tradizionali del Palazzo, l’ex sindaco di Gela ha fatto irruzione nella sfida elettorale sparigliando. Un’autocandidatura la sua, da principio mal digerita dal suo stesso partito, sdoganata a sorpresa da Gianpiero D’Alia dell’Udc dopo liti e contumelie a mezzo stampa. Fino alla benedizione dello stesso Pd, messo alle strette. L’anomalia di sistema si era già insinuata. Gioco delle parti, disse qualcuno, derubricando a spettacolo di facciata quanto si muoveva nel campo del vecchio centrosinistra. E su Crocetta “portato” dal tandem Beppe Lumia-Antonello Cracolici si parlò e si scrisse parecchio. Con la tentazione di ridurre a santino il politico gelese, ideale faccia spendibile per rivestire e mascherare un’operazione di continuità politica col passato. E fu così che nacque la vulgata del patto della cravatta prima e della crocchè poi, tutto costruito sulla matematica certezza dell’inciucio, perché si scrive Crocetta ma si legge Lombardo, come da destra e sinistra si ripeteva a mo’ di mantra. Dando per scontato, all’indomani delle elezioni, lo scandaloso patto tra il “rivoluzionario” Crocetta e il blocco lombardiano. Anche su questo, Crocetta fin qui ha spiazzato. Procedendo si un percorso diverso, che non passa dal rapporto privilegiato con la pattuglia di Miccichè e Lombardo ma che, stando agli annunci, si muove sulla ricerca di maggioranze ampie su singoli provvedimenti. Linea che ha già incassato la non chiusura della riottosa pattuglia del Movimento 5 Stelle. E di questi tempi è già questo un mezzo miracolo.

“Crocetta si diverte”, commentava oggi lontano dai taccuini un superbig del Partito democratico. E pare proprio che abbia ragione. I partiti vogliono dettare la linea? “Si rassegnino”, ripete il governatore, che già lavora per costruirsi il suo. Con una sorta di “e qui comando io” che nella politica degli equilibri precari e del Cencelli fa sempre specie, anche se ricorda, ricordo pesante, in qualche modo la propensione all’autarchia del suo predecessore. Eppure, già all’indomani del voto, eravamo convinti di conoscere nomi, cognomi e deleghe dei futuri assessori, incasellando i soliti noti sulle poltrone che contano. Crocetta s’è messo di traverso. A modo suo. Con quella cifra di eccesso che è del personaggio. Raccontano che a un vertice importante, col gotha dei “suoi” partiti, un paio di sere fa non si sia presentato perché troppo stanco. Vero chissà, verosimile senz’altro. Di certo c’è che sulla giunta la quadra ancora non arriva e che tra diversi mal di pancia i partiti sembrano destinati a cedere ai desiderata del governatore-anomalia. Che va avanti, senza apporre il manzoniano “con juicio” alla perifrasi. Avanti anche un po’ troppo, come è capitato in questi giorni, con proclami e annunci che si sono subito scontrati con le difficili dinamiche del Palazzo. Dai tempi di formazione della giunta a quelli per la rotazione dei dirigenti, Crocetta ha dovuto rallentare la sua ideale tabella di marcia. Trasmettendo però, con una indiscutibile abilità di comunicatore, la sensazione si essere frenato e ostacolato da terzi. Quell’abilità di comunicatore della politica ai tempi del grillismo che gli ha fatto incassare pacche e consensi nell’arena televisiva nazionale al cospetto di leghisti e berluscones. Facendogli perdonare una certa tendenza all’approssimazione che ha contraddistinto diverse delle sue prime uscite da governatore.

Crocetta va avanti. Vuole Battiato e ottiene Battiato. Un’inchiesta sul primo settimanale italiano riesuma pagine scomode dei suoi trascorsi politici, il governatore fa spallucce, ricorrendo al sempre comodo luogo comune della “macchina del fango”. La sua storia politica e il sostegno di un Nicolò Marino lo confortano di certo. Quanto poi dell’immagine di Neo, l’Eletto della saga dei fratelli Wachowski, sia sostanza e quanto apparenza, solo il tempo potrà dirlo. Ma di tempo, la Sicilia dai conti disastrati e dell’economia in ginocchio non ne ha troppo. E l’impresa a cui questo governo è chiamato può risultare ancora più ardua della missione impossibile di Neo.


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