Crocetta: "Non ho tradito Lucia" | Ma la Sanità era dei suoi "amici" - Live Sicilia

Crocetta: “Non ho tradito Lucia” | Ma la Sanità era dei suoi “amici”

Il governatore: "Nessuno ha influito sulle mie scelte. Non sono prigioniero del cerchio magico". Ma dall'inchiesta emerge uno spaccato inquietante: erano Tutino, Sampieri e altri medici a individuare, insieme al presidente, i futuri manager di Asp e ospedali.

PALERMO – “Chiunque può sognare persino di condizionare le mie scelte, ma rimangono sogni, castelli in aria”. Nessuna influenza sulle sue decisioni. Nessun cerchio magico a indirizzare quelle nomine. Rosario Crocetta va al contrattacco. Lo ha fatto ieri con un comunicato stampa infarcito un po’ di tutto (compresi gli orientamenti sessuali di Matteo Tutino) e poi con una “puntata” a Palazzo dei Normanni, dove ha ribadito con forza che nessun elemento ha influenzato le scelte nella Sanità siciliana. Oggi è prevista una replica a Sala d’Ercole.

“Nessuno ha condizionato le mie scelte”, ha ribadito Crocetta. E in un certo senso non ha torto. Dalle inchieste della Procura di Palermo su Villa Sofia, infatti, emerge dell’altro. Una sintonia totale tra il governatore e un gruppo di medici che, di fatto, tiravano i fili della Sanità. Nonostante l’apparente trasparenza di una complessa procedura di selezione, che Crocetta ieri ha voluto ricordare nel suo comunicato: “La commissione di valutazione dei manager – ha detto il presidente – era composta da tre personalità indiscutibili, un magistrato, un professore della Normale di Pisa, un rappresentante dell’Agenas. La legge ci consentiva, ed era persino opinione diffusa in Parlamento, di scegliere al di là della valutazione della commissione, all’interno della lista di diverse centinaia di ammessi dove qualche amico escluso, onestamente c’era”. Nonostante quella lista di manager sia stata stilata grazie a periodici e continui contatti tra medici “fedeli” e lo stesso presidente. Come emerge dalle intercettazioni frequenti e in qualche caso inequivocabili.

Che coinvolgono quasi sempre il primario Tutino e il commissario di Villa Sofia Giacomo Sampieri. Il primo ai domiciliari, il secondo indagato. Ma tra i favoriti del governatore. Per Sampieri, infatti, Crocetta ieri all’Ars ha parlato di “eccesso di giustizialismo” nei confronti di un manager che si è “dimesso per un semplice avviso di garanzia”. Una interpretazione paradossale dei fatti. Visto che è proprio Sampieri a chiedere di potersi “dimettere” evitando così la revoca che era stata decisa in un primo momento da Lucia Borsellino. Revoca che avrebbe precluso al manager futuri incarichi nella Sanità siciliana. Incarichi ai quali, invece, Crocetta aveva promesso di destinare il medico. “Lucia – dice Sampieri a Crocetta – vuole fare la revoca io ho già mandato le mie dimissioni. Lucia vuole revocarmi”. Il governatore lo rassicura: “Ci sto pensando io”. Dialogo sulla falsa riga di quello tra Crocetta e Tutino. In quel caso è il primario ad avvisare Crocetta: “Presidente, Lucia vuole fare la revoca”. “No, no ho chiarito” lo rassicura Crocetta, che in una seconda telefonata aggiungerà: “Ora ma viru io cu Lucia”.

Le dimissioni, insomma, avrebbero preservato Sampieri dal divieto di ricevere altri incarichi. E il manager, forte del rapporto privilegiato col governatore, è sicuro. “Ancora non ho formalizzato – dice Sampieri parlando con la sorella e riferendosi alle dimissioni – ma sono andato a parlare col presidente. Abbiamo concordato insieme. Quasi sicuramente sarò nominato a brevissimo se non oggi stesso intanto come commissario ad Agrigento o ad Enna e poi si vedrà il direttore generale dove”. Rassicurazioni che contraddirebbero quanto dichiarato anche ieri dallo stesso Crocetta che, ripercorrendo l’iter di selezione dei manager ha precisato di avere concordato con Lucia Borsellino una “linea dura”, che avrebbe portato all’esclusione di “coloro che avevano fatto performance negative nelle aziende”. In quei giorni, però, erano già noti, e ne parla l’assessore Borsellino con i pm Leonardo Agueci e Luca Battinieri, i dati della gestione finanziaria dell’azienda Villa Sofia, guidata nel corso del 2013 da Sampieri, appunto. “All’azienda ospedaliera riuniti Villa Sofia Cervello – verbalizza l’ormai ex assessore il 26 marzo del 2014 – si evidenzia un disavanzo rispetto alle perdite programmate ehm abbastanza significative. In relazione a tale risultato di esercizio in sede di confronto con gli Organi Direttivi dell Azienda gli uffici hanno richiesto delle contro deduzioni alcune delle quali rinvenibili nel verbale di tali incontri ma non ritenuti dagli uffici esaustivi al fine di un definitivo superamento delle criticità”. E i magistrati provano a entrare nei dettagli: “Mi corregga se sbaglio – chiedono – lei ci sta dicendo che la gestione 2013 avrebbe maturato un disavanzo di 13 milioni di euro più o meno?”. Laconica la risposta di Lucia Borsellino: “Sì”.

Un buco da 13 milioni. Se non è una performance negativa questa… Ma Sampieri era molto di più di un commissario straordinario dai risultati finanziari non lusinghieri. Come emerge dall’inchiesta era lui, insieme a Matteo Tutino e, come vedremo, non solo lui, a indirizzare le scelte della Sanità siciliana. A cominciare proprio dai vertici di aziende sanitarie e ospedaliere. Ad Agrigento, ad esempio, andrà Salvatore Ficarra.

“Il manager di Agrigento Ficarra – spiega però Crocetta – aveva molte ragioni di risentimento nei confronti di Sampieri, se è vero com’è vero che ha avuto contro di lui ben due cause che aveva già vinto di fronte al tribunale di Gela”. Sarà. Evidentemente l’ex commissario non se l’era legata al dito: “Io personalmente insisterei tanto per Totò Ficarra ad Agrigento all’Asp di Agrigento”, diceva infatti Sampieri, rivolgendosi a Tutino, spiegandogli tra l’altro che “strategicamente Agrigento è un posto dove ci sono… c’è da fare decine di migliaia di voti… c’è un territorio come quello di Agrigento che è sterminato e il territorio di Agrigento non è che gli possiamo lasciare campo libero ad Angelino Alfano.. .”. Eppure, ha però tuonato ieri Crocetta era impossibile che “ci potesse essere, seriamente, qualcuno che potesse influire sulle scelte”. Sarà. Ma nei giorni immediatamente precedenti alla ufficializzazione della lista dei nuovi direttori generali, Sampieri chiamerà Tutino, chiedendogli se avesse già parlato col governatore. “Sì, – risponde il primario – sono con Giovanni (Giovanni Migliore, attuale direttore generale del Civico) e stiamo vedendo la lista. Domani sera devo essere dal presidente – proseguiva Tutino – cominciamo a mettere un po’ di nomi infatti volevo se ti è possibile se tu puoi venire ed esaminiamo alcuni nomi insieme a Giova”. Ma non finisce qua, ovviamente. C’è una listas da riempire. E Matteo Tutino ne parla senza giri di parole a uno dei più stretti collaboratori di Crocetta: “Mi pare che lui – dice il primario – mi ha detto domani che gli devo portare la lista dei pretoriani del presidente”. Una lista che sarebbe stata “illustrata” con attenzione. Bastava, in fondo, una mezzoretta: “Considera – insiste Tutino col collaboratore del presidente – che avremo bisogno di mezz’ora perché gli parlerò di ognuno con il curriculum… sono fedelissimi… mi ha detto di presentargli la lista dei fedelissimi”. E nelle telefonate, tante, Sampieri e Tutino esprimono anche la loro “preferenza” per altri futuri manager come Calogero Muscarnera (verrà nominato a Enna, ma solo dopo ci si accorgerà della insufficienza dei titoli del direttore generale) e Salvatore Brugaletta che andrà a guidare effettivamente l’Asp di Siracusa.

Ma il presidente anche ieri ha difeso la propria libertà “Non ascolto le sirene di alcuno”, ha detto. E persino l’intransigenza mostrata nei confronti degli aspiranti manager. Una rigidità che, a dire il vero, non sembra emergere proprio nel caso di Sampieri, già gravato da un avviso di garanzia: “Il presidente – dice il manager al telefono – vuole ancora nominarmi direttore generale bisogna solo vedere se io lo voglio”.

“Non ho commesso reati – ha rivendicato Crocetta anche ieri – non sono influenzabile da alcuno, ho denunciato miliardi di malaffare, ho destituito dirigenti inquisiti per corruzione “. Una difesa che suona un po’ imbarazzante in questi giorni contraddistinti, ad esempio, dalla difesa di un alto burocrate come Patrizia Monterosso condannata a un risarcimento milionario dalla Corte dei conti, o in quelli in cui ha accolto in giunta Giovanni Pistorio, simbolo di quella Sanità che Crocetta afferma di voler far dimenticare, e anche lui condannato dai giudici contabili per il caso del 118. Dettagli, ovviamente. “Il Crocetta presidente nel gioco surreale degli inganni, – ha protestato infine il governatore, parlando in terza persona – dopo essere stato accusato di agire per due anni e mezzo in totale autonomia, diventa prigioniero del cerchio magico di potere del suo medico. Nessuno può pensare che io abbia tradito Lucia Borsellino, per non avere riferito i desiderata di tanti”. Peccato che a pensarlo, però, sia la stessa Lucia.


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