Pd, Renziani all'attacco di Raciti | Cuffaro pretesto per lo scontro - Live Sicilia

Pd, Renziani all’attacco di Raciti | Cuffaro pretesto per lo scontro

Il caso scatenato dall'intervista dell'ex governatore squarcia il velo dello scontro interno per il controllo del partito siciliano. Il renziano Bruno: "Raciti prenda atto che non siamo più il partito consociativo del baratto di Cracolici, Crisafulli e Speziale". E c'è anche un caso Palermo. Crocetta: "Io profetico". Tutte le reazioni.

PALERMO – E Totò Cuffaro diventò la stura allo scontro interno al Pd, da Roma e Palermo. Il dibattito frenetico scatenato dall’intervista dell’ex governatore all’Huffington Post, nel quale si diceva poco più che un’ovvietà da tempo sotto gli occhi di tutti, è diventato l’occasione per riaccendere lo scontro tra le diverse anime del partito. A Roma,. È stata la minoranza bersaniana con Roberto Speranza a utilizzare il casus offerto da Cuffaro per attaccare il gruppo dirigente renziano di snaturare il partito. A Palermo, Fausto Raciti ha annunciato l’altolà al tesseramento rilasciando alo stesso quotidiano on line dichiarazioni che senza mai menzionarli espressamente sembrano chiaramente indirizzate ai renziani siciliani di Davide Faraone, negli ultimi tempi molto attivi ad allargare l’area del Pd a fuoriusciti del centrodestra, rinforzando così i ranghi.

E così il tema del “cuffarismo di ritorno” diventa un altro terreno di scontro tra le anime del Pd, a Roma come in Sicilia. A tutti i livelli. A partire dai territori, dove lo stesso Raciti ha messo in allarme circa “pratiche disinvolte” nei tesseramenti. A Palermo, ad esempio, Fabio Teresi, presidente della Quinta Circoscrizione a Palermo, esponente del “coordinamento PD Palermo 2017” vicino ad Antonello Cracolici, coglie l’attimo e attacca: “Le recenti notizie su ‘campagne di tesseramento’ assai preoccupanti nel PD in Sicilia, probabilmente spiegano anche alcune scelte del segretario provinciale del partito palermitano: ma se qualcuno pensa che una volta occupata la segreteria provinciale si possa fare anche a Palermo quello che è stato fatto in altre realtà, ha preso una cantonata”. Una stilettata contro la gestione del partito palermitano, in mano al renziano Carmelo Miceli. “Allo stesso modo –  prosegue Teresi – ci inquietano i silenzi di chi, con la propria faccia, ha offerto copertura a scelte ben più profonde di una semplice ‘operazione politica’”.

A offrire con maggiore chiarezza il quadro dei contendenti arriva il comunicato di Giuseppe Bruno, presidente del Pd regionale e braccio destro di Davide Faraone. “Il fatto che Cuffaro si inventi questa storia del tesseramento dei suoi uomini nel Pd, facendo cosi da assist alle parole del segretario Fausto Raciti, è la conferma di come in Sicilia il cambiamento di Renzi faccia paura e si stia cercando di restaurare il vecchio sistema consociativo e di potere che da Totò Cuffaro portava a Vladimiro Crisafulli, Antonello Cracolici e Lillo Speziale”. Un attacco a testa bassa, con nomi e cognomi che misura la temperatura altissima dello scontro interno al partito, già riaffiorato nei giorni scorsi sulla vicenda dei termovalorizzatori.

“Abbiamo avuto in Sicilia un tesseramento libero e aperto a tutti – aggiunge Bruno – e guarda caso adesso Raciti e compagni essendosi resi conto di essere netta minoranza provano a bloccare le iscrizioni immaginando magari di poter anche dare la patente di moralità a tante donne e uomini che hanno deciso liberamente di aderire al partito. Del resto sono gli stessi metodi e gli stessi personaggi che alle scorse primarie facevano di tutto per allontanare dai gazebo coloro che volevano votare per Renzi”.

“Raciti – aggiunge Bruno – deve prendere atto che anche in Sicilia il Pd è il partito di maggioranza e non il piccolo partito consociativo e del baratto che tanto faceva comodo ai suoi vecchi dirigenti politici. Per fortuna in Sicilia gli iscritti sono cresciuti e ciò è avvenuto grazie all’azione di tanti volontari e responsabili dei circoli che sono ben consapevoli di come il nostro sia un partito in cui l’identità di centro sinistra non è assolutamente in discussione così come non verrà mai meno la tensione morale che terrà certi personaggi lontani dal Pd. Stiamo vivendo una stagione politica di crescita – conclude – che non potrà essere di certo offuscata dai veleni di chi il partito dovrebbe guidarlo e che invece prova a inventarsi commissioni e controlli sul tesseramento sul quale statutariamente non ha assolutamente alcuna competenza”.

Ci risiamo, insomma. Renziani da una parte, ex diesse dall’altra. “Puntiamo a parlare alla maggioranza degli italiani, non ad acquisire la maggioranza del ceto politico del Paese”, ammoniva qualche giorno fa Raciti in un’intervista a Livesicilia. Lo scontro nel Pd siciliano riprende e sull’onda del caso Cuffaro vive una nuova escalation carica di veleno. Che sullo sfondo ha la partita per il controllo del partito anche in vista delle prossime regionali.

Le reazioni

“L’analisi su quello che avrebbe fatto Cuffaro uscendo dal carcere l’ho fatta in tempi non sospetti, sono stato profetico. Non voglio polemizzare, ma ho previsto quello che sta accadendo”. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, in merito alle polemiche interne al Pd sull’ingresso nel partito di uomini legati a Totò Cuffaro.


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