Da Calleri alla Lo Bello | Crocetta li caccia e li "ripesca" - Live Sicilia

Da Calleri alla Lo Bello | Crocetta li caccia e li “ripesca”

Crocetta li ha "cacciati" e poi richiamati. L'ex assessore Salvatore Calleri sarà rilanciato come 'esperto'. Mariella Lo Bello è stata 'recuperata' due volte. Per l'ex dirigente generale Marco Lupo pronto un nuovo incarico. E sono solo gli ultimi casi.

 

PALERMO – Del governo (e del sottogoverno) Crocetta non si butta via nulla. Ma proprio nulla. Un assessore non è più buono? Nessun problema, torna utile come “esperto”. Un “esperto” non è più utile? Torna buono come consulente. La giostra alla fine è sempre quella. E sempre quelle sono le facce.

L’ultima è quella simpatica di Salvatore Calleri. La sua scelta fu accompagnata da toni quasi solenni. Quelli buoni per accompagnare la designazione del successore di Nicolò Marino. L’assessore che fu simbolo dell’antimafia. Un’immagine che sbiadì, agli occhi del governatore, via via tra le polemiche sull’Eolico e sui rifiuti. “Il successore di Marino lo sceglierò io – disse allora Crocetta – e sarà un assessore di altissimo profilo. Un nome su cui nessuno potrà dissentire”. E il nome fu quello del siculo-toscano che aveva, dalla sua, un titolo su tutti: quello di presidente della fondazione Caponnetto. Quanto basta, evidentemente, per andare a gestire un settore delicato e complesso come quello dell’Energia, delle acque e dei rifiuti.

Pochi mesi dopo, però, Calleri è già fuori dalla giunta. Il nome “intoccabile” è stato messo fuori in ossequio alla pax col Pd. E nonostante i (non così convincenti, a dire il vero) tentativi di difesa dei deputati del Megafono, il movimento del quale Calleri fa parte, e che rappresenta in Toscana. All’attivo dell’assessore in uscita, una riforma del sistema idrico che ha scontentato le forze politiche in maniera bipartisan e una gaffe su Giuseppe Alessi: “Chi è costui?”.

Ma Crocetta in un certo senso, quella scelta l’ha difesa. Anche ieri, durante la presentazione del nuovo governo. Calleri era nelle retrovie. In abbigliamento casual e zainetto. Mentre dalla parte del nuovo ed elegantissimo governo, Crocetta ringraziava tutti gli assessori uscenti. E in particolare quel Calleri che “continuerà a dare il contributo alla Regione. Per lui ho in mente un ruolo fondamentale nella gestione degli appalti”. Del resto, è noto, “i titoli li ha: è presidente della Fondazione Caponnetto”. Per carità. Resta da vedere se e come Calleri davvero potrà proseguire la sua avventura in Sicilia. Il ddl anticorruzione, ad esempio, vieta in maniera esplicita incarichi di natura dirigenziale per chi ha ricoperto ruoli in giunta negli ultimi due anni. Nessun incarico apicale negli uffici di gabinetto, insomma, sarebbe legittimo (e su questo aspetto diremo qualcosa di più tra un po’, a proposito di un altro ex-nuovo assessore). Resta una soluzione da “superconsulente”. Un esterno. In una Regione che vanta già la bellezza di 18 mila dipendenti, 1.800 dirigenti, settemila lavoratori nelle società partecipate. Numeri regolarmente “censurati” dalla Corte dei conti, insieme, propiro, all’abuso degli esterni.

Ma alla Regione gli esterni non solo non sembrano diminuire, ma in qualche caso fanno fatica a diventare “esterni” davvero. Cioè fuori dai bilanci della Regione. Così, ecco che uno dei pochi dirigenti generali esterni rimasti fino a pochi giorni fa, Marco Lupo (oltre a lui, Patrizia Monterosso e Romeo Palma), è pronto a dire sì al prossimo incarico: sarà il nuovo commissario per il dissesto idrogeologico, come annunciato da Crocetta sempre in conferenza stampa. Un ruolo, quello di commissario, che il governo centrale ha assegnato, tramite ordinanza, al presidente della Regione e che quest’ultimo svolge grazie all’aiuto di un “soggetto attuatore”. Fino a ieri era Maurizio Croce. Nuovo assessore della giunta Crocetta. Nelle prossime ore sarà Marco Lupo, appunto.

Ma l’arte del ripescaggio era simboleggiata da una presenza, ieri, al fianco di Crocetta. Mariella Lo Bello, stando alle dichiarazioni del presidente, appare come l’assessore del vecchio governo buono per il governo del “nuovo inizio”. Equilibrismi che però a fatica nascondono la paradossale ascesa, caduta e risalita dell’ex responsabile del Territorio. Sacrificata sull’altare aretuseo degli equilibri di giunta, e ripescata due volte. Dapprima, nel ruolo di segretario particolare del presidente della Regione. Un incarico sul quale si allungano le ombre di una illegittimità sancita, come avevamo accennato sopra, dal ddl “anticorruzione”. La stessa norma che stabilisce le inconferibilità e le incompatibilità relative agli incarichi nella pubblica amministrazione. E che vieta esplicitamente l’attribuzione di incarichi di natura dirigenziale (tale è, quello di capo della segreteria particolare), a chi ha ricoperto il ruolo di assessore nei due anni precedenti.

Ma la “dubbia” posizione della Lo Bello è mutata presto. Crocetta ha deciso di cambiare tutto. E per farlo, è tornato indietro. A Mariella Lo Bello, appunto, chiamata di nuovo in giunta, dopo una sorprendente, per lei che si definiva “più Pd di tanti Pd”, transito al Megafono. Lì, alla Formazione, a continuare quello che ha già fatto Nelli Scilabra. A proseguire, cioè, sulla strada che ha portato in molti casi il governatore a scontri feroci con la propria maggioranza e persino con burocrati di alto livello.

E un burocrate di alto livello è tornato a essere Dario Cartabellotta. Ex assessore all’Agricoltura, Crocetta dovette privarsene un po’ a malincuore. “Ma la sua esperienza ci tornerà utile”, disse. A dire il vero, il caso di Cartabellotta è un po’ diverso dai precedenti, visto che il dirigente è da anni, già con Lombardo e Cuffaro, in ruoli-chiave dell’amministrazione regionale, dove è un dirigente “di ruolo”. Certo, Crocetta, dopo l’estromissione dalla giunta, ha “puntellato” il suo curriculum con incarichi assai pesanti, come quello di dirigente generale al Lavoro (ad interim, visto che lo aveva già nominato capodipartimento alla pesca) e di commissario del Comune di Licata. In occasione della nascita del Crocetta-bis, insieme a Cartabellotta, fu estromessa dalla giunta anche Ester Bonafede. Che ha fatto capolino nei Palazzi del potere proprio nelle ore calde del rimpasto. Per lei, però, (al momento) non è scattato il ripescaggio.

Un’arte alla quale il presidente Crocetta si era del resto esercitato fin dall’inizio di questa esperienza. Quando, cioè, dovette accogliere le dimissioni di uno dei suoi bracci destri: l’ex capo della segreteria tecnica Stefano Polizzotto. Immediatamente recuperato come consulente del presidente. Una posizione quella, utile anche per recuperare ad esempio Salvatore Parlato, ex capo della segreteria tecnica di Luca Bianchi, dopo l’addio dell’assessore romano. Che “svincolò” anche l’allora capo di gabinetto Giulio Guagliano: poco male, anche lui ripescato dal presidente addirittura al vertice del proprio ufficio di gabinetto. Un ripescaggio fu anche quello di Mariarita Sgarlata, una “renziana doc” come ama definirsi nonostante si fosse candidata per il Megafono alle ultime politiche. Elezione che non andò a buon fine. Per lei, però, ecco pochi mesi dopo, il posto di assessore al Territorio fino all’incidente della piscina. Un caso di “ripescaggio”, insomma, tramutatosi in un affondamento.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI