Da Catania a Gela, burocrazia folle |L'appalto da 250 milioni bloccato - Live Sicilia

Da Catania a Gela, burocrazia folle |L’appalto da 250 milioni bloccato

Quattrocentocinquanta lavoratori a rischio. Traditi dai governanti, umiliati dalla burocrazia.

L'ULTIMA VERGOGNA
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CATANIA – Il sogno di raggiungere Gela e unire, così, i Comuni del “Distretto del Sud Est”, disegnato da Enzo Bianco, ma rimasto, fino ad oggi, solo sulla carta, con l’area industriale nissena, rischia di restare solo un miraggio, o forse l’ennesima beffa della politica e della burocrazia. Quattrocentocinqua famiglie hanno trascorso un ferragosto amaro, sono i lavoratori, molti dei quali catanesi, assunti per la realizzazione del lotto autostradale che va da Siracusa a Gela, alle dipendenze della cordata fatta da Condotte e da un’impresa catanese, finite nel tritacarne delle promesse non mantenute dai vertici del Consorzio autostrade siciliane, guidato dal nisseno Rosario Faraci.

La storia di questo appalto è semplicemente folle. Il completamento di questa autostrada, che dovrebbe congiungere Catania con Gela, era stato assicurato già nel 1973. L’aggiudicazione avviene nel 2014, ma un importante lotto doveva essere ultimato entro il 31 dicembre del 2015. Quasi due anni dopo i cantieri sono paralizzati e la quota di finanziamenti comunitari, ben 120milioni di euro, rischia di essere restituita se non si sbloccano tutte le procedure.

BUROCRAZIA FOLLE – Ci sono una serie di cavi elettrici, lungo il tratto in cui dovrebbe svilupparsi il viadotto principale, che il Consorzio Autostrade non ha rimosso in accordo con il gestore del servizio elettrico, ostacoli che impediscono l’avanzamento del cantiere, motivo per cui sono già scattati i primi 80 licenziamenti.

Giuseppe Guglielmino, imprenditore e direttore dell’Ance, associazione dei costruttori edili, ha quasi perso le speranze.

“Dopo i cavi elettrici da rimuovere – spiega a Livesicilia – c’è un tratto nel quale un ricorso al tar ha bloccato l’esproprio, il vero problema è che il Consorzio autostrade non ha ultimato gli espropri, ben il 50% delle aree non sono disponibili e anche se ci sono i finanziamenti, non si può realizzare l’autostrada. Ma non basta, Snam rete gas non sposta un gasdotto, fastweb non sposta le fibre ottiche installate proprio lungo il tracciato.

C’è l’amministratore di un Comune che richiede un’opera compensativa perché il suo territorio subirà il passaggio dell’autostrada”.

I RITARDI – Le imprese che si sono aggiudicate l’appalto lamentano il mancato pagamento, da parte del Consorzio autostrade siciliano, di 34milioni di euro. “Che dobbiamo fare? – chiede Giuseppe Guglielmino – Ci appelliamo al Capo dello Stato? Al ministro dell’Interno? Mi fa più rabbia che questo lembo della Sicilia è dimenticato da Dio e dagli uomini, noi non abbiamo neanche il piglio di chiedere le cose minime che ci spettano. La situazione è drammatica e quando vediamo che un’azienda è esposta per oltre 35milioni di euro cosa deve fare?

Il 16 di ogni mese bisogna pagare l’erario, le tasse, i contributi, il fisco”.

L’INTERVENTO – Rosario Faraci, presidente del Consorzio autostrade siciliano, riconosce che “la responsabilità sostanzialmente è di tutti, ma non volendoci sottrarre dalle nostre responsabilità mi sembra pretestuoso che un’impresa possa bloccare i lavori unilateralmente. Dobbiamo trovare un punto d’accordo, magari possiamo chiudere una parte del cantiere ma non tutto”.

L’impresa, in base al cronoprogramma stilato dopo l’aggiudicazione dell’appalto, per mantenere le maestranze e rispettare le scadenze, necessita di un flusso di lavori da circa 7milioni di euro l’anno. Al momento, con la quasi totalità dei viadotti bloccati dalla burocrazia, il raggruppamento riesce a eseguire lavori per un milione di euro al mese.

“A volte – continua il presidente del Consorzio Autostrade – noi ci siamo sentiti impotenti rispetto alla burocrazia, per il primo palo della luce abbiamo pagato gli oneri all’Enel, stiamo tentando l’occupazione di alcune aree, noi non possiamo rimproverarci niente, qualcosa poteva essere fatta prima e meglio, forse, abbiamo fatto la convenzione con le ferrovie, con la Telecom per i cavi da spostare e per il tubo dell’acqua. Siamo sul pezzo, i tempi purtroppo ci sono ostili.

I ritardi causano anche degli oneri per l’impresa. L’opera deve essere fatta, dobbiamo tutti concorrere verso lo stesso scopo. L’impegno che possiamo prendere con l’impresa è quello di pagare gli stati di avanzamento dei lavori. Ci impegneremo anche per rimuovere tutte le interferenze, come già stiamo facendo – conclude Faraci – e abbiamo fatto”.

Adesso quattrocentocinquanta famiglie attendono che si passi dalle parole ai fatti, nel frattempo, un’opera di grande importanza per il sud Est siciliano è bloccata e nessuno dei rappresentanti del mondo politico ha fatto qualcosa.

 

 


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