Da Gesap alla giunta, tutto fermo | La paralisi come metodo di governo - Live Sicilia

Da Gesap alla giunta, tutto fermo | La paralisi come metodo di governo

La società che gestisce l'aeroporto di Palermo è da tre mesi senza amministratore delegato: il governatore insiste per la nomina di Dragotto, nonostante i dubbi sul curriculum. Intanto, l'assessorato alle Attività produttive è senza guida. Crocetta vuole Fiumefreddo ed è disposto ad azzerare la giunta. Tutto fermo, così. Come è accaduto per le Province e la Formazione.

PALERMO – Il cda dell’aeroporto non decolla. L’assessorato alle Attività produttive non produce. E il motivo è sempre lo stesso. Il presidente della Regione vuole piazzare il “suo” nome. Quello, e nessun altro. Anche a costo di fermare tutto.

Punta Raisi è senza un amministratore delegato. Da tre mesi. Il motivo? Un braccio di ferro tra la Regione e il Comune di Palermo per la scelta del rappresentante… della Provincia. Uno scacchiere in effetti assai confuso, dovuto, in buona sostanza, all’infinito commissariamento di quegli enti che adesso sono stati rinominati “Liberi consorzi”. Secondo Statuto, infatti, spetta al presidente della ormai ex Provincia indicare uno dei membri del cda. E non un membro qualsiasi. Quello, cioè, che dovrà ricoprire il ruolo di amministratore delegato di uno degli scali più importanti d’Italia. Ma da 90 giorni il cda è monco, e l’ad non c’è. La Provincia al momento è retta da un commissario scelto direttamente dal Presidente della Regione. E Crocetta ha chiesto a Manlio Munafò, attuale guida del libero consorzio palermitano di indicare l’imprenditore Tommaso Dragotto. Peccato che attorno a quel nome siano sorti dubbi relativi ai titoli in possesso del titolare di Sicily by car. E il Comune si è messo di traverso. Da qui, lo stallo. Che sembrava potersi sbloccare quando Dragotto ha annunciato il “passo indietro”. Solo una finta. Crocetta, la Regione e la Provincia vogliono lui in Gesap. E la candidatura è tornata prepotentemente d’attualità. E la vicenda dell’imprenditore è anche un esempio della volontà del governo regionale di mettere le mani sull’aeroporto. Anche a costo di fermare tutto per mesi. E in effetti, ecco che altri consulenti e fedelissimi di Crocetta ruotano attorno alla vicenda. Il patron di Sicily by Car, che giura di aver eliminato ogni conflitto di interesse legato proprio al rapporto della sua azienda con gli spazi messi a disposizione dallo scalo palermitano, ha anche nominato nel proprio cda, da qualche mese, il consulente di Crocetta Sami Ben Abdelaali, tra gli esperti scelti dal governatore anche nel contesto dell’Expo. Altro fedelissimo di Crocetta è nel collegio dei sindaci: il capo di gabinetto Giulio Guagliano, che in questi mesi è stato nominato da Crocetta un po’ dovunque, da quello di amministratore della partecipata Resais fino a quello di commissario straordinario della Provincia di Caltanissetta.

E a proposito di Province, come detto la vicenda Gesap si lega a quella a tratti paradossale che ha accompagnato l’annunciato scioglimento degli enti. Che si è tramutato in un commissariamento lunghissimo e logorante. Del resto, il risultato era stato già centrato: quello di poter dichiarare in tv di essere stato “il primo governo regionale ad aver abolito le Province”. Un vantaggio dilapidato a causa di un immobilismo tornato utile per mettere le mani sugli enti, attraverso una serie di fedelissimi del governatore che hanno soppiantato giunte e consigli eletti dai cittadini. E Crocetta in questo senso non si è fatto mancare nulla: dalla nomina (poi censurata dall’Autorità antcorruzione) del fedelissimo Antonio Ingroia, a quella del suo capo di gabinetto (come abbiamo già detto) Guagliano, fino a tanti dirigenti generali “graditi”: da Dario Cartabellotta a Rosaria Barresi. Il risultato? Tutto fermo. Strade crollate, lavoratori lasciati in un limbo, una paralisi amministrativa così costante da somigliare a un vero e proprio “metodo di governo”. Ciò che è fermo, insomma, può essere più facilmente gestito.

Vai a raccontarlo, però, alla Corte dei conti, che anche quest’anno ha bacchettato il governo regionale: basta con questi avvicendamenti in giunta e al vertice dei dipartimenti della Regione. E qui, l’immobilismo si confonde con la frenesia. In una contraddizione che sta in piedi benissimo. Come in quella immagine dell’annacamento, dove il maggior movimento consiste nel minimo spostamento.

Crocetta ha avvicendato già 37 assessori, mentre i cambi di dirigenti generali non si contano più e hanno superato quota cinquanta. Tutto questo movimento, secondo i magistrati contabili, finisce per fermare tutto. Solo a mo’ d’esempio si potrebbe ricordare quello che accadde in occasione del “click day”. Le faide tra politica e burocrazia portarono all’apparente cacciata da due dipartimenti (Formazione e Lavoro) di Anna Rosa Corsello. Al Lavoro arrivò Lucio Oieni. Giusto il tempo di verificare per il dirigente l’esistenza di un gravissimo caso di conflitto di interessi, consistito nel possesso di circa l’un percento delle azioni di una società che non prendeva un euro dalla Formazione da anni, e la Corsello era di nuovo lì. Tutto pagato ovviamente a caro prezzo. Perché del click day, di quel Piano giovani che doveva rappresentare un esempio concreto della rivoluzione crocettiana, non c’è più traccia.

E se vai a guardare appena sotto il vertice del dipartimento della Formazione, non è che le cose vadano meglio. Anche in questo caso, la Regione ha pagato la “sparata moralizzatrice” del governatore che decise di “ruotare” un centinaio di dipendenti “cattivi”. Peccato che l’ingranaggio “rotatorio” si sia inceppato da subito. E che l’assessorato, tra i più “stressati” dal punto di vista delle pratiche amministrative da espletare, sia rimasto “in panne”. Sottodimensionato. E, se non fermo, a regime assai ridotto rispetto a quello che servirebbe per rimettere in moto la macchina della Formazione professionale.

E se la Formazione è in “rosso fisso”, c’è addirittura un assessorato decapitato da mesi. Per la precisione, dall’addio di Linda Vancheri alle Attività produttive. Anche in questo il caso, il governatore ha scelto quella strada: o si sceglie un mio uomo, o si ferma tutto. E così è stato. Già da settimane, infatti, Crocetta ha individuato in Antonio Fiumefreddo “l’uomo-chiave per la giunta”. Se la chiave, c’è, però al momento manca ancora la serratura. Il Pd continua a fare muro, con toni più morbidi rispetto a un anno fa, quando spinse Fiumefreddo, già nominato assessore ai Beni culturali, fuori dall’esecutivo. E così Crocetta ha rilanciato, mettendo sul piatto un intero governo, un rimpasto generale, pur di indicare il suo uomo. Il risultato? Tutto fermo, da mesi. L’annunciato “vertice di maggioranza” non si è ancora tenuto. Forse andrà in scena venerdì. L’assessorato è senza guida. Mentre l’eventuale maxi-rimpasto (con tanto di assessori, uffici di gabinetto e magari dirigenti generali nuovi) consisterà in una nuova battuta d’arresto di questa confusa avventura di governo, puntellata da una nomina in giunta ogni venti giorni. Ma tant’è. In fondo, forse, lasciare che tutto si fermi è il modo migliore per governare.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI