Da Ingroia a mister Monterosso | Quelli che la Regione è cosa loro - Live Sicilia

Da Ingroia a mister Monterosso | Quelli che la Regione è cosa loro

Per l'ex pm è stato ignorato il tetto agli stipendi. Mentre Claudio Alongi, marito del Segretario generale, incassa consulenze e dirige l'ente che si occupa dei contratti della burocrazia, guidata dalla moglie. E ancora, i casi degli assessori e dei dirigenti che non lasciano mai i palazzi del potere. Al di là delle norme e in qualche caso della decenza.

All'ombra di Palazzo d'Orleans
di
7 min di lettura

PALERMO – C’è sempre un “ma”. E c’è sempre un “però”. Quanto basta per ignorare la legge o per piegarla. O per smorzare gli eccessi moralizzatori. E per giustificare così quello che altrove sarebbe “manciugghia”. Non c’è nessuna ombra nei casi dello stipendio di Antonio Ingroia, nelle consulenze del marito di Patrizia Monterosso, nella presenza ingombrante di Beppe Lumia nelle vicende della Regione. Nessuna ombra. Spazzata dai “ma” e dai “però”, detersivi perfetti da calare nella lavatrice di Palazzo d’Orleans. Dove comandano sempre gli stessi. Legibus soluti, sciolti non tanto dagli stretti lacciuoli del diritto ma dalla basilare legge della decenza.

Di fronte alla vicenda dell’ex pm che si candidò senza successo alla guida della sua Rivoluzione civile, Rosario Crocetta forse rischiò, qualche mese fa, una vera e propria crisi di identità. Era il giorno del giudizio di parifica della Corte dei conti. Una relazione dura, che aveva puntato l’indice anche sulle spese della Regione e sulla quantomeno scarsa incisività sul tema delle società partecipate. Crocetta annuiva, c’era molto da fare. Negli stessi minuti, però, una norma, piazzata nel cuore di una delle sue tante Finanziarie, successivamente bocciata dall’Ars, prevedeva l’abolizione del tetto agli stipendi per alcune aziende regionali. Compresa Sicilia e-Servizi, già guidata da Antonio Ingroia. “Considerata la delicatezza di quelle società, gli amministratori non possono mica guadagnare 50 mila euro” spiegava il presidente, a margine del giudizio di parifica. La cifra, appunto, faceva riferimento al limite stipendiale sancito per legge dal governo Lombardo per gli amministratori delle Partecipate. Un limite, a dire il vero, che Crocetta non solo aveva confermato, ma si era persino impegnato ad abbassare. E per una volta, non col solito infruttuoso annuncio, ma addirittura attraverso una delibera di fine 2012, con la quale quel tetto veniva ridotto di un ulteriore venti per cento: da cinquanta a quarantamila euro l’anno. Era la rivoluzione. Che passava anche da lì. Dal fatto di essere più virtuosi di chi era arrivato prima. Lontani ricordi, spazzati via dalla portata reale dello stipendio di Ingroia. Una cifra superiore ai 200 mila euro secondo il settimanale l’Espresso. Numeri seccamente smentiti dall’ex pm che guadagnerebbe sì, 50 mila euro. Ai quali però andrebbero aggiunti altri 100 mila euro per aver chiuso in attivo il bilancio. “Somme che ancora però non mi sono state erogate”, ha precisato Ingroia. Ma a far discutere sono anche le spese per esperti e consulenti legali. Tali da giungere, nel caso del docente Carmelo Costanza a 380 mila euro. Costanza, guarda un po’ i casi della vita, era anche il tesoriere di Rivoluzione civile, il movimento dell’ex pm. Ma ovviamente, qui manciugghia non ce n’è. “Sono rapporti fiduciari e non mi devo giustificare”.

Anche perché, tra i consulenti di Ingroia c’è una chiara garanzia di legalità. Almeno per meriti familiari. Claudio Alongi, infatti, è il marito del segretario generale di palazzo D’Orleans, Patrizia Monterosso. Vera plenipotenziaria della presidenza della Regione. Capo, tra l’altro, della burocrazia regionale. La stessa burocrazia, per intenderci, che discute i propri contratti, i propri aumenti, il diritto alla mobilità e allo straordinario con l’Aran Sicilia. L’Agenzia regionale per la negoziazione nelle pubbliche amministrazioni, appunto. Presieduta, guarda un po’, proprio da Claudio Alongi. Un ente inutile, secondo tanti, compresi sindacati e forze sociali. E anche secondo il sottosegretario Davide Faraone che propose lo scioglimento dell’Aran e il passaggio delle competenze all’Agenzia nazionale (come accade nella stragrande maggioranza delle Regioni itialiane). E pare che il pressing di Faraone, per un po’, avesse dato buoni frutti: la norma che aboliva l’Aran era apparsa in una prima bozza della Finanziaria, nella parte destinata ai risparmi da ottenere con la riorganizzazione del pubblico impiego. Poi – stando a fonti sindacali – quella norma, nel passaggio da Palazzo d’Orleans, è improvvisamente sparita. Non c’è, infatti, nell’ultima versione della legge di stabilità. Dove si taglia su tutto, dai Forestali ai regionali, dai precari ai servizi. Ma non l’Aran. L’Aran non si tocca. E dire che in questi anni, non è che Claudio Alongi, al di là della presidenza dell’ente, fosse rimasto con le mani in mano. L’avvocato è, infatti, tra i consulenti legali preferiti dalla Sas, la società partecipata più grossa di Sicilia, con quasi duemila dipendenti. Una società, per intenderci, che nell’ultimo bilancio ha fatto registrare una impennata di circa 300 mila euro per le spese di gestione e per le consulenze. Numeri. Senza entrare nel merito. Perché magari si scoprirebbe pure che, tra le decine di cause portate avanti dai legali della Sas, le sconfitte sono tante. E hanno portato, ad esempio, al riconoscimento degli stipendi arretrati di molti lavoratori cosiddeti “ex interinali”, lasciati a casa per mesi, illegittimamente. Salvo poi essere “costretti”, dopo aver rifiutato una vantaggiosa transazione, a risarcire i mesi di (non) lavoro. Un (costoso) capolavoro.

Ma lì non c’è manciugghia, ovviamente. Ne’ errori, ne’ cattiva amministrazione, per carità. Così come, giusto per tornare al caso Ingroia, nella vicenda delle assunzioni di Sicilia e-Servizi che ha portato alla contestazione a Crocetta e all’ex pm di un presunto danno erariale da 100 mila euro. Il male minore, forse, di fronte all’affermazione dei pm contabili: “Il governo Crocetta ha rinnegato la scelta di legalità”. Una affermazione messa nero su bianco nell’atto di citazione a giudizio. Lo stesso nel quale alcuni ex assessori come Luca Bianchi e Nicolò Marino (e, pare, non solo loro) hanno raccontato del caos che regnava in giunta. Compresa la presenza di persone “non legittimate a stare lì”. E in tanti hanno visto, in quel riferimento, l’ombra costante del senatore Beppe Lumia, come bene ha descritto sul Fatto quotidiano qualche giorno fa Pietrangelo Buttafuoco. È il senatore che sostenne fino a quando ha potuto Raffaele Lombardo, governatore della “maciugghia” prima ancora della condanna per mafia, a dare le carte della Regione. Dai rimpasti ai provvedimenti. Ed è lui – fatto di colore, ma rivelatore – a partecipare alla recente “spedizione” siciliana in Medio Oriente. Insieme agli altri rappresentanti della Regione. Ma da quando il senatore “nominato” a Roma rappresenta la Regione siciliana?

Domanda retorica. E persino ingenua. La Regione è cosa loro. E sotto la tettoia dei legibus soluti si sta all’ombra. Si sta freschi. Lo sa bene, ad esempio, Anna Rosa Corsello. Di fronte a una indagine sull’uso disinvolto dell’auto blu, vera icona della manciugghia, Crocetta la difese con un “ma” che ha dell’incredibile: “In questi casi è previsto il trasferimento, ma in tutti gli assessorati esiste un’auto blu, quindi tanto vale che resti dov’è”. Al dipartimento Lavoro, per intenderci. Dove è rientrata nonostante un caos, quello del click day, che avrebbe fatto pensare, considerata l’incontinenza palingenetica del governatore, a un azzeramento totale dei dirigenti. Specie dopo le accuse durissime lanciate nei confronti dell’assessore-simbolo della rivoluzione crocettiana, Nelli Scilabra: “Pur presentandosi come paladina dei giovani – l’attacco della Corsello all’assessore in occasione di una drammatica seduta della commissione Lavoro – li ha sacrificati sull’altare di una gara di velocità”. Ma a vincerla, la gara di velocità è stata lei. Che dopo un periodo di quarantena è tornata a guidare lo stesso dipartimento. “Amo il perdono”, disse Crocetta in quei giorni. Che in effetti sembra faccia fatica a separarsi dai coinquilini di Palazzo d’Orleans (così come gli inquilini sembra abbiano difficoltà a traslocare dal Palazzo). È il caso di Mariella Lo Bello e Nelli Scilabra, ad esempio: ripescate, dopo la fuoriuscita dalla giunta negli uffici di gabinetto. Con molti dubbi sul rispetto dei limiti del ddl anticorruzione, visto che gli incarichi dirigenziali sono vietati a coloro i quali hanno ricoperto ruoli in giunta negli ultimi due anni. Ma ci sono i “ma” e i “però”. Gli stessi che hanno consentito a Salvatore Calleri e a Roberto Agnello di trovare comunque uno strapuntino da consulente. Dagli assessori ai burocrati, poi, il passo è breve: Giulio Guagliano, in qualità di capo di gabinetto dell’ex assessore Luca Bianchi aveva contribuito alla predisposizione della legge Finanziaria più impugnata della storia. Dopo l’addio dell’economista romano, però, paradossalmente, per lui ecco una “progressione di carriera”: il ruolo di capo di gabinetto del presidente Crocetta, oltre a una serie di incarichi dalla società Seus alla Resais fino alla Provincia di Caltanissetta.

E la misericordia del governatore deve essere davvero grande, se riesce a perdonare persino il “doppio vizio” incarnato da Patrizia Monterosso. Innanzitutto una condanna per danno erariale per alcuni finanziamenti nel mondo (proprio quello, poi) della Formazione professionale. Poi, il suo status di dirigente esterno e per questo motivo (fatto, anche questo, censurato dalla Corte dei conti) assai più costoso per le casse della Regione. Ma c’è un “ma”, anche in questo caso. “La Monterosso – reagì furente in Aula Crocetta di fronte agli attacchi dei deputati grillini – ha presentato denunce che tanti di voi non avrebbero il coraggio di presentare. È un esempio di legalità”. Ma il diritto non è uno solo. In Sicilia ne esistono almeno due.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI