Da Mannino a Vizzini| I 35 uscenti rimasti fuori - Live Sicilia

Da Mannino a Vizzini| I 35 uscenti rimasti fuori

Non si ricandideranno tra gli altri, Domenico Nania, Pippo Scalia ed Enzo Bianco. Niente ritorno a Palazzo Madama anche per i pidiellini La Loggia e Battaglia. Ecco gli ex onorevoli e senatori che resteranno a casa.

Verso le politiche
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PALERMO – Ben un terzo dei parlamentari siciliani o eletti in Sicilia non sarà nemmeno in corsa per confermare il proprio scranno fra Montecitorio e Palazzo Madama. Dopo otto legislature il decano Carlo Vizzini ha rinunciato ad un posto a Roma. Il senatore, cinque volte ministro durante la Prima Repubblica, aveva abbandonato il Pdl nel novembre 2011, passando al nuovo Psi di Nencini. La sua prima legislatura è invece datata 1976. Nessuno spazio in lista nemmeno per Domenico Nania e Calogero Mannino. Il politico barcellonese è entrato alla Camera nel 1987 con il Movimento Sociale, restandovi per sette legislature. E nessuna deroga è giunta per lui al diktat berlusconiano del limite massimo di tre mandati per poter essere ricandidati. Il saccense Calogero Mannino, classe 1939, è stato potente ministro dei Trasporti nel 1987, iniziando il suo percorso politico quando gli Stati Uniti iniziarono la guerra in Vietnam, correva l’anno 1961 e Mannino divenne consigliere comunale.

Niente ricandidatura per una senatrice che tanto aveva fatto discutere nel 2008 nel Partito democratico per essere stata paracadutata dal Piemonte, passando da Roma, ovvero Anna Maria Serafini, moglie di Piero Fassino. Dopo cinque mandati a Palazzo Madama niente ricandidatura per il senatore termitano Antonio Battaglia del Pdl. Lo stesso vale per Enrico La Loggia, già ministro per gli Affari regionali fra il 2001 ed il 2006. Un altro esponente del Pdl resta fuori dai giochi a termine di cinque mandati, è il 72enne medico e docente catanese Giuseppe Palumbo.

L’escluso più illustre è Marcello Dell’Utri, che ha scelto di fare un passo indietro nelle ultime ore, togliendo a Berlusconi l’imbarazzo della difficile scelta. Già annunciata la non ripresentazione di Enzo Bianco, che si contenderà l’investitura da candidato sindaco del centrosinistra a Catania con Giuseppe Berretta. Bloccato dal veto di Monti l’inserimento in lista di Enzo Carra, ex esponente della Margherita eletto in Sicilia cinque anni fa, passando poi all’Udc. Il divorzio da Fli di Pippo Scalia, che aveva dato vita a Fare Italia, esclude il parlamentare dalla corsa per uno scranno nella Città eterna. Stroncati dalla scure di Luigi Berlinguer, nonché dalla linea dura del Pd sui cosiddetti impresentabili, Mirello Crisafulli e Nino Papania. Il primo ha fatto una legislatura da deputato ed una da senatore, il secondo invece ha passato già sette anni a Palazzo Madama.

Non torneranno a Roma il sindaco di Bronte Pino Firrarello, il finiano Nino Lo Presti e Francesco Stagno d’Alcontres, esponente di Grande Sud. Aveva annunciato la sua intenzione di non ripresentarsi alle Politiche anche il senatore Costantino Garraffa, che infatti non ha nemmeno partecipato alle primarie di partito. Passato invece da Palazzo Montecitorio a Palazzo dei Normanni l’ex presidente della Provincia di Agrigento Vincenzo Fontana. Stesso percorso svolta da Pippo Gianni, che da poche ore ha annunciato il proprio addio al Cantiere Popolare di Saverio Romano per approdare al Megafono.

Correrà come candidata alla presidenza della Regione Lazio l’avvocato palermitano Giulia Bongiorno. La senatrice di Fli ha avuto l’investitura del Terzo polo e si presenterà come possibile successore di Renata Polverini. Nessuno spazio in lista per Ricardo Levi, giornalista italo-uruguaiano paracadutato dal Pd in Sicilia cinque anni fa. Niente conferma per il discusso ex presidente dell’Amia Enzo Galioto, eletto con il Pdl e poi passato al gruppo dell’Udc alla Camera. Non rivedremo alla Camera nemmeno Angelo Lombardo, che ha rotto con il fratello Raffaele proprio nelle ore successive alla presentazione delle liste. Lo stesso vale per Nino Strano di Fli, noto alle cronache per la merenda a base di mortadella consumata in Aula dopo la caduta del governo Prodi.

Solo un’apparizione in Parlamento è stata infine quella di Pier Paolo Pizzimbone e Francesca Cilluffo. Il primo è subentrato al dimissionario Germanà, eletto in Sicilia orientale nel 2008, poco più di un mese fa, pur essendo più noto alle cronache in quanto ex compagno della conduttrice televisiva Barbara D’Urso. La piemontese Cilluffo invece è siciliana di nascita, nata a Collesano, paesino del Parco delle Madonie, nel 1962. Lei alla Camera è entrata nel luglio del 2011, sostituendo Piero Fassino, eletto sindaco di Torino.


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