"Soprintendente grazie a lui | L'ultimo regalo del mio amico Tusa" - Live Sicilia

“Soprintendente grazie a lui | L’ultimo regalo del mio amico Tusa”

Il dirigente Michele Benfari per anni ha lavorato al fianco dell'assessore. "Vi racconto chi era. Una volta 'collaudò' il suo corpo..."

LA TRAGEDIA AEREA
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PALERMO – “Cinque anni fa Sebatiano si ammalò. Un tumore al colon che si estese ai polmoni. Pochi giorni dopo l’intervento, chiese di indossare di nuovo la muta per una immersione. Mi disse che doveva ‘collaudare’ il suo corpo”. C’era tanta forza in quell’assessore sobrio. Così lo ricorda chi per tanti anni ha lavorato al suo fianco. Michele Benfari, dirigente della Regione, era stato con Sebastiano Tusa alla Soprintendenza del mare: un lavoro e una passione, per entrambi. E anche il luogo, la cornice di una amicizia profonda, fondata sulla stima. Suggellata pochi giorni fa: “La scorsa settimana l’assessore, in piena sintonia col dirigente generale Sergio Alessandro, mi ha nominato nuovo Soprintendente di Agrigento. Me lo ha comunicato tre giorni fa, in assessorato. Proprio oggi inizio questa nuova avventura. È il suo ultimo regalo”.

Una storia d’amicizia e di lavoro che si è trasformata in un enorme dolore: “L’ho saputo al telefono. L’incidente aereo, le notizie che non arrivavano e che poi purtroppo sono arrivate. Non ho capito più nulla. Poco dopo, ho chiamato sua moglie Valeria Patrizia Li Vigni. Era distrutta. Lo ero anch’io”. Una storia, tra le tante storie legate a questo addio improvviso dell’assessore perbene, di un luminare senza spocchia. “Era una delle sue più belle qualità – ricorda Benfari – quella di parlare con tutti, senza far pesare la propria cultura, la propria statura anche morale. Sì, perché era una gran persona perbene, che amava la vita, aveva un grande senso dell’amicizia. Una amicizia senza orpelli, sincera. Era un uomo positivo”.

Un uomo di pace, in un certo senso. Così lo ricorda il dirigente: “Sono stato per tre anni a capo del suo staff. In più di un’occasione mi chiedeva: ‘Perché litigano? Troviamo una soluzione’. E una soluzione spesso di trovava. Perché tra le tante qualità del mio amico Sebastiano c’era anche quella di rendere semplici le cose complesse”. Persino quella malattia, che avrebbe messo in ginocchio tanti uomini: “Ma lui si prendeva gioco della vita. In poco tempo si rimise in carreggiata. E quando mi annunciò che avrebbe fatto quel ‘collaudo’ immergendosi a pochi giorni dall’intervento, rimasi senza parole. Ma Sebastiano era fatto così”. Un legame profondo col mare, con gli amici, e anche con la figura del padre, che di arte e di archeologia si occupò in Sicilia, tanti anni fa: “Era stato Vincenzo Tusa – ricorda Benfari – a volere il Parco archeologico di Selinunte. E per realizzarlo rischiò anche la vita: quei terreni facevano gola alla mafia, ma lui non indietreggiò. Sebastiano mi parlava spesso di suo padre, e mi commuoveva come un figlio potesse esserne così legato e così orgoglioso anche dopo tanti anni”. E adesso, l’immagine di un vuoto. Come un sito di scavi archeologici abbandonati all’improvviso. “Per la Sicilia è una perdita enorme. Se ne va un uomo intelligente, di grande acume e smisurata cultura. Pensate, riusciva a datare un reperto a volte solo guardandolo. Quanti ricordi, quanti ricordi”. Oggi all’amico non resta che scavare nella memoria.


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