Da Palermo a Messina: i nodi della Lega vengono al pettine - Live Sicilia

Da Palermo a Messina: i nodi della Lega vengono al pettine

La dura presa di posizione di Gelarda e la ribellione di Germanà. Ecco che cosa bolle in pentola.

PALERMO – Nella Lega siciliana volano stracci. Il post al vetriolo dell’ex consigliere comunale Igor Gelarda getta sale sulle ferite dei salviniani siciliani in una fase di per sé già parecchio concitata, complici le elezioni regionali alle porte e la difficolta di tutta la coalizione a trovare la quadra. Ma riavvolgiamo il nastro. 

Le accuse di Gelarda

Gelarda chiede un azzeramento del partito siciliano alla luce del risultato “pessimo” incassato alle amministrative. “Minardo avrebbe dovuto fare una riflessione, convocando subito un’assemblea plenaria di iscritti, amministratori e dirigenza, e che invece se ne è guardato bene”, ha accusato Gelarda (che probabilmente alla luce della militanza di lunga data avrebbe gradito fare l’assessore in quota Alberto da Giussano) chiedendo l’intervento diretto di Matteo Salvini.  Il focus riguarda i voti totalizzati a Palermo città e allo sbarramento superato per un soffio. “Siamo passati da un risultato incredibile del 21% alle Europee di tre anni fa, al 2,5 % di Agrigento di un anno e mezzo fa a un 5% per miracolo di Palermo adesso. E a Palermo avevamo una forza teoricamente invincibile sul campo: cinque consiglieri comunali uscenti, due deputati regionali, un assessore regionale e un deputato nazionale, tutti palermitani. Tutti quanti insieme siamo riusciti a superare di appena 250 voti lo sbarramento”, ha argomentato l’ex vice coordinatore regionale della Sicilia Occidentale parlando di un partito che “non è più attrattivo”.

Leghisti compatti a difesa del segretario

La risposta arriva compatta. Una nota congiunta firmata da esponenti delle varie anime del partito: il deputato nazionale Francesco Scoma, dai deputati regionali Vincenzo Figuccia e Marianna Caronia, dall’assessore regionale Alberto Samonà, dai consiglieri comunali Sabrina Figuccia e Alessandro Anello e da Pippo Fallica della segreteria politica. “Gelarda è riuscito nel miracolo di riunificare la Lega che per una volta la pensa alla stessa maniera su qualcosa”, scherza off record tra il serio e il faceto un salviniano siciliano. Lo stato maggiore di Prima l’Italia definisce “ingenerosa” l’analisi della sconfitta fatta da Gelarda. Poi l’affondo. “Disponendo di tutti gli strumenti di visibilità che il partito gli ha messo a disposizione in questi anni non è forse riuscito a radicarsi sul territorio come invece tutta la Lega, i suoi attuali dirigenti, gli eletti in Comune o in Regione hanno saputo dimostrare di fare” “la Lega vive una stagione nuova ed entusiasmante”. E difendono il segretario regionale. “Minardo ha svolto, con grande tenacia e infinita pazienza, un lavoro meticoloso di raccordo tra persone con formazioni politiche diverse ma con obiettivi comuni nel rispetto delle proprie idee e nell’interesse della crescita del partito”. E sui tentativi di crescita in termini di punti percentuale in pentola bolle già qualcosa. Secondo i beneinformati Salvini in persona avrebbe vagliato con i suoi a Palermo, in occasione del suo ultimo soggiorno siciliano, l’idea di correre alle regionali insieme all’Udc sotto l’insegna di Prima l’Italia (come da accordo federativo). 

Il caso Messina

La querelle non promette bene e difficilmente si fermerà qui. In attesa di quello che accadrà nelle prossime ore si registra che i malumori carsici iniziano a venire a galla. Più di un leghista palermitano non avrebbe infatti gradito la decisione di correre con il simbolo di “Prima L’Italia” anche perché diversi elettori avrebbero confuso la formazione salviniana con quella di Saverio Romano “Noi con L’Italia”. Ma il caso Gelarda non sarebbe l’unico a scuotere la casa leghista. Si parla infatti di un “caso Messina”. Al netto dei post di Cateno De Luca, che continua a parlare di tensioni prossime venture dentro il partito siciliano. I malumori riguardano l’operazione condotta da Nino Germanà. La convergenza su De Luca ha portato sì alla vittoria ma la lista supera per poco lo sbarramento (e grazie al supporto dello stesso De Luca e di candidati a lui riconducibili) e il partito non ottiene nessun assessore.

Lo schiaffo di Miccichè

Storie minori di una narrazione più vasta che riguarda le frizioni legate all’ultimo vertice del centrodestra siciliano e all’invito che il coordinatore azzurro Miccichè ha rivolto al deputato catanese Luca Sammartino creando dissapori con il segretario Nino Minardo (che si sarebbe visto scavalcato nelle sue funzioni). Vicenda chiusa con l’invio del messo Vincenzo Figuccia al tavolo in rappresentanza del segretario (che si trovava a Roma) ma che in una fase così convulsa di trattative per arrivare a un nome da anteporre a quello di Musumeci di certo non rasserena gli animi. 

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