Da Partinico per gestire piantagioni| E una pistola era pronta a sparare - Live Sicilia

Da Partinico per gestire piantagioni| E una pistola era pronta a sparare

Una delle piantagioni trovate dalla polizia

A capo dell'organizzazione ci sarebbero stati Antonio Tola e Salvatore Coppola, di 23 e 38 anni. Con loro, Gaspare Corso, 40 anni, Giuseppe Lombardo, 34 anni e Salvatore Provenzano, 46 anni, tutti residenti nel paese in provincia di Palermo.

Palermo - Operazione "Andreas"
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PARTINICO (PALERMO) – Che avessero esperienza nella lavorazione della terra era chiaro. Ufficialmente braccianti agricoli, cinque delle dieci persone arrestate ieri nell’operazione antidroga “Andreas” avrebbero fatto parte di un’organizzazione che da Partinico aveva spostato i propri interessi in altre zone della provincia di Palermo, realizzando due maxi piantagioni di cannabis. Quasi cinquemila le piante trovate dagli uomini della squadra mobile, che una volta individuate le coltivazioni hanno adottato escamotage di ogni tipo per proseguire con il monitoraggio e l’accertamento delle persone coinvolte nella produzione di droga. I poliziotti si sono finti escursionisti, altri invece si sono improvvisati ciclisti per ispezionare quelle zone impervie, non raggiungibili a piedi.

E così il 20 giugno del 2012 è stata scoperta la piantagione di Monreale con 1417 piante, mentre tre mesi dopo gli investigatori hanno effettuato il blitz in un altro “regno” della cannabis, ovvero un appezzamento di terreno a Campofelice di Fitalia con 3423 arbusti. Migliaia di euro quelli che la vendita al dettaglio della sostanza stupefacente avrebbero fruttato, se si considera che una dosa viene venduta attualmente dai cinque ai dieci euro, in base al principio attivo. A capo dell’organizzazione di partinicensi ci sarebbero stati Antonio Tola e Salvatore Coppola, di 23 e 38 anni. Con loro, Gaspare Corso, 40 anni, Giuseppe Lombardo, 34 anni e Salvatore Provenzano, 46 anni, tutti residenti nel paese in provincia di Palermo. Le loro responsabilità sono venute a galla da diverse intercettazioni, telefonate effettuate dai componenti dell’organizzazione soprattutto per stabilire orari e date per incontrarsi.

Ma è venuto fuori molto di più. Il 16 giugno del 2012 appare infatti chiaro agli investigatori che in fase di realizzazione c’era una nuova piantagione. A Partinico ci si telefonava all’alba e alle 5.50 del mattino Coppola si era già messo in contatto con Lombardo e Tola: “Sono già in macchina, tra dieci minuti passo”, aveva detto ad entrambi. In programma c’erano le operazioni di sradicamento delle piante di canapa da un terreno, per trapiantarle in un altro fondo agricolo, destinato alla fase finale della crescita e della maturazione. “Ma ci va tutto?”, chiedeva Coppola a Tola, riferendosi al cassone del trattore che avrebbe dovuto contenere il carico. “Stringiamo, così non torniamo più, io vi aspetto per strada”, proseguiva Coppola, per evitare ulteriori viaggi col rischio di incorrere in eventuali controlli delle forze dell’ordine.

E invece, proprio Coppola, si trovava sul posto il giorno del blitz della polizia. Gli uomini della squadra mobile l’hanno individuato tra gli arbusti alti dai trenta ai settanta centimetri della piantagione di Monreale. Una coltivazione sorvegliata 24 ore su 24, realizzata su un terreno intestato ad un uomo che sarebbe stato estraneo al suo reale utilizzo, una “testa di legno”, insomma. Le piante erano disposte a due file, si trovavano nel cuore dell’uliveto e l’area era dotata di un perfetto sistema di irrigazione a cui giungeva l’acqua di un laghetto artificiale realizzato all’interno del fondo. Coppola, per fare la guardia, aveva portato con sé un telefono cellulare ed un thermos d’acqua.

Ben altro è invece stato trovato tra le quasi 3500 piante del terreno di Campofelice di Fitalia, dove tra la fitta vegetazione di alberi da frutto la polizia ha individuato l’altra coltivazione con arbusti alti anche tre metri. In un casolare vicino, anche una pistola, rinvenuta nel corso dell’irruzione della squadra mobile: aveva sette colpi in canna, era praticamente pronta a sparare. Chi gestiva le due piantagioni, se avesse potuto, avrebbe voluto difendere in tutti i modi ciò che presto avrebbe fruttato migliaia e migliaia di euro, al costo di fare fuoco.  Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati in tutto settanta chili di marijuana, due chili di hashish e cento grammi di cocaina.


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