Da vittime a guerriere |Un pugno alla "violenza" - Live Sicilia

Da vittime a guerriere |Un pugno alla “violenza”

“Violenza degenere” non è solo un dialogo da donna a donna. Il libro è rivolto alle insegnanti, alle madri, ai figli e “anche agli uomini” – evidenzia Roberta Fuschi, autrice del libro insieme alla giornalista Patrizia Maltese.

Storie di donne
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CATANIA – Un pugno allo stomaco. Emotivo certo, ma altrettanto doloroso. Non ci sono filtri nel libro “Violenza degenere”: a parlare sono le donne con le loro storie. La penna delle giornaliste Patrizia Maltese e Roberta Fuschi è solo uno strumento per raccontare una verità che tramortisce anche chi semplicemente legge. Un orrore che appartiene a questo tempo, a questa epoca, a questo mondo occidentale che sembra così evoluto e invece nasconde anfratti di “cultura patriarcale”. C’è ancora chi “crede che queste cose non esistono più”. – racconta Patrizia Maltese. Ma la voce di Chiara, Alessandra, Alessia e tutte le altre protagoniste del libro stride con questa convinzione. Con la “convinzione che a me non può succedere, a me non sta succedendo, a me non succederà” – aggiunge ancora la giornalista. E la speranza è che alcune donne “leggendo queste storie – afferma – possano rivedere la propria vita, prendere coscienza della loro situazione e decidere anche di denunciare. Ma comunque già solamente prendere coscienza di essere vittima di violenza è un passo avanti importantissimo”.

“Violenza degenere” non è solo un dialogo da donna a donna. Il libro è rivolto alle insegnanti, alle madri, ai figli e “anche agli uomini” – evidenzia Roberta Fuschi. “La speranza è quella del cambiamento. Fortunatamente molti uomini iniziano a interrogarsi sui rapporti con le loro compagne. C’è un tentativo di scardinare tramite le ricerche sul campo e le interviste anche una serie di stereotipi”. La giornalista chiarisce un punto: “La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale che colpisce tutte le latitudini e tutte le condizioni sociali”. I motori scatenanti sono (quasi sempre) la gelosia e il senso di possesso. A trasformare un pizzicotto in uno schiaffo, il passo può essere molto breve. E la violenza si manifesta anche “nel periodo di gravidanza”. Nel momento di massima fragilità della compagna, della moglie, della fidanzata, dell’amante. Eppure capita che sono proprio i figli a dare la forza per trovare il coraggio di bussare alla porta di una caserma o della questura. Alcune volte, fortunatamente oggi sempre meno spesso, l’operatore delle forze dell’ordine invita la donna a tornare a casa. “E’ innamorato, lo perdoni”.

Chiariamo subito un concetto: l’amore non include la violenza. Mai. In nessuna delle sue sfumature, per quante milioni possano essere. Violenza non vuol dire solo aggressione fisica, ma è anche quella psicologia. Che può essere più tranciante di una sberla o di un pugno, perché distrugge lentamente e dilania mente e anima. “Purtroppo molte volte – spiega Roberta – si tende a minimizzare alcuni comportamenti che sono preoccupanti e vanno monitorati”.

Le protagoniste del libro, tutte vittime che si sono rivolte al centro antiviolenza Thamaia, hanno deciso di “mettere nero su bianco la loro storia – spiega Roberta Fuschi – anche perché fosse ristabilita la realtà dei fatti. Molte di loro, infatti, si sono ritrovate isolate e non sono state credute”.

Il filo conduttore di “Violenza degenere”, edito da Villaggio Maori, è la vittoria delle donne sulla violenza. E vittoria non vuol dire mettere i propri vestiti in una valigia e lasciare la casa dove si è state “massacrate a botte”, ma significa affrontare “la denuncia, le vendette, le minacce, l’isolamento, il processo, gli avvocati”. Dolore a cui si aggiunge dolore. E ognuna di queste donne c’è la fatta. Anche con lo “spray al peperoncino in borsa”. Davanti allo specchio non ci sarà più un volto macchiato dai lividi, e solo questo vale mille battaglie legali e mille udienze in tribunale.

 

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