Dai summit alla testa di capretto| I rapporti fra Gammicchia e i boss - Live Sicilia

Dai summit alla testa di capretto| I rapporti fra Gammicchia e i boss

Uno dei punti vendita sequestrati a Vincenzo Gammicchia

Una storia che inizia alla fine degli anni Ottanta e che giunge fino al sequestro di oggi

PALERMO – È una storia che inizia alla fine degli anni Ottanta e che giunge ai giorni nostri. Una storia, quella di Vincenzo Gammicchia, che incrocia cognomi che contano nella mafia di ieri e di oggi, come i Galatolo e i Fontana.

Gammicchia, leader nel settore degli pneumatici, è finito sotto inchiesta per mafia, ma nel 2017 ha ottenuto l’archiviazione. Allora non furono trovati i riscontri necessari alle accuse dei pentiti che lo indicavano come associato a Cosa Nostra ed autore di un’estorsione ai danni del titolare di una concessionaria di macchine.

Dal sequestro deciso ora dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale emerge l’esistenza di un’altra indagine, i cui esiti non si conoscono, che riguarda i presunti rapporti commerciali occulti di Gammicchia.

Il materiale investigativo raccolto dai finanzieri del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria, secondo la Procura a cui il Tribunale ha dato ragione, dimostrerebbe “il contributo fattivo ma occasionale” dato a Cosa Nostra da parte dell’imprenditore. Non un soggetto organico alla mafia, ma un personaggio che ha beneficiato dell’appoggio dei boss e che ne ha ricambiato i favori. Ce n’è abbastanza, secondo l’accusa, per parlare di “impresa mafiosa”.

I guai nascono dal fatto che a pentirsi sono stati pezzi grossi delle famiglie mafiose con cui Gammicchia ha avuto a che fare. Vito Galatolo lo ha definito “uno di famiglia (è stato pire testimone di nozze di Vincenzo Galatolo, ndr)”. Angelo Fontana ha aggiunto: “È una vita che è socio di Galatolo”. “Perché non lo sai che Gammicchia è socio nostro?”, avrebbe detto Pino Galatolo in carcere a Fontana, riferendosi ad un magazzino di via Ammiraglio Rizzo.

Nei locali di via Ruggero Marturano, uno dei cinque punti vendita di gomme sequestrati, si davano appuntamento boss del calibro di Vincenzo Graziano, Pino Guastella, Nicola Di Trapani e Filippo Lo Piccolo. Quando Vito Galatolo, prima di pentirsi, fu scarcerato nel 2012 fece sapere che Gammicchia preferiva non mettere più a disposizione i suoi locali per gli incontri di mafia. Temeva di essere sotto osservazione degli investigatori.

La famiglia Galatolo si sentiva di casa visto che, ha riferito il pentito, aveva finanziato Gammicchia con 100-200 mila euro. E così quando un imprenditore decise di aprire un’attività concorrente in via Autonomia Siciliana Fontana fece a Gammicchia il favore di piazzare una testa di capretto sulla recinzione per scoraggiare la nuova iniziativa imprenditoriale.

In un altro punto vendita in viale Strasburgo nel 2015 fu appiccato un incendio. Vincenzo Gammicchia avrebbe “osato” acquistare una villa in via Fabio Besta ad un’asta giudiziaria. Una villa con piscina che era stata sequestrata “ai cristiani” e riconducibile al boss Ino Corso. Un altro pentito, Manuel Pasta, ha raccontato che alla fine Gammicchia per mettere le cose a posto avrebbe sborsato 55 mila euro, a rate mensili di cinquemila. La villa era costata 650 mila euro.

Sergio Macaluso, boss di Resuttana, e oggi pure lui pentito, intercettato spiegava perché Gammicchia si era meritata la punizione dell’incendio: “Li devo fare correre a tutti nel giornale lo devo fare ‘affacciare’… così si sbaracchianu gli occhi in tanti dice… perché ognuno, a casa sua quando si legge il giornale lo sa chi è che fu e chi è che non fu… mi deve scusare lei ha i capelli bianchi ma lei se l’è andata a fare la strada dopo che è finita questa tarantella… si è andato a informare prima di andarsi a comprare una casa sequestrata per mafia, di chi era e di chi non era?”. E Gammicchia, così diceva Macaluso, avrebbe risposto: “Mi sono sempre messo a disposizione degli amici…”.

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