Dal ballo di Bulla ai leghisti | Cambiacasacca nella maggioranza - Live Sicilia

Dal ballo di Bulla ai leghisti | Cambiacasacca nella maggioranza

Un deputato su sei è in un altro partito. La curiosità? Solo uno ha saltato il fosso. In attesa di Tancredi.

Cambiare due volte casacca, per non cambiarne nessuna. È il ballo di Bulla. Caso raro anche se non unico di trasformismo con pentimento. Dall’Udc alla Lega e ritorno tra i centristi. Il deputato catanese è tornato sui suoi passi, ha deciso di lasciare il Carroccio su cui era salito non troppi mesi fa, per rientrare tra le democristiane braccia di Cesa.

Quella di Bulla è solo una storia nell’infinita storia dei cambi di casacca all’Ars. Oggi, il deputato almeno potrà dire che dopo la “sbandata”, è tornato a casa. Lo stesso non possono fare molti suoi colleghi.

Che hanno fatto registrare, dall’inizio della legislatura, un movimento inedito per certi versi, questo sì. Se nel passato il cambiacasacca quasi sempre aveva saltato il fosso abbandonando l’opposizione degli sconfitti e schierandosi tra i vincitori al governo, questa volta, quasi in tutte le occasioni, la transumanza è avvenuta dentro gli stessi steccati. Dalla maggioranza alla maggioranza, dall’opposizione all’opposizione. Cambia la maglia, ma non gli alleati.

Caso unico, così, è quello di Luisa Lantieri, eletta col Pd – Micari presidente e ora parte del gruppo filoleghista di “Ora Sicilia”. Del resto, la vulcanica Luisa, racconta chi le sta più vicino, ha sempre fatto da sé, di testa propria, passando nella storia da Cuffaro a Crocetta e ora a Musumeci. Lei balla da sola, nonostante tutto. In quel gruppo nato all’Ars grazie all’ispirazione di qualche fedelissimo del governatore e che è guidato da Luigi Genovese, eletto con Forza Italia e figlio di Francantonio, già segretario regionale del Pd, ed è completato da Pippo Gennuso, proveniente dai Popolari e autonomisti.

Chi ha visto partire un po’ di gente è stato invece Gianfranco Micciché, leader di Forza Italia in Sicilia. Rossana Cannata ha salutato, insieme al fratello sindaco di Avola, passando a Fratelli d’Italia, dove l’ha raggiunta anche Totò Lentini, subentrato a Giuseppe Milazzo, eletto in Europa. “Qui sono tutti bravi ragazzi”, ha spiegato il deputato centrista che ha svoltato a destra.

I forzisti hanno abbracciato invece Mario Caputo, fratello di Salvino, per molti anni all’Ars. Caputo è arrivato a Sala d’Ercole dopo l’addio forzato di Tony Rizzotto. Quest’ultimo, eletto con la Lega, aveva intanto trovato il tempo di passare a Ora Sicilia, prima di essere coinvolto in una inchiesta sulla Formazione professionale ed essere costretto a mollare il suo scranno.

Rizzotto era stato l’unico deputato eletto della Lega. Poco dopo, però, è nato il gruppo dei salviniani di Sicilia. Ed essendo nuovo, appunto, non poteva che essere formato da deputati provenienti da altri partiti. Per la precisione il capogruppo Antonio Catalfamo arriva da Fratelli d’Italia, Marianna Caronia è stata eletta con Forza Italia, così come Orazio Ragusa. C’era anche Bulla, appunto. Ma ha già lasciato i compagni per tornare al centro.

Insomma, gira e rigira, escluso il caso Lantieri, sono tutti deputati che si sono mossi all’interno della maggioranza. I tre della Lega e i tre di Ora Sicilia hanno quindi tolto, rispetto alla conformazione iniziale dell’Ars, parlamentari a Forza Italia (in cinque sono andati, uno è arrivato), Popolari autonomisti e Pd.

Un deputato in più, per la maggioranza di Musumeci, nonostante dieci cambi di casacca. E la stessa opposizione ha perso poco o nulla. Gli unici movimenti sono stati quelli “indotti” dalla scissione del Pd che ha portato Giovanni Cafeo e Luca Sammartino nel gruppo di Italia Viva che si è fuso con quello di “Sicilia Futura” composto da Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo che sono rimasti al loro posto, accogliendo i renziani.

Così, per accrescere e rinforzare questa maggioranza, bisognerà attendere. Il prossimo e ormai pare inevitabile “salto del fosso” da parte di Sergio Tancredi. Dalle parti dei Cinquestelle assicurano che manca solo l’ufficialità per l’espulsione dal gruppo parlamentare, per rendere effettiva una separazione che è già nelle cose ed è stata sigillata dal voto favorevole del deputato mazarese alla finanziaria del governo di centrodestra. A quel punto, si capirà se si tratta di un addio o di uno smottamento: sarà tutto legato alle scelte dei deputati Cinquestelle Mangiacavallo, Pagana, Palmeri e Foti. Intanto, i numeri sono già notevoli. Un deputato su sei veste già una maglia diversa da quella con la quale era stato eletto. Sono dodici, in attesa di Tancredi. E siamo solo a metà legislatura.


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