D'Alì, integrazioni di pm e difesa - Live Sicilia

D’Alì, integrazioni di pm e difesa

L'udienza
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Si è aperto questa mattina, con le integrazioni probatorie dei pm e con i documenti prodotti dalla difesa, l’udienza preliminare a carico del senatore del Pdl Antonio D’Alì, accusato di concorso in associazione mafiosa. Il processo si svolge davanti al gup Gianluca Francolini. In particolare il pm Andrea Tarondo ha prodotto le dichiarazioni dei pentiti Nino Giuffré e Tullio Cannella, mentre la difesa, rappresentata dagli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino, ha depositato le sentenze della mafia trapanese “in cui – dicono – non si fa nessun accenno a D’Alì” e le testimonianze di alcuni testi come l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro “che dice – proseguono i legali – di non aver mai sentito il nome di D’Alì associato a Cosa nostra, nemmeno sussurrato. In sostanza, sostiene che il nostro cliente é totalmente estraneo ai fatti a lui contestati”.

“Dopo due archiviazioni, questa richiesta di rinvio a giudizio attesterà l’errore giudiziario della procura”. L’ha detto il senatore Antonio D’Alì, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, davanti al gup di Palermo Giovanni Francolini. “Sono sereno – ha proseguito – e spero che attraverso il procedimento, anche per il rispetto verso i miei elettori, venga fatta chiarezza. I miei colleghi sono esterrefatti dalle accuse che mi sono contestate. Potete chiedere in giro a Trapani o a Roma. Nessuno vi dirà mai che pensa che io possa essere implicato nei loschi affari di Cosa nostra”. “Non mi avvarrò di nessun privilegio o escamotage politico per sfuggire al giudizio del tribunale”, ha concluso il senatore.

Hanno chiesto la costituzione di parte civile le associazioni antiracket di Marsala, “Io non pago il pizzo”, di Trapani e il Centro Pio La Torre. Il giudice si è riservato di decidere sui depositi di avvocati e procura nella prossima udienza del 3 febbraio. La Procura per due volte aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta e per due volte, invece, il gip ha disposto nuove indagini. Lo scorso 24 ottobre il pm Paolo Guido e l’aggiunto Teresa Principato hanno chiesto il rinvio a giudizio del politico trapanese. A D’Alì, ex sottosegretario all’Interno e presidente della commissione Ambiente del Senato, i magistrati contestano “di avere messo a disposizione di Cosa nostra le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di senatore e di sottosegretario” e di avere “intrattenuto fin dai primi anni ’90, anche ai fini della ricerca del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con esponenti di spicco della mafia come il superlatitante Matteo Messina Denaro e il boss Vincenzo Virga”.

(Fonte ANSA)


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