CATANIA – È ormai divenuta una litania. Quella di provare a fornire un’analisi del dopopartita del Catania (del Catania di quest’anno) è, dall’inizio della stagione, una costellazione di alibi e luoghi comuni. Dal teorizzare sugli ipotetici acquisti sbagliati in estate alla pressione della piazza, da mesi va in onda il festival delle giustificazioni. Ma la verità è che a distanza di oltre sei mesi dall’avvio della stagione, occorrerebbe dire che sono i giocatori che vanno in campo; e che dopo avere epurato un allenatore, un direttore sportivo e mezza rosa messa assieme tra luglio e agosto scorsi fa davvero specie sentir parlare ancora di squadra costruita male.
Semmai, questo Catania conferma di non essere squadra. E non fa niente per dimostrare il contrario. Anche ieri, nella sconfitta maturata a Latina, non si è visto un organico di carattere e personalità: un gruppo capace non solo di far fronte ai “momenti no” ma almeno di avere un’idea per sovvertire le cose, soprattutto quando si va sotto.
Mister Lucarelli ha spiegato che in fin dei conti è mancato soltanto il gol. Ma, probabilmente, il grande assente è stato ancora una volta l’approccio di chi ha fame: un capitolo – anche questo – che rischia di divenire stereotipo di una stagione nella quale non resta che fare all-in nella sfida della semifinale di ritorno contro il Rimini (che manco a dirlo all’andata si è imposto per 1-0).
Non è più tempo di approfondimenti, di racconti patinati o di parlare di obiettivi al momento fuori fuoco: è il tempo di onorare un campionato ed una piazza che non meritano di assistere a continui black out fatti di un calcio che tante volte pare affidato al nervosismo e alle troppe incertezze.
Juve Stabia, Taranto e Rimini in Coppa: i prossimi tre avversari ci diranno se per il Catania sarà notte fonda o, al contrario, quell’impeto d’orgoglio e di rivincita dai quali poter ripartire.
[Credits fofo: Catania Fc]