Daverio lascia la Sicilia: "Restare? Sarebbe accanimento terapeutico" - Live Sicilia

Daverio lascia la Sicilia: “Restare? Sarebbe accanimento terapeutico”

Dopo la lite con i disoccupati
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Philippe Daverio rilascia l’ultima intervista in terra sicula proprio davanti il check in dell’aeroporto Falcone Borsellino. Pochi minuti, dal momento in cui chiude la conversazione a quando salirà sull’aereo che lo porterà lontano dalla Sicilia. “Restare – dice – sarebbe accanimento terapeutico”. Al telefono non sembra la stessa persona ritratta dal video su youtube, mentre dà della ‘cicciona di merda’ a una manifestante che gli lancia delle accuse. Come in tutti i divorzi, il day after è la quiete dopo la tempesta, e così è stato anche tra Palermo e Philippe Daverio. Lui si mostra sereno e dice di avere soltanto preso atto del sentimento di una città che non lo vuole. Così riparte l’architetto col papillon.

Daverio, partiamo dalle sue dimissioni. Segno di delusione nei confronti della città?
“No, nessuna delusione, il mio giudizio non cambia, resta esattamente quello di prima. Penso solo che davanti a una profonda diffidenza manifestata dalla città sia meglio andare via. Non ho nessun obbligo e non mi piace dare fastidio”.

Pensa che se il sindaco avesse partecipato al Festino, la gente si sarebbe comunque rivoltata contro di lei? Oppure lei è stato una sorta di ‘capro espiatorio’?
“No, sarebbe stato lo stesso. Nei miei confronti era stata fatta una precisa campagna denigratoria. Faraone mi aveva dato del ladro e la gente ci ha creduto”.

Quindi è tutta colpa dell’opposizione?
“No, non è colpa dell’opposizione ma di Faraone, è stato lui a darmi del ladro. Poi la gente ha letto le sue dichiarazioni ed, evidentemente, ha creduto alla sua versione dei fatti”.

Nel momento in cui ha annunciato le sue dimissioni ha anche precisato l’importo del suo compenso da consulente, pari a 24.000 euro. Ha sentito di doversi giustificare alla città?
“Ma quando mai, nessuna giustificazione. Sono uno che paga le tasse e non ha problemi a dire quanto guadagna, per quanto mi riguarda posso anche mandarle la mia dichiarazione dei redditi”.

Poco tempo fa lei ha individuato il problema di Palermo nell’assistenzialismo. È solo quello il male della città?
“Le mie parole sono state fraintese, ai tempi io parlai di parassitismo, che è ben diverso e che, soprattutto, riguarda sia chi guadagna 1 che chi guadagna 100. in realtà io lo interpreto come un problema più complesso, che riguarda gli ex Stati del Regno delle due Sicilie. Non è un caso che le stesse condizioni siano presenti in regioni come la Calabria o la Campania. In queste aree il percorso produttivo non è mai partito e, ripeto, non mi riferisco soltanto alle piccole realtà. Basti pensare che i deputati regionali siciliani prendono il doppio di quelli lombardi”.

Quale cura al parassitismo?
“Niente, io penso che non ci sia niente da fare”.

Allora l’unica soluzione è andare via?
“Nel mio caso restare sarebbe sinonimo di accanimento terapeutico. Non sono né offeso, né niente di tutto ciò. Prendo atto di una città che non mi vuole e vado via”.


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