Una rarità, di questi tempi. Un deputato regionale ha deciso di dimettersi. E per lui, a dire il vero, non è la prima scelta “controcorrente”. Cateno De Luca annuncerà domani il suo abbandono degli scranni dell’Assemblea regionale siciliana. Lo farà nella stessa sala stampa che fu teatro di un suo celebre streap-tease di protesta, ma anche quella del suo ritorno, quindici chili in meno, dopo la detenzione considerata “immotivata” dalla Cassazione, in seguito al procedimento che lo ha visto indagato con l’accusa di abuso d’ufficio per alcuni ivnestimenti nel suo comune d’origine Fiumedinisi.
De Luca, quindi, lascia. E proverà a raddoppiare, a rilanciare, a dire il vero. Perché il giorno dell’addio a Palazzo dei Normanni sarà anche quello in cui ribadirà la sua intenzione di correre (da solo, al momento) verso la poltrona di presidente della Regione, spinto dal suo movimento “Sicilia vera”, e in cui illustrerà il programma di “Rivoluzione siciliana”.
L’addio all’Ars di Cateno De Luca aprirà le porte di Sala d’Ercole a Marcello Bartolotta, primo dei non eletti con l’Mpa. Nel suo caso si tratterà, a dire il vero, di un ritorno. Bartolotta infatti era stato deputato regionale per circa un mese. Entrò infatti in seguito alla decisione dell’Ars di dichiarare decaduto il deputato regionale allora al Pid, Santo Catalano. Nei giorni precedenti infatti la Corte d’appello di Palermo aveva considerato Catalano ineleggibile, confermando una sentenza del Tribunale civile, e respingendo così il ricorso del deputato regionale. Nel giugno del 2011, nonostante la decisione di primo grado, l’Ars aveva deciso che il parlamentare, eletto nel 2008 nelle file del Mpa e poi transitato nel Pid, doveva restare al suo posto. Catalano era stato dichiarato “non candidabile” per via di una condanna patteggiata nel 2001, a Messina, per una vicenda di abusivismo edilizio e abuso d’ufficio.
Al suo posto, come detto, entrò inizialmente Marcello Bartolotta. Ma l’avventura fu di breve durata. Nella “faida” di ricorsi targata Mpa, a spuntarla stavolta è Fortunato Romano riammesso a Sala d’Ercole dopo una prima decisione della Cassazione che lo aveva dichiarato ineleggibile, al posto proprio di Bartolotta. Che adesso torna deputato, stavolta per tre mesi. Salvo ripensamenti del governatore.