Denise, scontro commissario-perito | sulle intercettazioni - Live Sicilia

Denise, scontro commissario-perito | sulle intercettazioni

In aula la testimonianza del vice questore Antonio Sfameni, ex vice dirigente del commissariato di polizia di Mazara del Vallo.

Il processo di Marsala
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MARSALA (TRAPANI) – “Anche sull’auto di Anna Corona fu installato, dal 3 settembre 2004, un sistema di rilevazione satellitare gps. Non so, però, se si ebbero dei risultati”. E’ quanto ha dichiarato il vice questore Antonio Sfameni, ex vice dirigente del commissariato di polizia di Mazara del Vallo (Tp) nel corso del processo, in Tribunale, a Marsala, per il sequestro di Denise Pipitone, la bambina scomparsa il primo settembre 2004. Anna Corona, indagata in un secondo filone d’inchiesta, è madre dell’imputata Jessica Pulizzi, nonché amica di Stefania Letterato, moglie di Sfameni.

“All’epoca dei fatti – ha detto il funzionario di polizia – con Stefania Letterato avevo solo un rapporto di amicizia, seppur confidenziale, il rapporto sentimentale iniziò successivamente”. L’avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, madre di Denise, ha quindi evidenziato quanto già dichiarato nel processo dal consulente dell’accusa Gioacchino Genchi, secondo il quale “l’insuccesso dell’indagine è dipeso, al 70/80 per cento, dall’insuccesso dell’intercettazione sulla Letterato”. Conclusione contestata, oggi, da Sfameni: “Non sapevo che Anna Corona utilizzava il telefono di Stefania Letterato. Non ho fatto intercettazioni e non ho esaminato tabulati. Se ho parlato con la Letterato del fatto che era stato disposta l’intercettazione sul suo telefono? Ma stiamo scherzando? E’ una domanda assurda. Genchi dice che dopo il 22 settembre 2004 non ci sono più telefonate sul telefono di mia moglie e invece non é vero”.

Poi, ha spiegato che i sospetti si concentrarono su Jessica Pulizzi “per tre motivi: l’intercettazione in commissariato dell’11 settembre, quando Jessica disse alla madre ‘A casa ch’ha purtaì, che per noi era una assunzione di responsabilità, il suo livore (verso Piera Maggio, ndr) e la mancanza di un alibi per l’ora della scomparsa”. Dopo Sfameni, é stato ascoltato il capo della Squadra mobile di Trapani, Giovanni Leuci, che all’epoca partecipò alle indagini.


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