Scilabra e i debiti della Fininvest | La difesa: "Azienda in salute" - Live Sicilia

Scilabra e i debiti della Fininvest | La difesa: “Azienda in salute”

Al processo al Senatore del Pdl è stato sentito Giovanni Scilabra, già direttore della Banca popolare di Palermo, secondo cui Dell'Utri e Vito Ciancimino nel 1986 gli chiesero un prestito di 20 miliardi di lire per la Fininvest. Ma i bilanci del gruppo e il consulente del pm lo smentiscono. Ammessa, inoltre, la testimonianza del pentito Gaetano Grado.

Processo Dell'Utri
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Marcello Dell'Utri

Marcello Dell'Utri

PALERMO – “Nel 1986 Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri sono venuti a chiedermi un prestito di 20 miliardi di lire per il gruppo Fininvest”. Così parlò Giovanni Scilabra, già direttore della Banca popolare di Palermo, che oggi ha deposto in aula al processo per concorso esterno ai danni di Marcello Dell’Utri, confermando tutto. Scilabra racconta dell’esito negativo della trattativa in seguito al report della Centrale rischi della Banca d’Italia che vedeva le società del gruppo riconducibile a Silvio Berlusconi “gravosamente esposte e indebitate con il sistema bancario”. Ma il collegio difensivo – composto dagli avvocati Giuseppe Di Peri, Massimo Krogh e Pietro Federico – ha preparato una nota che smentisce il testimone a proposito di questo episodio specifico. Documento di cui Livesicilia è venuta in possesso.

La nota. I difensori del senatore giungono alla conclusione che “è irrealistico che un gruppo affermato come Fininvest, disponendo di oltre 100 miliardi di affidamenti non utilizzati e godendo evidentemente di ottime capacità di credito presso i maggiori istituti bancari del Nord, chiedesse 20 miliardi di lire a un banca locale della Sicilia”. Questo assunto si raggiunge dando una lettura ai bilanci della società. Il totale dei debiti del gruppo Fininvest nei confronti del sistema bancario era di 67,4 e 41 miliardi di lire rispettivamente negli anni 1985 e 1986. Negli stessi anni il gruppo “godeva di affidamenti bancari che erano solo parzialmente utilizzati tanto che residuavano disponibilità finanziarie per ben oltre 100 miliardi di lire”: 117 nel 1985 e 111 nel 1986.

All’esame dei bilanci, la difesa aggiunge anche la relazione del consulente della pubblica accusa al primo grado, Francesco Giuffrida, che, a proposito della Fininvest, recita: “Fra l’86 e l’87 vi è sicuramente un aumento sia dell’accordato e anche dell’utilizzato, fino a quella data sostanzialmente non vi era un grosso utilizzo di credito bancario (…) insomma, importi assolutamente irrisori. Quindi la tabella prodotta dalla Centrale rischi evidenzia come in questo periodo il gruppo Berlusconi non necessitava di credito bancario”.

Eppure Giovanni Scilabra ha confermato in aula la visita di Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri, la richiesta di prestito “perché c’erano ristrettezze nelle banche del Nord” e la risposta della Centrale rischi di Bankitalia per datare esattamente l’incontro, spostato da ultimo al 1987, diversamente da come precedentemente dichiarato di fronte ai pm palermitani.

Congedato Scilabra, la seconda sezione penale della corte d’appello di Palermo ha ammesso la testimonianza di Bruno Rossi e Gaetano Grado, accogliendo la richiesta del pg, Luigi Patronaggio. Il pentito aveva parlato di un piano per uccidere Vittorio Mangano per tagliare ai “corleonesi” i canali che portavano al Nord e di aver assoldato il killer camorrista Bruno Rossi per compiere l’omicidio. Ora i due saranno sentiti all’aula bunker del carcere Rebibbia di Roma.


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