Diario... in Sala | Non paghino i precari - Live Sicilia

Diario… in Sala | Non paghino i precari

Un cronista parlamentare di tutto rispetto ci racconta, in prima persona e sfruttando facebook, una convulsa giornata politica, intorno a una questione drammatica.

Diario in…. Sala

Che giornata, ieri. Se ci vogliono far venire un infarto lo dicano e non ne parliamo più. Un’intera giornata piena di tensione che non si è placata neanche dopo che l’emendamento del governo sui precari, che recepiva il subemendamento a firma Capodicasa-Iacono che in un primo momento era stato dichiarato inammissibile per “carenza di compensazione finanziaria”, era stato approvato dalla Commissione. Ancora dopo l’approvazione dell’emendamento c’era chi brigava perché si tornasse di nuovo sull’emendamento per espungere la parte che avevamo votato poco prima, con la motivazione che la Ragioneria generale dello Stato non aveva dato il proprio parere favorevole.

Si sono scomodati altri rappresentanti del governo a protestare, non sappiamo se in buona o cattiva fede, sostenendo che le norme derogatorie erano state estese a tutta Italia e non alla sola Regione Sicilia… Insomma, una vera e propria corsa ad ostacoli che é durata una giornata intera. Avevamo cominciato a litigare di buon mattino prima che la Commissione iniziasse i propri lavori, nel tentativo di far capire la portata sociale e le conseguenze destabilizzanti per la pubblica amministrazione, di una mancata proroga dei contratti a tempo determinato negli Enti locali e nella Regione. Il governo, pur sensibile al problema sociale, doveva fare i conti con quelli della Ragioneria generale dello Stato che continuavano a dare parere contrario perché, secondo loro, la norma comportava una ricaduta di carattere finanziario.

L’obiezione, come poi si è chiarito, era priva di fondamento, e celava, malamente, una contrarietà di merito che poi è venuta allo scoperto. Non che alcuni rilievi che vengono mossi non siano fondati, ma il modo per affrontarli non può certo essere quello di far pagare il prezzo del cattivo governo ai lavoratori e alle loro famiglie, e per di più in tempo di crisi quando trovare un posto di lavoro alternativo sarebbe una pura chimera. E comunque non si può pensare di risolvere i problemi connessi all’esistenza di questo vasto bacino di precari in modo traumatico, sbattendo di punto in bianco circa 15.000 lavoratori fuori dal posto di lavoro, dopo che da venti,venticinque anni mantengono un rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione.

Si tratta di personale che ormai negli Enti Locali disimpegna compiti d’istituto ed ha occupato spazi amministrativi che sono stati lasciati vuoti. In siffatta situazione, non consentire la proroga del rapporto di lavoro avrebbe determinato in parecchi settori della Pubblica Amministrazione un vero e proprio collasso. Ciò non toglie che, a partire dal primo gennaio bisognerà cominciare a discutere sul futuro dell’amministrazione in Sicilia e, con essa, del futuro dei precari. Se ce l’abbiamo fatta quest’anno a strappare la proroga, non è detto che ce la si faccia l’anno prossimo o negli anni a seguire. Bisogna partire dal presupposto che in vigenza del patto di stabilità interno, che ci accompagnerà ancora per parecchi anni, ogni anno, per prorogare i contratti, occorrerà una norma derogatoria da parte dello Stato, e non è detto che si riesca sempre ad ottenerla, anche perché vi sono buone ragioni che militano in favore di chi si oppone.

In particolare una, sostenuta da uno dei dipartimenti del ministero della funzione pubblica (che infatti aveva dato parere negativo), che sostiene che non si possano fare proroghe fine a sé stesse, cioè senza che la proroga sia finalizzata al raggiungimento di un obiettivo e senza indicare una strada per smaltire il bacino del precariato. O i precari vengono stabilizzati ed assunti sia pure all’interno di un percorso programmato (ma si porrebbero problemi legati alla capienza degli organici degli enti locali), o devono fuoriuscire dalla pubblica amministrazione. Questa è l’alternativa secca che viene prospettata: precari a vita non si può rimanere. È un tema che converrà affrontare, se non vorremo in futuro incappare in qualche incidente che lascerà sul campo macerie sociali di proporzioni gigantesche.

Fino a quando la questione era di pertinenza esclusiva della Sicilia, la tolleranza del fenomeno ed il carattere sociale del problema avevano la prevalenza; dal momento che ogni anno occorrerà fare i conti con la necessità di ottenere la deroga al patto di stabilità dal Parlamento nazionale non è detto che si trovi sempre la stessa sensibilità e la stessa comprensione. Per quest’anno ci siamo riusciti ma al prezzo di giornate di liti, di discussioni animate, e, come stamattina, dovendo minacciare di non votare la fiducia al governo se non fosse stato inserita la norma. Una “extrema ratio” a cui mai avremmo voluto ricorrere. Alla fine, a risultato ottenuto, oltre ad alcuni colpi di coda che ci hanno tenuto in apprensione fino a tardi, sono arrivate tante congratulazioni e complimenti da parte di tanti lavoratori precari ed anche dai colleghi siciliani.

Ma i complimenti più inaspettati sono quelli di una funzionaria della commissione bilancio della Camera. Una delle più preparate ed intelligenti che aveva assistito, muta ma divertita, a circa quaranta minuti di scintille che abbiamo fatto con un funzionario del Ministero dell’Economia che continuava a sostenere che il nostro emendamento comportasse oneri finanziari e che destabilizzasse non so che cosa: un modo per affossare definitivamente la proposta. Alla fine della disputa, dopo che, leggi alla mano, l’avevamo spuntata, si é avvicinata e, a voce bassa, con fare complice ed un sorrisetto stampato in viso, ha mormorato : “Complimenti, onorevole”. Avrà avuto qualche parente precario in Sicilia. Più tranquillo, anche se pure in quel abbiamo avuto dei problemi, é stato il percorso per l’approvazione dell’emendamento a firma Capodicasa-Iacono che stanzia un milione di euro per consentire la sospensione del pagamento dei tributi alle imprese turistico-alberghiere operanti a Lampedusa, a parziale ristoro delle difficoltà che vivono a causa della crisi dovuta agli sbarchi.

Avevamo preso l’impegno con gli operatori, di portare il problema in Parlamento, in un incontro che abbiamo tenuto nel settembre scorso nell’isola, ed oggi è arrivata la norma. Pagheranno quanto dovuto allo Stato a partire dalla prima scadenza utile dopo il 31/12/2014. Già stamattina alle 8,30 inizia in Aula la discussione generale sulla legge. A fine mattinata il governo dovrebbe porre la questione di fiducia, ed in giornata si dovrebbe già votare il testo che la settimana prossima andrà al Senato per il varo definitivo. Siccome sono passate da poco le sei del mattino mando a tutti un saluto precario e vi auguro una buona giornata, anche questa precaria.


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