Crescere e diventare adulti implica la “responsabilità” del rispetto delle proprie origini, della propria storia, delle proprie radici, ma anche il “coraggio” di riscrivere un futuro che muova dalla realizzazione di desideri che siano totalmente propri.
Queste parole descrivono il “delicato equilibrio” che, durante il processo di crescita, si dovrebbe riuscire a raggiungere e mantenere affinché poter rispettare e valorizzare la propria memoria senza, allo stesso tempo, temere di “trasgredire” un copione che da essa deriva, quando lo stesso non rispecchia le proprie volontà e passioni.
L’importanza delle proprie origini
Da una parte è innegabile che i legami con le generazioni precedenti, la storia dalla quale si proviene rappresentino le proprie origini, rispondendo a quell’“esigenza di appartenenza” che caratterizza ogni essere umano, e contribuiscano allo sviluppo di quel “senso identitario” senza il quale ci si sentirebbe smarriti ed indefiniti.
I legami di appartenenza e tutto il corredo di conoscenze ed esperienze che derivano da chi ci ha preceduto sono infatti delle componenti fondamentali della propria crescita e del proprio sviluppo, e per questo è importante esserne consapevoli, conoscerli e tramandarli a propria volta
…poiché “è proprio nella propria storia passata -soprattutto familiare- che ogni soggetto trova il suo senso e significato”.
L’Ereditare
Tutto ciò fa parte di quell’“ereditá” che non è esclusivamente materiale, ma che comprende valori, convinzioni, principi, norme comportamentali -espliciti ma anche impliciti- che si trasmettono di generazione in generazione, di padri in figli, e che determinano, in gran parte, la direzione che si prenderá e gli obiettivi che ci si prefiggerá di raggiungere.
Le “radici”, dunque, faranno sempre parte della vita di ognuno; “ciascun individuo ne è il frutto e la naturale continuazione”. Una parte di loro rimane indelebilmente impressa nella fisicità, ma anche nei pensieri e nei valori, e notevole sará la loro influenza sulle scelte di vita di ognuno.
Il Trasgredire
Ma accanto a queste esigenze legate all‘appartenenza e alla costruzione di una propria identitá ve ne sono altre, altrettanto forti, che “spingono” a sperimentare, ad un certo punto del percorso di crescita, direzioni nuove e sconosciute, che possono anche discostarsi dal cammino sino a quel momento tracciato da chi ci ha preceduto e destinato, piú o meno esplicitamente, a noi.
Queste esperienze inconsuete faranno inevitabilmente “scontrare” i modelli comportamentali di appartenenza che si tendono generalmente a riproporre, con la possibilità di intraprendere esperienze di vita del tutto nuove ed originali.
É qui che sta il vero processo di maturazione: proprio nell’audacia di aggiungere alla propria storia la “particolaritá” di poter essere un soggetto altro, nuovo, diverso.
La vita umana infatti, sebbene debba riconoscere l’importanza del proprio passato, non dovrebbe restare imprigionatain esso, trovando il coraggio di scoprire, accettare e rispettare la propria “essenza soggettiva”, e facendo scelte consequenziali ad essa.
Tra lealtà e tradimento
In realtà questo processo è sempre molto complesso in quanto comprende delle dinamiche legate ai concetti di “lealtà” e “tradimento” che ne rallentano ed ostacolano la piena realizzazione.
La lealtà nasce da un atteggiamento del singolo verso il proprio sistema di appartenenza, di cui interiorizza le ingiunzioni esplicite ed inespresse, e verso il quale tende a manifestare un’obbedienza totale. Un individuo definito “leale” è colui che risponde dunque alle attese del sistema generazionale.
A tutto ciò è inevitabilmente legato il concetto di tradimento, secondo il quale il “traditore” è colui che tende invece a discostarsi dalle attese ed aspettative del proprio sistema di appartenenza e, per questo, viene percepito come una “minaccia” allo status quo tradizionale, tanto che il sistema può mettere in atto delle manovre che ne impediscono il raggiungimento di un’autonomia sia fattuale che di pensiero.
Personalizzare il proprio destino
Ma proprio in questo “coraggio di trasgredire” dei copioni giá prestabiliti vi è l’importanza di alcuni passaggi generazionali che sono volti al “processo di soggettivazione dell’individuo”, seppur partendo da un passato comune che bisogna assolutamente riconoscere.
“Spendersi per qualcosa a cui si attribuisce valore soggettivo e per i propri desideri personali: questa è la vera linfa dello sviluppo umano e l’antidoto di ogni forma di sterile appiattimento su un passato già stato”.
Ecco perché la famiglia dovrebbe essere il nucleo di quei rapporti che rendono possibile l’allontanamento, poichè dovrebbe saper “accogliere il rivelarsi della differenza singolare senza esigere a tutti i costi l’omogeneità”, senza volere necessariamente la ripetizione dell’uguale, senza appiattire il destino dei propri membri nella cultura di gruppo già esistente.
“Un vero legame familiare deve anche saper sopportare la separazione, la perdita, la differenziazione, l’allontanamento’.
Eccesso di fedeltà, blocco della soggettività
La clonazione del passato e la totale identificazione con i dettami che da esso provengono non permettono l’avanzamento verso il processo di crescita ed autonomizzazione dell’individuo.
Bisognerebbe piuttosto sapersi assumere il rischio di mettere in atto comportamenti nuovi e singolari, del tutto privi di garanzia, che portano con sé inevitabilmente il pericolo dello “smarrimento”, mettendo in conto di dover imparare anche fare a meno -metaforicamente- dei propri padri.
Un eccesso di fedeltà al passato riduce infatti tutto ad un movimento passivo di assorbimento di ciò che è già stato, che è già avvenuto, attraverso un’identificazione totale che non lascia alcuno spazio personale e soggettivo di invenzione e libertà.
Equilibrio tra Ereditare e Trasgredire
Ecco che allora affinché si verifichi un adeguato processo di crescita e maturazione risulta necessario che venga raggiunto e mantenuto quel “giusto equilibrio” tra l’atto dell’ereditare e l’atto del trasgredire, tra la memoria del proprio passato e la ri-scrittura di quelle parti di esso che bloccano l’autonomia, tra la fedeltà alla propria memoria ed il tradimento di “copioni” che non rispecchiano i propri desideri, tra l’appartenenza ad una storia comune e fondativa e l’erranza verso mondi nuovi ed inesplorati.
In quest’ottica la vera essenza dell’ereditare diventa una “riconquista di ciò che è stato”, il prodotto di una scelta, di un’assunzione soggettiva di tutta la propria storia, che è innanzitutto la storia dell’altro, ma che bisogna sentire propria nel momento in cui si riesce ad avere il coraggio di fare scelte di vita personali, che potrebbero anche far discostare dal proprio passato.
“Ricordati sempre chi sei e da dove vieni, ma abbi il coraggio, se necessario, di cambiare il tuo destino!”
[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]