Disabile violentata all'Oasi di Troina: condanna definitiva per un operatore - Live Sicilia

Disabile violentata all’Oasi di Troina: condanna definitiva per un operatore

La giovane con problemi psichici restò incinta
CORTE DI CASSAZIONE
di
2 min di lettura

TROINA – Passa in giudicato la condanna di un operatore socio-sanitario di Troina. Quarantenne, nel 2020, in pieno lockdown e in piena zona rossa, violentò e mise incinta una giovane affetta da grave disabilità psichica, ricoverata nell’istituto Oasi di Troina, in provincia di Enna.

La sentenza

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso. L’uomo, sposato e padre di un figlio, era stato condannato in primo grado, dal Tribunale di Enna, a 10 anni di carcere, ridotti a 7 anni e 6 mesi in appello. Pena che continuerà a scontare, dato che non è mai stato scarcerato.

La denuncia

A presentare la denuncia alla squadra mobile di Enna, assistita da Eleanna Parasiliti Molica, del foro di Enna, è stata la madre della giovane disabile psichica. Grazie ad un’indagine condotta anche attraverso il ricorso all’esame del dna, la polizia arrestò l’operatore in tempi rapidissimi. Il condannato, assistito dall’avvocato Eliana Maccarrone, ha dichiarato, nel corso dell’interrogatorio, di essere stato “provocato” dalla disabile. Tesi che non ha retto, portando i giudici alla sentenza. 

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito, L.A. avrebbe approfittato di un attimo di distrazione dell’infermiere di turno per abusare della donna, la quale ovviamente, per via della sua grave disabilità, non poteva aver dato il proprio consenso ad avere un rapporto sessuale.

L’interrogatorio

Quando fu sentito, L.A. mostrò subito confusione e disagio. La polizia capì che stava nascondendo qualcosa, così l’interrogatorio si fece più serrato, fino alla sua piena confessione. Qualche giorno dopo il fermo, intervenne pubblicamente l’Oasi di Troina, sottolineando che nulla del genere era mai successo prima, nella storia dell’Oasi, e specificando che fu proprio l’Istituto, non appena si accertò lo stato di gravidanza della propria assistita nell’ambito dei normali controlli, a informare immediatamente la famiglia e denunciare il grave fatto alle forze dell’ordine.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI