Discarica Oikos, il Tar dà ragione ai comitati: annullata l'Aia 2019 - Live Sicilia

Discarica Oikos, il Tar dà ragione ai comitati: annullata l’Aia 2019

Il tribunale amministrativo etneo ha annullato il rinnovo dell'autorizzazione ad abbancare rifiuti a Valanghe d'inverno.

CATANIA – I comitati No discarica di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, alla fine, hanno vinto. E quella affermata dal Tar di Catania nella sentenza pubblicata oggi è una vittoria su tutta la linea. L’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) concessa alla Oikos spa per la discarica di Valanghe d’inverno è stata annullata e gli atti del procedimento amministrativo sono stati inviati alla procura della Repubblica di Palermo e di Catania “per le eventuali valutazioni di rispettiva competenza”.

È l’epilogo, almeno per il momento, dei ricorsi contro il rinnovo dell’Aia all’impianto di conferimento dei rifiuti nel territorio di Motta Sant’Anastasia. L’Aia, cioè l’autorizzazione ad abbancare immondizia nell’impianto mottese, era stata concessa dalla Regione Siciliana originariamente nel 2009. Ed era stata poi rinnovata nel 2019. È sul rinnovo del 2019 che si concentrano i ricorsi dei Comuni di Motta e Misterbianco e delle associazioni Zero Waste e Legambiente, poi riuniti. Tra i motivi di chi ritiene illegittimo il rinnovo, ce n’è uno che svetta sugli altri: il misterioso caso della particella 131.

La questione, di per sé lunga e complessa, può essere sintetizzata così: c’è una porzione di discarica, la particella catastale 131, che appare solo in alcuni documenti e scompare in altri. Ad accorgersi dell’incongruenza è per primo l’architetto Santo Gulisano, storico attivista No discarica di Motta, scomparso a febbraio 2022. È lui, nel 2016, ad accorgersi per primo di un apparente sconfinamento della discarica Oikos in una porzione di terreno ulteriore rispetto a quella autorizzata. Il caso acquisisce rilevanza pubblica, però, solo durante le sedute delle conferenze dei servizi necessarie per il rinnovo: il Comune di Motta Sant’Anastasia e la Città metropolitana di Catania sostengono la presenza, nei nuovi documenti, di quella particella catastale che prima non c’era. Non spunta negli elenchi particellari né nelle mappe allegate. Appare, invece, in due sole tavole: l’allegato 2B, in cui però non viene esplicitamente citata; e la Tavola 03, che si trova solo in un faldone del Comune di Motta Sant’Anastasia e in uno simile negli uffici della Regione Siciliana. La Tavola 03, però, non contiene né data né numero di protocollo: ha, invece, un timbro e una sola firma. Quella dell’architetto Antonio Cannova, funzionario regionale condannato in primo grado per corruzione insieme a Mimmo Proto, patron della Oikos.

Nelle riunioni istituzionali sul rinnovo dell’Aia, poi, vengono fuori anche altri due elementi: la particella 131 diventa di proprietà della Oikos solo nel 2017, quando la ditta dei rifiuti la acquista formalmente dalla società edile che ne era proprietaria. E al momento dell’acquisto la destinazione urbanistica di quella particella, che equivale a un ettaro di terreno, non ha a che fare con la discarica. È, invece, un’area destinata a verde agricolo.

Tutte queste osservazioni finiscono nei ricorsi al Tar e vengono analizzate dall’ingegnere Vincenzo Barrile, dell’università di Reggio Calabria, perito nominato dal tribunale amministrativo regionale per verificare che la procedura seguita per il rinnovo dell’Aia fosse corretta. Al termine dei suoi studi, Barrile non solo dice che non è possibile stabilire con certezza se la particella 131 fosse inclusa o no, ma aggiunge: c’è una “traslazione verso sud della perimetrazione” della discarica, “con una differenza in termini di superficie dell’ordine di circa 4000 metri quadrati“. E quindi “l’area impegnata dalla discarica” per come autorizzata nel 2009 “non è la stessa di quella del progetto relativo al rinnovo” nel 2019.

Oggi a mettere un punto nella battaglia delle perizie è il collegio del Tar chiamato a dirimere la faccenda. Per i giudici amministrativi, “prescindendo da ogni questione concernente l’attendibilità della documentazione rinvenuta” (cioè della Tavola 03, con quell’unica firma), per decidere basta affidarsi all'”incontrovertibile sufficienza del dato letterale“. Se la particella 131 non è citata esplicitamente nell’autorizzazione del 2009, cioè, allora non può essere considerata inclusa. E a proposito della difesa della Oikos, il Tar aggiunge: “Implausibile risulta la tesi secondo la quale il mancato inserimento della particella 131 nell’estratto particellare sia solo una mera dimenticanza“.

Tra l’altro, dicono i giudici amministrativi, poiché la particella 131 diventa di proprietà della Oikos solo nel 2017, la società “non era nemmeno legittimata a richiedere il cambio di destinazione urbanistica connesso all’autorizzazione del progetto”, nel 2009. Cioè: come faceva l’impresa della famiglia Proto a chiedere che la particella 131 venisse destinata a discarica se quella stessa porzione di terreno non era nemmeno di sua proprietà, al momento della prima autorizzazione?

Per il Tar di Catania, a destare preoccupazione è il fatto che la Regione Siciliana abbia liquidato ogni questione, accordando nel 2019 il rinnovo “senza compiere, tuttavia, alcuna concreta verifica in ordine all’effettiva sussistenza dei presupposti per la modifica della destinazione urbanistica della particella n. 131 e consentendo, quindi, l’illegittima autorizzazione della discarica su parte di area destinata a verde agricolo in assenza di alcun formale ed espresso mutamento di destinazione urbanistica”. “Nemmeno in sede processuale – prosegue la sentenza – l’amministrazione (regionale, ndr) ha fornito prova di alcuna esaustiva attività istruttoria”.

Bastano questi vizi preliminari per annullare il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale concesso alla discarica di Valanghe d’inverno nel 2019. “Cosa succederà adesso, in mano agli stessi politici e agli stessi tecnici che hanno perseverato nell’errore, nella cecità, nella elusione di ogni più elementare norma di diritto pur di proseguire ad abbancare rifiuti in una discarica abusiva, non siamo in grado di prevederlo – dicono i comitati No Discarica di Motta e Misterbianco in una nota – Troppe volte abbiamo esultato credendo di aver raggiunto un punto di non ritorno nell’accertamento delle stesse illegittimità diffuse e ora verificate anche dal TAR Catania. Di certo ci sarà la nostra presenza vigile, fervida e attenta, a difesa delle nostre comunità“.

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